Terre Mutate: in cammino nelle regioni colpite dal sisma per ricostruirle
Un cammino permanente unisce i luoghi d’Italia colpiti più duramente dai terremoti degli ultimi anni. L’obbiettivo è ricostruirli dal punto di vista sociale e infrastrutturale, dal basso e insieme alle comunità locali, passo dopo passo.

In breve
Attraverso i viaggi a piedi il progetto Terre Mutate vuole favorire la rinascita delle aree colpite dal sisma.
- Nel 2012 Movimento Tellurico ha avviato i primi trekking nei luoghi colpiti dal sisma del 2009.
- Negli anni sono nate sinergie tra associazioni, comunità locali e turismo solidale.
- Nel 2017 è nato il Cammino Terre Mutate, da Fabriano a L’Aquila.
- Oggi il cammino è gestito in autonomia dalle comunità locali.
- Nel 2026 si terrà una nuova marcia per denunciare i ritardi nella ricostruzione.
Trekking, ecologia, solidarietà. Tre parole, tre mondi diversi ma complementari, tre fili che intrecciati in una trama armonica danno vita a una visione. È quella di Movimento Tellurico, associazione nata nel 2012 sulla scia della Lunga Marcia per L’Aquila, «un trekking di solidarietà che in sei giorni ha congiunto Roma con il capoluogo abruzzese, colpito tre anni prima dal devastante sisma, e a cui ha partecipato una cinquantina di persone».
Movimento Tellurico
Inizia così il racconto di Alberto Renzi, che di Movimento Tellurico è vicepresidente e cofondatore, camminatore per passione e per lavoro. La voce schietta e instancabile di Alberto mi conduce in un viaggio attraverso le valli del centro Italia, i borghi sventrati dai terremoti, le aule della politica in cui rimbombano inaccettabili silenzi. Mi fa intravedere come oltre la legittima indignazione per le promesse disattese ci sia spazio per rigenerare dal basso le comunità distrutte.
Ma come si può ricostruire un’area terremotata semplicemente attraversandola a piedi? «Un cammino diventa trasformativo quando ha delle caratteristiche particolari – mi spiega Alberto –, come la durata – almeno una settimana – o il contatto che consente di instaurare con le comunità locali». Con lui torno al quel 30 giugno 2012, il giorno in cui iniziò il trekking Roma-L’Aquila: «Il territorio versava ancora in una situazione di immobilismo, la ricostruzione era fondamentale ma non veniva avviata e questo caso è diventato il simbolo di una problematica che riguarda buona parte del nostro paese, che è sismico».

L’idea di Movimento Tellurico era semplice: camminare attraverso le zone terremotate per far sentire la propria presenza, per entrare in contatto con il tessuto sociale locale, per connettere le comunità della varie aree e favorire così un processo di “autoguarigione”. «L’anno successivo, dopo il terremoto dell’Emilia, abbiamo organizzato un viaggio-evento su questa tratta collegando Novi di Modena con L’Aquila con un itinerario di quasi un mese. Poi ci siamo spinti fino a San Giuliano di Puglia, in Molise, dove abbiamo fatto rete con tante organizzazioni territoriali per parlare di prevenzione».
L’attività di trekking così si consolida e comincia a far nascere legami forti e belle sinergie fra le comunità terremotate, che vengono messe in contatto le une con le altre, ma anche con gente proveniente dal resto del Paese: «Facevamo viaggi-evento con persone da tutte Italia per portarle a ragionare sugli effetti, su come si trasforma una società dopo il terremoto e su come le comunità stesse possono essere consapevoli delle criticità del proprio territorio».
Il cammino nelle Terre Mutate è anche un modo per monitorare dal basso lo sviluppo della ricostruzione
Terre Mutate
Movimento Tellurico e la sua rete non smettono di camminare e la terra non smette di tremare. Fra il 2016 e il 2017 una sequenza sismica colpisce ancora il centro Italia e Movimento Tellurico decide di dare una svolta alla propria attività: «Lì abbiamo smesso di parlare di prevenzione e abbiamo creato il primo viaggio-evento per portare subito presenza e attenzione in un territorio che era stato abbandonato dai turisti ma soprattutto dalla sua stessa popolazione. Nel 2017, quando abbiamo fatto la prima marcia, le località erano ancora piene di zone rosse. Una volta giunti a destinazione abbiamo capito che era importante creare un cammino permanente per farci sentire vicini alle comunità colpite, come turismo responsabile e solidale».
È in quel momento che nasce Terre Mutate e i viaggi-evento si trasformano in un cammino permanente con il preciso obiettivo di «scuotere le coscienze», sottolinea Alberto ricordando le grandi difficoltà che camminare in aree colpite dal sisma comportava, come l’attraversamento di zone rosse e le pessime condizioni di alcuni tratti del percorso. «Ma alla fine di quel cammino siamo arrivati alla piana di Castelluccio in piena fioritura», ricorda emozionato.
Un momento di rinascita della natura che ha in qualche modo ispirato anche le comunità locali, ma anche Alberto e il suo gruppo: «Abbiamo deciso di chiamare questo cammino permanente Terre Mutate, prendendo in prestito il nome – ovviamente con il loro consenso – da un’associazione di donne aquilane. Ci sembrava che descrivesse bene la nostra mission e ciò che stava avvenendo. Per due anni abbiamo ripetuto il viaggio lungo questo itinerario finché non siamo riusciti a strutturare bene il percorso attraverso segnaletica, mappe e soprattutto il coinvolgimento delle popolazioni, aspettando però che esse superassero il trauma per rendersi attive».
A novembre 2024 è nata l’associazione Cammino Terre Mutate, il cui direttivo è formato da referenti locali delle quattro regioni coinvolte nel progetto ovvero Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo. «Per anni abbiamo lavorato alla creazione al consolidamento della rete e ora le tre associazioni che l’hanno creata – Movimento Tellurico, FederTrek e APE Roma – hanno solo il ruolo di supporto esterno».
L’obiettivo è rendere il cammino nelle Terre Mutate il più accessibile possibile, per questo «l’abbiamo declinato per chi va a piedi, per chi va in mountain bike e, dall’anno scorso, come trekking someggiato. Sono tre cammini diversi, per rendere l’itinerario più inclusivo e alla portata di tutti. La sua frequentazione regolare sta diventando anche un modo per monitorare dal basso lo sviluppo della ricostruzione e ha creato collegamenti, amicizie e sinergie fra le diverse popolazioni terremotate».

Camminare è ricostruire
La rete di Terre Mutate non si può schierare politicamente, ma Movimento Tellurico sì: «Come associazione adesso siamo esterni e nel 2026, come azione di denuncia, vogliamo fare la lunga marcia del decennale per portare attenzione sulla ricostruzione non solo infrastrutturale ma anche sociale». Già, perché a tanti anni di distanza le ferite di quei territori sono ancora aperte e chi dovrebbe intervenire non lo fa.
Chiedo ad Alberto di scattare una fotografia sul loro stato di salute. Mi spiega che «i luoghi maggiormente colpiti – da Norcia ad Amatrice, da Arquata a Capotosto, fino a Camerino – sono ancora in una fase negativa, mentre quelli toccati solo marginalmente dal terremoto, come Fabriano o Matelica, sono già ripartiti. Il lavoro che faccio io, avendo una formazione ed esperienza nel settore della cooperazione allo sviluppo, è supportare le comunità locali e stimolare il coinvolgimento dei territori e la strutturazione di organizzazioni, imprese e associazioni che vadano a gestire autonomamente i cammini».
La nostra chiacchierata – che si inserisce nell’ambito di un filone sul turismo lento che stiamo sviluppano in partnership con alcuni operatori i settore – per il momento si conclude qui. Ma sono diverse le iniziative di trasformazione, supporto e riattivazione territoriale attraverso il cammino in cui è coinvolto Alberto Renzi. Una di esse, di cui avremo modo di parlare prossimamente, è il Cammino di Antigone, un progetto escursionistico incentrato sulla memoria storica e sulla diffusione di una cultura di pace e di dialogo. Sedetevi per terra all’ombra di un albero, dissetatevi e rifocillatevi, riposate i muscoli e riprendete fiato. Fra poco si riparte.
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