Il turismo potrà ripartire? Sul desiderio di ricostruire e le prospettive incerte
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La Cooperativa Oros opera da quasi venti anni sul territorio casentinese. È una piccola società costituita da tre socie, tutte e tre guide ambientali, alcuni dipendenti e molti collaboratori, consolidata nel tempo e soprattutto nel territorio. Si occupa di educazione ambientale, servizi di informazione e promozione turistica, realizzazione di eventi e gestione delle strutture turistiche lungo gli itinerari delle escursioni come castelli e musei.
Chiedo a Patrizia Rosai, una delle tre socie, come stia vivendo questo periodo: «Per ora è tutto azzerato; quello che avevamo messo in campo è quasi tutto impraticabile e le prospettive sono molto incerte. Lavoravamo sia con progetti nelle scuole che fuori ad esempio organizzavamo i campi estivi, facevamo educazione ambientale, organizzavamo eventi culturali promuovendo la mobilità sostenibile e abbiamo partecipato alla messa in rete di numerose strutture ricettive culturali e ambientali».
Quindi progetti articolati, costruiti nel tempo, nati dalle connessioni con i diversi soggetti della zona. Bellissimo il racconto delle colonie residenziali estive, lunghi 3 mesi, nella Foresta Casentinese oppure i campi di Volontariato Internazionale nei parchi.
«Stiamo già facendo una progettazione per questa estate tenendo conto della sicurezza e del distanziamento, ma al momento le direttive sono contrastanti, c’è l’esigenza di collocare i figli se si lavora ma contemporaneamente sembra impossibile mantenere le misure precauzionali con i più piccoli.
Ad esempio abbiamo pensato di poter lavorare in luoghi aperti, in piccoli gruppi; qui i luoghi sono bellissimi e favorevoli. Ma il gioco ha bisogno di aggregazione e contatto fisico. L’istinto dei bambini dovrà essere snaturato e bisognerà scegliere attività adatte a questa situazione».
Dal punto di vista economico non so come faremo; di solito le guide ambientali formano gruppi di 20 persone, così è possibile mantenere un prezzo accessibile a tutti. Ma ora dovremo fare piccoli gruppi e molte famiglie non sono più in grado di permettersi una escursione; senza un intervento del ministero e delle regioni le famiglie non ce la faranno».
Si parla di turismo di prossimità ma molto andrà ricostruito e ci vorrà del tempo per le ripercussioni economiche.
Chiedo a Patrizia se le amministrazioni locali della zona, così coesa e piena di reti che in questi hanno hanno fatto fiorire il territorio, stanno dando segnali di riorganizzazione: «Alcuni enti locali per ora stanno lanciando dei bandi legati a servizi culturali basati solo sull’offerta economica al ribasso, quindi senza contare chi nel territorio ci lavora da anni, chi è parte del tessuto sociale, chi si è impegnato in questi anni per valorizzare i luoghi. Se l’unico parametro è il prezzo al ribasso stai svalutando la qualità e le risorse umane del territorio anche se sei inattaccabile e trasparente nelle procedure. Non ti stai prendendo la responsabilità di inserire una componente soggettiva di valutazione. Invece io penso che ora è il momento di investire tutti, mettendoci la faccia, sulle nostre ricchezze e la qualità dei servizi offerti».
È importante ripartire dal proprio territorio e dalle sue risorse. Il Casentino è un esempio di grande capacità di sinergie, di costruzione di reti, dalla gestione dei musei al volontariato, dall’organizzazione di eventi fino all’associazionismo e alle reti solidali e di consumo critico.
Se gli enti locali non credono nei soggetti locali che in questi anni hanno lavorato sul territorio si rischia un fallimento.
Patrizia incita al coraggio ma ripartire da zero è faticoso, anche psicologicamente. «Non conosciamo piani B nel nostro settore, sono difficili da individuare, c’è molta incertezza. Eppure abbiamo voluto lanciare un segnale proponendo già dei campi estivi per quest’anno. Se i genitori lavorano rimane il problema di come collocare i figli».
Con Patrizia viene una riflessione: cambieranno le esigenze di tutti, anche le nostre. Sarà utile capire quali siano le reali necessità per poi riorganizzarsi necessariamente attorno a queste.
«Se prima i miei figli adolescenti erano pieni di cose da fare, di attività, avevano i minuti contati ora si sono adattati e sono comunque sereni. Erano davvero utili tutti questi impegni?»
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