8 Aprile 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

Dalle Metafiabe al Kintsugi: Paola Biato, custode di storie

Counselor e costellatrice, Paola Biato crede fortemente nel valore delle storie e dei talenti. Nella sua attività mescola elementi di diverse tradizioni, dalle psico-fiabe al kintsugi, per formare persone in grado di immaginare un futuro diverso e dargli vita.

Autore: Valentina Tibaldi
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Paola Biato e il mandala delle storie

Counseling gestaltico, counseling vocazionale, art counseling, costellazioni familiari. E poi fiabe, miti e storie, dei quali – come una sorta di archeologa – recupera le versioni più ancestrali, non edulcorale o strumentalizzate. Paola Biato è una figura poliedrica che da anni si dedica a risvegliare l’immaginazione e a scoprire talenti nascosti. Nel corso della sua ricerca ha sviluppato la visione delle Metafiabe che intreccia counseling, miti e narrazione per accompagnare gli individui nel loro percorso di crescita. Con lei abbiamo parlato del significato della sua missione e di come il Kintsugi, l’arte giapponese di riparare con l’oro, possa essere un potente strumento di trasformazione interiore.

Chi è Paola Biato, cercatrice di storie e di talenti

Fin da giovanissima Paola ha sviluppato una sensibilità particolare nel riconoscere e valorizzare le risorse nascoste delle persone. Come una moderna “scopritrice di talenti”, ha intrapreso il suo cammino a vent’anni, ma solo successivamente ha acquisito piena consapevolezza del suo ruolo. «Il mio lavoro è cercare di vedere ciò che molti non vedono: il talento nascosto che, a volte, può restare sepolto sotto le aspettative familiari e sociali», spiega Paola. Tra le sue missioni, c’è scoprire e aiutare le persone a esprimere appieno il loro potenziale, riuscendo a liberarsi dai condizionamenti ricevuti.

Le Metafiabe

Il termine Metafiabe nasce come evoluzione della psico-fiaba, un concetto inizialmente concepito da Paola come uno strumento di esplorazione dell’anima. La psico-fiaba infatti era pensata per esplorare le dinamiche interiori attraverso il racconto delle fiabe, ma la resistenza che questo termine suscitava in alcune persone l’ha portata a rivederlo. Nel 2021 ha scelto la denominazione Metafiabe per meglio rappresentare l’intento di andare “oltre” la fiaba, per esplorare nuove dimensioni immaginali e interiori. 

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Storie attorno al fuoco per il primo cerchio dei custodi 2022

Le Metafiabe sono storie alchemiche, risveglianti, che seguono un preciso schema narrativo. Un viaggio che porta l’eroe a incontrare le proprie paure e limiti per poi conquistare un tesoro, che spesso rappresenta la realizzazione di una qualità nascosta dentro di sé. «Le Metafiabe ci insegnano che la crescita avviene attraverso il viaggio e che ogni passo, anche il più doloroso, è una parte fondamentale del cammino di evoluzione», afferma Paola. 

Fiabe di potere: uno strumento di trasformazione

Nel suo approccio Paola fa ampio uso delle fiabe di potere, storie che sono molto più di semplici racconti. Sono fiabe originarie, non manipolate o censurate, che seguono un codice narrativo alchemico. Ognuna di loro porta con sé una lezione di crescita, trasformazione e risveglio. Le fiabe sono intese come viaggi che aiutano la persona a scoprire le proprie qualità nascoste, a superare i propri ostacoli, a riscrivere la propria vita. «Una fiaba che non segue il codice narrativo alchemico non è una fiaba autentica, poiché non porta il protagonista a un cambiamento evolutivo e di crescita», afferma. 

In questo contesto Paola introduce anche le fiababiografie, un metodo in cui – grazie all’utilizzo dei Tarocchi Fiabeschi, vere e proprie chiavi di accesso al Sé – la persona scrive la propria storia utilizzando il linguaggio delle fiabe e degli archetipi. Questo approccio stimola la creatività e facilita il processo di consapevolezza e guarigione. «Scrivere la propria vita o alcuni episodi di essa, come avviene per una fiaba consente di vedere i propri eventi da una nuova prospettiva, aiutando a comprendere il significato più profondo di ogni esperienza».

Kintsugi interiore: riparare le ferite con l’oro

Un altro concetto affascinante che Paola ha introdotto ultimamente nella sua visione è il Kintsugi interiore. L’arte giapponese del Kintsugi consiste nel riparare oggetti in ceramica – ma si è poi diffusa ad altri manufatti, persino strade o muri – rotti, utilizzando polvere d’oro, platino o argento. Questo processo non solo restituisce funzionalità all’oggetto, ma lo rende unico e prezioso

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I dodici archetipi nel terzo cerchio dei custodi 2024

Paola applica questa filosofia al concetto di guarigione interiore, suggerendo che le nostre ferite, se affrontate con consapevolezza e accettazione, possano essere trasformate in punti di forza. «Ogni crepa, ogni ferita, ha una storia – dice – e il vero potere sta nel trasformarle, accettarle e persino celebrarle». Così, attraverso questo lavoro, Paola invita le persone a rivedere la propria storia, a riscriverla in modo evolutivo e immaginare un nuovo finale. «Non siamo definiti dalle nostre ferite, ma dalla capacità di trasformarle in qualcosa di prezioso».

Kintsugi nelle Fiabe: trasformare le ferite in tesori

Un aspetto centrale e per certi versi naturale diventa, in questo modo, il Kintsugi nelle fiabe. Paola suggerisce che le ferite – come quella del rifiuto, dell’umiliazione o dell’abbandono, che sono tematiche comuni in molte fiabe –, possano essere riparate e trasformate. Collega le fiabe tradizionali alle cinque ferite principali dell’animo umano, offrendo alle persone uno strumento per affrontare le proprie cicatrici interiori. «Ogni ferita che il protagonista affronta è un’opportunità per evolversi e crescere. Così come il Kintsugi ripara l’oggetto rotto con l’oro, noi possiamo riparare la nostra anima con la consapevolezza e l’amore per noi stessi».

Le nostre ferite, se affrontate con consapevolezza e accettazione, possono essere trasformate in punti di forza

Ad esempio, la ferita del rifiuto si manifesta in storie come Biancaneve, dove la protagonista viene rifiutata dalla matrigna, e nel Brutto Anatroccolo, dove l’animale viene rifiutato a causa del suo aspetto fisico. In entrambi i casi la ferita porta inizialmente sofferenza e solitudine, ma diventa anche il motore per un processo di trasformazione. I protagonisti infatti, affrontando l’isolamento, riescono a riscoprire la propria bellezza e unicità, dimostrando che il rifiuto può diventare una risorsa di crescita: «Le ferite non sono segni di debolezza, ma cicatrici che raccontano storie di resilienza».

Una comunità di Custodi delle Storie

Nel suo lavoro, Paola promuove la creazione di una comunità di Custodi delle Storie, un villaggio sparso, ma unito da una visione comune che attraverso la condivisione di fiabe, miti e storie, possa contribuire alla creazione di una nuova realtà. «Per costruirla – afferma l’autrice – è fondamentale formare dei visionari, delle persone che siano in grado di immaginare e materializzare un futuro diverso, basato su consapevolezza e armonia. Una comunità di custodi delle storie è una tribù di persone unite da un intento comune. Quello di riconnettersi e ricordare le proprie radici narrative e culturali, per creare nuovi rami e fiorire. Per “fare anima” e “magnificare”».

In un mondo che sembra spesso frammentato, disorientato e disorientante, Paola crede che il cambiamento possa avvenire solo se le persone si uniscono per proteggere ciò che è vitale per l’anima: le storie ad esempio, che ci permettono di comprendere chi siamo e chi possiamo diventare. Il prossimo cerchio dei Custodi delle Storie – occasione di incontro e condivisione di talenti dal vivo, aperto anche agli esterni – si svolgerà a Lerici (SP) dal 10 al 13 luglio 2025.