
Il Carnevale di Ovodda ha riacceso polemiche sull’uso di animali. La questione si intreccia con un dibattito ben più ampio sull’identità sarda prima, e sul colonialismo culturale poi.
Il Carnevale di Ovodda ha riacceso polemiche sull’uso di animali. La questione si intreccia con un dibattito ben più ampio sull’identità sarda prima, e sul colonialismo culturale poi.
Il nazionalismo è un’invenzione moderna? Dalle monarchie europee alle lotte anticoloniali, continuiamo a esplorare la nascita delle nazioni e il loro legame con l’identità. E in Sardegna, quando abbiamo iniziato a immaginarci come un popolo?
Il nazionalismo è dato per scontato: un popolo, una terra, una storia. Ma quando nasce l’idea di nazione? E cosa accade quando incontra realtà come la Sardegna, dove l’identità locale si intreccia e a volte si scontra con quella italiana?
Il nazionalismo italiano è un processo storico e politico in cui si radica l’identità italiana e cioè la percezione di essere italiani, anche in Sardegna.
L’impatto culturale dei mega-progetti per la produzione di energia rinnovabile sull’Isola va ben oltre il semplice danno “estetico” al paesaggio. L’alterazione imposta del territorio implica un danno al senso identitario e si caratterizza come un conflitto di autorità. Ce ne parla la nostra archeologa e divulgatrice Sara Corona Demurtas.
Il cambiamento climatico odierno, causato principalmente dalle attività umane, si distingue per la sua rapidità rispetto ai cicli naturali del passato preistorico. In Sardegna l’aumento delle temperature e delle precipitazioni irregolari minaccia la conservazione del patrimonio archeologico, accelerando fenomeno come l’erosione e intensificando i danni da incendi boschivi. La paleoclimatologia offre preziose informazioni per comprendere queste dinamiche e proteggere il patrimonio culturale in un contesto di rapidi cambiamenti ambientali. Ce ne parla Sara Demurtas Corona, archeologa e divulgatrice.
Nel tardo Mesolitico piccoli gruppi di nomadi giungevano in Sardegna. Tuttavia non si stabilirono mai permanentemente sull’isola. Questo mese la nostra archeologa e divulgatrice Sara Corona Demurtas racconta come durante il Neolitico, intorno al 5700 a.C., la situazione cambiò radicalmente. Nuove popolazioni provenienti da altre terre portarono con sé conoscenze avanzate di agricoltura e allevamento, introdussero piante e animali domestici, navigando con ingegno e coraggio, e fondarono i primi insediamenti stabili. Così si segna l’inizio di una nuova era per la Sardegna.
C’è una forma di ingiustizia climatica che si lega ai grandi progetti di energia rinnovabile in Sardegna. Nonostante la Valutazione di Impatto Ambientale, le lotte di comitati e amministratori e l’intervento delle Soprintendenze, il cosiddetto “assalto eolico”
e fotovoltaico continua a generare controversie e dubbi anche in merito al danno al patrimonio culturale.
Da dove provenivano? E quando vi approdarono per la prima volta? Queste sono alcune delle grandi domande a cui l’archeologia preistorica della Sardegna cerca di rispondere. A parlarci oggi del tema è Sara Corona Demurtas, archeologa e divulgatrice sarda, attraverso un viaggio nel tempo che ripercorre le principali tappe dell’essere umano.
Autorappresentazioni, offerte votive, simboli di riti collettivi. Anche questo mese proseguiamo la collaborazione con l’archeologa e divulgatrice Sara Corona Demurtas, stavolta con un approfondimento che prova a definire meglio la finalità dei bronzetti nella civiltà nuragica.
Insieme all’archeologa Sara Corona Demurtas approfondiamo una notizia che da tempo viene condivisa dai principali media isolani, in merito a un presunto legame tra Israele e la Sardegna. A convalidare il rapporto sarebbero i risultati degli scavi nel sito di El Ahwat, i quali reperti rivelerebbero un insediamento costruito e abitato da popoli nuragici, gli Shardana. Alcune interpretazioni sono però state accolte con scetticismo fuori da Israele.