7 Aprile 2025 | Tempo lettura: 2 minuti

Oggi scioperiamo: non una di meno, non una di più

Sulle pagine di Italia Che Cambia oggi non usciranno contenuti. Facendo propria la proposta di Lisa Ferreli, caporedattrice di Sardegna Che Cambia, tutto lo staff ha infatti deciso di aderire all’iniziativa lanciata da thePeriod. Ecco le ragioni per cui oggi scioperiamo.

Autore: Redazione
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Oggi scioperiamo. Rilanciamo e scegliamo di aderire alla proposta di sciopero per femminicidio che è arrivata dal media indipendente thePeriod. Oggi non pubblicheremo nessun articolo e il portale non verrà aggiornato, perché ci vogliamo vive. Perché non possiamo restare indifferenti davanti a una mattanza continua, intergenerazionale, che non si ferma e che secondo Istat determina il fatto che in territorio italiano ogni due giorni circa viene uccisa una donna per mano di un uomo, in quanto donna.

Scioperiamo contro la vittimizzazione secondaria che sposta la responsabilità dal femminicida alla vittima/sopravvissuta e che allo stesso tempo veicola il messaggio che il femminicidio è una fatto privato e non una problematica sociale, culturale, comunitaria, frutto di ideali non circoscritti ma presenti ovunque. Che ci riguardano. Scioperiamo perché il femminicidio è solo l’apice di una oppressione strutturale e strutturata, che investe ogni ambito della quotidianità, compreso quello lavorativo.

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Ascolta la puntata di Io non mi rassegno su come i femminicidi vengono trattati dai media.


Scioperiamo a favore di una educazione affettiva nelle scuole, perché si parli di consenso, perché rendere il femminicidio punibile con l’ergastolo non basta e forse neanche serve senza un’azione di decostruzione culturale e di educazione all’esistenza, non alla sopraffazione. Scioperiamo perché, come sottolinea la collega Donata Columbro, ci sia una maggiore garanzia di accessibilità ai dati relativi violenza di genere e femminicidi.

Scioperiamo perché come realtà che vogliono raccontare il cambiamento, schierarsi a favore di un cambio di rotta necessario, diventa un atto di dovere verso un’idea di comunità che non marginalizza, non lascia indietro e soprattutto, non è indifferente. Scioperiamo, perché non è normale che sia normale. Non una di meno, non una in più.