16 Aprile 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

Lugori, luce lunare e specchio simbolico: tra spiritualità, natura e cultura agropastorale

Nella rubrica sull’esoterismo in Sardegna ci soffermiamo sulla luna, da sempre simbolo di ciclicità, trasformazione e femminilità, dall’esoterismo sardo alla mitologia mediterranea.

Autore: Marta Serra
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La luna è musa ispiratrice degli esseri umani fin dagli albori della cultura. Alla sua fredda luce il fuoco è di consolazione e la notte meno spaventosa. Essa è misteriosa come la donna e come lei nasce, cresce e muore continuamente. Lugori è luce soffusa e fredda ma efficace, ormai luce piena lunare per antonomasia. Nel linguaggio comune del popolo sardo e nello specifico di coloro che hanno una visione culturale di stampo agropastorale la luna viene dipinta con un’ampissima gamma di sfumature e varietà di aggettivi. Essi ne denotano le caratteristiche fisiche lasciando spazio profondo a quelle poetiche che, come ormai ben sappiamo, raccontano una realtà culturale molto sfaccettata.

Gli osservatori del cielo e delle stelle quindi noteranno per prima cosa la mutevolezza fisica: luna noa – luna nuova –, mesu luna – primo quarto –, luna prena – luna piena – e infine luna moddi, ultimo quarto. Questi son dati di fatto, anche se la lingua sarda tende sempre a rendere tutto un po’ più romantico, nel senso di poetico. Ed è così che la luna tra l’ultimo quarto e la fase nuova viene chiamata luna bècia – luna vecchia – e la fase è su sperdimentu de luna ovvero la sparizione della luna. Ovviamente anche la fase in sé ha un nome ovvero su furriadroxu de luna – letteralmente il cambio di luna –, osservato con attenzione nel mondo agropastorale ed esoterico.

Una meravigliosa visione quando la luna ha un alone attorno a sé, come se il cielo la corteggiasse, come se la proteggesse: questa luna cun sa corti, un segno importante per le riflessioni sulle relazioni ma anche per quelle metereologiche. C’è una luna bona – buona per compiere certe attività – e una luna malla – cattiva per compierne altre. Una persona dalle idee mutevoli va fùrria fùrria che sa luna – cambia continuamente come la luna; può essere anche considerata lunaxa – lunatica – o anche lunatza – riservata.

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Femminilità e equilibrio

Ciclo lunare e ciclo mestruale coincidono per tempistiche: 4 volte 7 – ovvero 28 –, è la media della durata di entrambi. In questo senso quindi il legame tra luna e donna è innanzitutto fisiologico e partendo da ciò si intersecano tutti gli altri strati di riferimento. Simbolismi ed energie, ma anche stereotipi quali la mutevolezza, la freddezza e l’espressione attraverso l’oscurità. Anche nella nostra espressività popolare la bellezza lunare è femminile e la femminilità è lunare, la poesia è chiara quanto il linguaggio comune: bella che luna prena – bella come la luna piena! Ed è così che la luce lunare è luce speculare: su lugori è magico perché come uno specchio riflette e quindi mette in evidenza gli aspetti più nascosti.

Dal punto di vista femminile il cambiamento ciclico è scandito dal procedere della luna che diventa punto di riferimento nel suo grande ciclo riproduttivo. Il principio è la fase nuova, come quello della donna è il sanguinamento; l’acme invece è la fase della pienezza, come quello del corpo della donna è la gravidanza. Le donne da sempre cercano un legame quanto più possibile in equilibrio con quello lunare, in modo da poter comprendere e padroneggiare la propria energia creativa materiale. La luna influenza le maree e le donne, che in questo senso sono il mare dell’umanità.

Triplicità lunare

In una visione ancora più universale, la mutevolezza lunare può essere simbolizzata in base tre: )()( . Davanti a questa stilizzazione approssimata, possiamo subito individuare le tre fasi del divenire umano – ovvero nascita, crescita/sofferenza, morte – e anche le tre fasi della creazione fisica femminile – la fanciulla, la madre/la vergine, la vecchia – e infine le tre fasi della Grande opera: dissoluzione, purificazione/sublimazione, coagulazione.

Il legame è chiaro nelle domus de janas, con le simbologie spiraliformi e falciformi, e con le ritualità plausibilmente legate a morte e rinascita.

Qualunque sia il punto di vista, le fasi di vuoto e pieno vengono intese sullo stesso piano, così come la nascita corrisponde alla morte della vita nell’utero e la morte del seme nella terra corrisponde al germoglio. La luna ci insegna col suo esempio costante che ciò che si vede nasconde la funzione occulta, uguale e contraria. Si tratta di saper guardare uno specchio per cui si necessita lo sviluppo di un ulteriore occhio che faccia sintesi finale. Questa è la sua lezione.

Culti e ritualità

In ambito mediterraneo la relazione tra ritualità, sacralità, religiosità e luna, è evidente sin dalla sua culla culturale. Il legame è chiaro in Sardegna nelle domus de janas, con le simbologie spiraliformi e falciformi e con le ritualità plausibilmente legate a morte e rinascita. Anche i pozzi sacri sono evidentemente collegati ai cicli lunari il cui tramite è l’elemento acqua. Anche la cultura minoica affonda le radici nel connubio donna-terra-luna ed è evidente dalla circolarità del labirinto, dalla doppia falce dell’ascia bipenne e dai riti di padronanza della forza naturale come la taurocatapsia rappresentata negli affreschi in contesti lunari.

Riguardo i culti della cultura greca classica, è spontaneo citare la mitologia fondante il culto al centro dei misteri eleusini, tra Persefone e Demetra, a cui in epoca ellenica si è aggiunto l’appoggio di Ecate, che sigillerà questa triade nell’orfismo, ma assumerà a sua volta una sembianza triforme. Diana in epoca romana ha forti connotati lunari, soprattutto nel suo aspetto Nemorensis, come Trivia ha forti connotati oscuri legati alla stregoneria. La triade fondamentale è comunque Terra, Sole e Luna.

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Domus de janas di Baldedu, Chiaramonti – foto di Archeologosardos

Tornando alla nostra bella Isola, abbiamo lune buone e lune cattive, ma soprattutto abbiamo tempi giusti e tempi sbagliati. Le donne di cultura agropastorale sanno bene quando è più propizio cercare di concepire, così come sanno quale cambio di luna sarebbe quello buono per partorire. Gli uomini della stessa cultura non possono ignorare la fase lunare se vogliono compiere opere di taglio o di innesto arboreo, sempre valutando lo scopo, ovviamente.

Anche i brebus – le preghiere sussurrate della tradizione di cura e servizio – hanno spesso indicazioni sulle fasi lunari: luna crescente e piena per ricerca e mantenimento dell’abbondanza e del benessere, luna calante e nuova per recisione ed eliminazione di mancanze e di malessere. L’importanza del satellite è evidente anche nelle religioni rivelate che utilizzano la luna come riferimento. Il calendario ebraico ad esempio è lunisolare, con i mesi che iniziano con la luna nuova, simbolo di Israele, che si oscura ma torna sempre a brillare. Il calendario islamico è puramente lunare e la mezzaluna è diventata simbolo dell’islam stesso.

Il calendario cristiano è solare, ma la Pasqua e il ciclo pasquale sono su base lunare in quanto si festeggiano calcolando la prima domenica dopo la prima luna piena, dopo l’equinozio di primavera. Simbolicamente la figura mariana è l’emblema della triplicità lunare – fanciulla, madre/vergine, anziana. Con lo sguardo ravvicinato la ciclicità è lunare che ampliandosi diventa solare, ma a rifletterci meglio, questo è solo il nostro umile superficiale punto di vista terrestre. L’importante è rinascere, comunque e ovunque.