Piccole storie di solidarietà dal confine fra Italia e Francia
Il camper dell’associazione OIA’ è in viaggio dall’Italia alla Francia per raccontare storie di inclusione, educazione e solidarietà. Il suo equipaggio ci racconti alcuni incontri vissuti appena prima di passare il confine.

Buongiorno Italia che cambia! Questo è sia un buon auspicio sia il nome della rivista che ospita la rubrica periodica che state leggendo: “Attraverso le storie”, curata dall’associazione OIA’. In ogni nostro articolo vi è sempre la nostra sincera condivisione, la nostra partecipazione, episodi della nostra storia e del nostra esperienza nella vita sociale, culturale e solidale. Soprattutto vi è quest’ultima, la solidarietà, che abbiamo sperimentato in molteplici sue forme: sia in quella dove abbiamo portato, sia in quella dove abbiamo ricevuto. Sebbene tra le due, per OIA’, non vi sia differenza alcuna.
In questo piovoso giorno di primavera raccontiamo per la prima volta da un luogo che non è l’Italia, ma il Paese a fianco, la Francia, perché OIA’ – con il suo equipaggio di naviganti a bordo dell’antico camper blu accompagnato da due draghi – ha da qualche tempo intrapreso il viaggio verso il Cammino delle Stelle, attività creative itineranti realizzate lungo il percorso fino a raggiungere Santiago de Compostela, in Spagna. Ed è il viaggio stesso a condurre il nostro passo e, come giustamente farebbe un buon pellegrino, evitiamo ogni tentativo di controllo o di aspettativa restando in connessione con la natura delle cose, con l’ambiente, con i pensieri e i suggerimenti di coloro che s’incontrano nel tragitto.
Così oggi, a sette giorni dalla nostra partenza, ci ritroviamo circondati dagli alberi di una collina nel sud della Francia, con il mare disteso laggiù e noi sulla terra bagnata dalla pioggia che riceve le nostre bombe di semi. Come ci ritroviamo ora qui, è un miracolo che non sappiamo raccontare. E in effetti ogni giorno lo è, ma se ci avessero chiesto dove saremmo stati l’undici marzo, avremmo voluto rispondere: in cammino. Ora – soltanto ora e da una certa distanza – possiamo raccontare alcune esperienze da noi vissute, negli ultimi giorni trascorsi in Italia.

Al termine del gennaio 2025, concluse le nostre attività in diverse località che abbiamo attraversato, ci presentiamo a una delle porte di uscita della penisola: Ventimiglia. Ci occorre un po’ di tempo per capire dove ci troviamo realmente, data la forte sensazione di stranezza, pertanto i primi sette giorni volano via nel conoscere questo luogo particolare, così come lo sono tutti i territori di confine e in febbraio entriamo con tutti i piedi in questa realtà.
Ibrah
Sono le 18:30 e sentiamo bussare al vetro del camper. È qualcuno nella penombra che, prima a gesti e poi con qualche parola, ci fa capire d’avere fame. Mentre divora quel panino ci racconta qualcosa di sé in altre lingue – ne conosce almeno cinque – e della sua scelta di voler passare il confine per raggiungere un fratello maggiore a Marsiglia. Ibrah è il nome di questo ragazzo del Senegal, da poco maggiorenne.
Lo ritroviamo il giorno dopo, puntuale alla medesima ora, perché per motivi a noi difficili da intendere, non era riuscito a passare quella frontiera. E la sua fame era identica alla sera prima. Per farla breve, dopo aver ricevuto il suo sorriso e la sua gratitudine, ci congedammo con un abbraccio, lui era certo che il giorno dopo ce l’avrebbe fatta e se Ibrah ne era convinto, noi eravamo con lui. Non lo rivedemmo più. Ibrah aveva superato la barriera e poteva continuare il suo viaggio.
Ma cosa aveva fatto Ibrah, realmente a una piccola famiglia incontrata per caso in un camper? Aveva cambiato la rotta del proprio e del loro viaggio. Era Ibrah il Vento dell’Africa, che aveva soffiato forte e spazzato via l’immobile nebbia per aprire un varco, affinché noi si possa vedere ciò che, solo pochi attimi prima del suo bussare al vetro, appariva come una realtà invisibile e lontana. Così seguimmo Ibrah, il vento d’Africa.
Volontariato con i Focolarini
Attraverso i Focolarini locali, un movimento che promuove e mette in pratica l’amore incondizionato, ci offriamo come volontari alla mensa della Caritas di Ventimiglia. In questa occasione andiamo a conoscere alcuni dei volontari che donano il loro servizio e molte persone che lo ricevono. Tra i volontari spicca il sorriso di una piccola donna di 75 anni che, nonostante il suo operato non abbia posa, riesce comunque a conversare con noi con rara dolcezza. Avvertiamo un tale riguardo da parte sua, che ci permette di sentirci uniti a tutti i presenti.
È un’esperienza importante, vissuta in un luogo di condivisione, di attenzione e di cura. Un luogo dove le storie che arrivano da lontano si mescolano su tavoli dove si condivide il cibo, dove persone in cammino verso un altro luogo sono provvisoriamente riunite, sconosciuti e compagni in un viaggio agognato. Di certo alcuni di loro naufraghi, ma comunque tutte persone come noi: Naviganti. La relazione con i volontari della Caritas di Ventimiglia ci conduce a un passo successivo del nostro cammino: la conoscenza della Parrocchia di Vallecrosia.
Un “fare per l’altro” che non ha necessità di risposta né di ringraziamento, perché “l’altro” non è affatto un altro
Qateom templum
Ci presentiamo a Don Rito Alvarez, il parroco di origine colombiana che amabilmente ci accoglie, quindi lo invitiamo a partecipare a uno dei nostri progetti itineranti, la narrazione della propria esperienza, affinché sia pubblica nell’archivio Qateom templum. Consigliamo l’ascolto della breve narrazione della sua testimonianza, registrata all’interno del Santuario di San Rocco, a Vallecrosia.
Don Rito è anche il fondatore e presidente dell’associazione Oasi Angeli di Pace impegnata con un concreto sostegno a dare possibilità a coloro che vivono il rischio di essere coinvolti sia nel buio del narcotraffico nell’atroce guerra che soffre uno specifico territorio della Colombia. Don Rito definisce questo progetto un “luogo di speranza” ed è questa che, con il suo instancabile operato solidale, l’Oasi Angeli della Pace consegna alle famiglie e in particolar modo ai bambini, coloro che nel futuro avranno la possibilità di continuare a nutrire il sogno del cambiamento.
Volontariato alimenti in strada
Questa relazione con la Parrocchia si intensifica al punto che ci offriamo per prendere parte a un’altra azione di volontariato per la distribuzione di alimenti, ma questa volta in strada. Dalla parrocchia di Vallecrosia una squadra di volontari parte con le proprie auto cariche di alimenti e bevande calde per essere consegnate alle mani di coloro che non hanno dimora. Partecipiamo con vivo entusiasmo conoscendo molti altri volontari, con i quali si instaura, forse inevitabilmente, un rapporto di affettuosa amicizia.
Quest’altra esperienza come volontari, seppur differente dalla precedente qui menzionata, rende completa la bellezza di partecipare all’operato solidale che si potrebbe definire “dell’alimentazione, del sostegno, dell’accompagnamento”, ma riteniamo, per lo meno per il nostro vissuto, che si tratti di un’azione di amore incondizionato. Un “fare per l’altro” che non ha necessità di risposta né di ringraziamento, perché “l’altro” non è affatto un altro.
Il murales del Topo Camminante
È dunque ora impossibile lasciare questo territorio di confine senza prima aver dedicato un messaggio, con il “nostro” Topo Camminante che sorride e ricorda dell’amore incondizionato. Conversiamo con Don Rito e, dopo una riunione con il direttivo dell’Istituto parrocchiale, ecco che le pareti della Parrocchia di San Rocco sono pronte per ricevere il nostro dono. La parrocchia partecipa con il materiale per la realizzazione e l’associazione OIA’ compie l’opera.
Infine ecco il sorriso del topolino bianco apparire a Vallecrosia, con il suo messaggio e il sentito ringraziamento a chi ci ha accolto. Ancora un ultimo abbraccio ricevuto dagli amici volontari, che salutiamo emozionati per ciò che abbiamo condiviso in questo nostro ultimo periodo. Loro ci guardano salpare con la nostra nave dipinta a mano, uscendo dal cancello della Parrocchia, e noi, grati, ci dirigemmo verso il nostro nuovo cammino. Il giorno dopo dormiamo sotto le stelle che accompagnano il sonno dei francesi, ma questa è la nostra prossima storia.
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