Il ritorno del lupo in Liguria, tra speranze e paure: come convivere davvero
Tra nuove deroghe agli abbattimenti e polemiche sulla protezione, il lupo torna al centro del dibattito in Italia. Abbiamo fatto una chiacchierata su questo tema con un giovane naturalista genovese.

Nelle scorse settimane il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato un mandato per modificare lo status di protezione del lupo, declassandolo da “rigorosamente protetto” a “protetto”. Questa decisione ha suscitato critiche da parte di associazioni ambientaliste, che temono un aumento del bracconaggio e un indebolimento degli sforzi di coesistenza.
Parallelamente l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha stabilito che, in presenza di lupi considerati pericolosi o responsabili di attacchi ripetuti al bestiame, le Regioni e le Province autonome possano richiedere abbattimenti in deroga. Da inizio 2025 alcune regioni italiane hanno introdotto quote massime di abbattimenti per i lupi ovvero la percentuale massimo di esemplari cacciabili rispetto alla popolazione di una determinata zona. In Toscana, ad esempio, è prevista una quota fino a 22 esemplari, in Trentino tra i 3 e i 5 e in Alto Adige 1 o 2.
Quindi anche se il lupo non ha del tutto perso lo status di specie protetta, è in corso un dibattito acceso: alcune regioni e categorie di cittadini – soprattutto allevatori –, chiedono di ridurre ulteriormente le tutele, mentre scienziati e ambientalisti spingono per soluzioni non letali come recinzioni, cani da guardiania, indennizzi e simili.

Se da un lato la presenza del lupo è vista come un indicatore positivo della salute degli ecosistemi, dall’altro sta sollevando preoccupazioni legate alla sicurezza degli animali e delle attività agricole. Un dialogo costruttivo tra istituzioni, comunità locali e associazioni è fondamentale per sviluppare strategie di convivenza sostenibili. Ne abbiamo parlato con il dottor Simone Rutella, giovane naturalista genovese e autore della pagina Fototrappolaggio Liguria, su cui pubblica contenuti registrati dalle sue fototrappole posizionate in diversi boschi dell’entroterra ligure.
Simone, cosa sta succedendo in Liguria?
Trovo si stia diffondendo una vera e propria psicosi nei confronti del lupo. Serve una campagna informativa per illustrare non solo le dinamiche di comportamento, ma anche la biologia di questa specie. E soprattutto mi sento di dire che ci si dovrebbe soffermare anche sull’aspetto morfologico: moltissime persone non sono in grado di capire se l’animale che hanno davanti è un lupo o un cane.
Secondo te c’è poca conoscenza su com’è fatto il nostro lupo, il Canis lupus italicus?
Sì, ho notato che la maggioranza delle persone per identificare un lupo si basa su immagini trovate su internet, ritraenti lupi facenti parte di una sottospecie diversa dalla nostra, appunto la sottospecie Canis lupus italicus. Per questo bisognerebbe innanzitutto informare la cittadinanza su come realmente si presenta questa specie.
Serve una campagna informativa per illustrare non solo le dinamiche di comportamento, ma anche la biologia del lupo
Spesso noto un allarmismo collettivo dopo la pubblicazione di articoli sugli avvistamenti dei lupi, soprattutto se vicino a centri abitati. La vicinanza alle case però non rende i lupi confidenti con l’essere umano. Un lupo confidente ha perso la diffidenza nei confronti delle persone e si avvicina anche a pochissimi metri. I casi di avvistamento che ci sono stati negli scorsi mesi nella nostra regione – come a Pegli, ad Arenzano e a La Spezia, più recentemente anche ad Ameglia – sono stati rilevati dalle auto.
C’è da dire che i lupi non collegano la presenza umana alle auto, dunque non scappano subito, altrimenti lo farebbero. Il lupo ha paura dell’essere umano e tendenzialmente cerca di evitare il contatto con noi. Io e Gianfranco Dellacasa andiamo da anni in diversi boschi della Liguria, sia di giorno che di notte, in aree dove sappiamo esserci nuclei familiari di circa 8/12 lupi. E non li abbiamo mai incontrati. I lupi che vengono avvistati da soli in contesti così urbanizzati sono generalmente lupi in dispersione, cioè esemplari giovani che si distaccano dal nucleo familiare originario per andare alla ricerca di una nuova zona e di un partner per fondare un nucleo nuovo [ci sono anche famiglie di lupi che si sono insediate in territori parzialmente urbanizzati perché trovano prede selvatiche e spazzatura, ndr].
Sono di passaggio, quindi.
Esatto e soprattutto non hanno interesse a passare attraverso contesti urbani, dove c’è un’altissima percentuale di pericoli. Quello che è importante è far capire alle persone come comportarsi correttamente per coabitare con questi animali.

Le regole sono poche e semplici: le ricordiamo?
Sì: tenere i cani sempre al guinzaglio, gettare la spazzatura nei cassonetti e di notte tenere i propri animali in casa. Trovo assurdo che un cane di 8 chili, magari legato alla catena, venga lasciato in giardino sapendo che in zona sono stati avvistati dei lupi. Vorrei sottolineare anche che evitare di lasciare in giro cibo per gli animali selvatici è importante, perché potrebbe indurli a restare in zone urbanizzate. Fatta questa premessa, ritengo che la soluzione sia informare in modo corretto la cittadinanza affinché non si crei il panico nei confronti di una specie che altrimenti viene vista per ciò che non è.
Credo che oggi si voglia puntare molto sull’emotività delle persone, che iniziano così a temere per la sorte dei propri animali domestici. Sulla mia pagina social ricevo ogni giorno messaggi di gente preoccupata che mi chiede se portare il proprio cane a passeggiare in zone con presenza di lupi sia pericoloso. Quello che rispondo sempre è che se il proprio domestico viene gestito nel modo corretto non sussistono problemi.
E cosa suggeriamo invece a chi – parlo soprattutto di istituzioni – teme che il problema si stia espandendo oltremisura, con rischi in tema di ordine pubblico se non si agisce tempestivamente?
I lupi – e i predatori in generale – non possono crescere senza limiti perché dipendono dalla disponibilità di spazio e di cibo. È l’accessibilità delle prede a determinare quanti predatori possono sopravvivere, non il contrario. Se i predatori mangiassero tutte le prede, rimarrebbero senza cibo. Quindi c’è un equilibrio naturale tra prede e predatori.
Informazioni chiave
Un dibattito aperto
Le amministrazioni, unitamente ad agricoltori e allevatori, vogliono ridurre le tutele nei confronti dei lupi, mentre scienziati e naturalisti ritengono sia più corretto difendersi con sistemi non dannosi per gli animali.
I predatori non aumentano senza limiti
Il numero dei lupi si regola naturalmente in base alla disponibilità delle prede, quindi cercare di controllarne la popolazione è inutile e spesso provoca conseguenze come l’aumento di cinghiali, daini e altri animali cacciati ai lupi.
Tendenzialmente i lupi evitano il contatto con gli esseri umani
I lupi temono l’essere umano e gli animali avvistati vicino ai centri abitati sono spesso giovani in dispersione, cioè in cerca di nuovi territori, quindi solo di passaggio.
Cosa fare per evitare il contatto con i lupi
Quando si va per boschi bisogna tenere i cani sempre al guinzaglio, in città gettare la spazzatura nei cassonetti e di notte tenere i propri animali domestici in casa.
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