14 Aprile 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

L’economia lineare non esiste: possiamo solo scegliere cosa ricevere indietro

Spesso si contrappone l’economia circolare – ovvero quei modelli in cui le risorse vengono riutilizzate dopo essere state impiegate per una prima volta – all’economia lineare, che invece dopo l’utilizzo le “butta via”. Eppure se analizziamo questi due approcci scopriamo che uno di essi semplicemente non esiste.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
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anidride carbonica

Quando parliamo di modelli economici e sostenibilità ambientale spesso vengono contrapposti due macro concetti: quello di economia lineare e quello di economia circolare. Il problema di questa contrapposizione è che uno dei due modelli semplicemente non esiste. La terra è un sistema chiuso all’interno del quale vige – a spanne, se tralasciamo questioni relativistiche – la dittatoriale legge della conservazione della massa di Lavoisier: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Un paio di esempi di economia lineare

Convenzionalmente si immagina che nei processi di economia lineare le risorse impiegate svaniscano dopo il loro uso. In realtà nulla scompare davvero. Prendiamo un gesto quotidiano come fare benzina. Arriviamo alla pompa, riempiamo il serbatoio, ripartiamo. E abbiamo la sensazione che quella benzina, arrivata da chissà dove, semplicemente svanisca con l’andare dei chilometri. In realtà stiamo solo compiendo una serie di trasformazioni chimiche.

Abbiamo inserito nella nostra auto un liquido che ha impiegato milioni di anni a formarsi, frutto della decomposizione di organismi antichissimi – plancton, alghe, anche qualche residuo di dinosauro se siamo particolarmente fortunati – compressi sotto strati di terra e roccia, fino a diventare quella miscela scura e viscosa che oggi chiamiamo petrolio.

Quella benzina, una volta nel motore, viene iniettata in piccole quantità all’interno dei cilindri, dove si mescola con l’aria. Poi una scintilla, prodotta dalle candele d’accensione, innesca la combustione. Il carburante esplode spingendo i pistoni e generando il movimento che fa girare le ruote. E ogni esplosione rilascia nell’aria migliaia di sottoprodotti come anidride carbonica, ossidi di azoto e nanoparticelle di carbonio.

economia lineare

L’anidride carbonica si accumula nell’atmosfera e altera il clima. Le particelle sottili – o nanoparticelle – restano in sospensione nell’aria che respiriamo, si infiltrano nei nostri polmoni, nel sangue, nel cervello. E una parte di queste emissioni torna anche nel ciclo dell’acqua e nei cibi che mangiamo. Ogni volta che facciamo il pieno stiamo trasformando dinosauri morti in gas serra e in minuscole particelle invisibili che alterano il clima e danneggiano la nostra salute.

E lo stesso discorso vale per tutte le altre cose. Prendiamo la plastica. Una semplice bottiglia di plastica, esposta agli agenti atmosferici, si degrada lentamente, frammentandosi in particelle sempre più piccole – le microplastiche – che vengono trasportate dal vento e dalle acque, raggiungendo fiumi e, infine, gli oceani. Una volta in mare, vengono facilmente ingerite dalla fauna marina, entrando così nella catena alimentare.

Sempre più studi hanno rilevato la presenza di microplastiche praticamente ovunque, dai fondali oceanici alle vette incontaminate, a decine di nostri organi interni. Insomma, ogni rifiuto, ogni gas disperso, ogni risorsa consumata torna indietro in una forma o nell’altra: in un clima più instabile, in oceani acidi, in terreni impoveriti, in problemi di salute o persino in guerre per accaparrarsi ciò che resta.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

Lineare o circolare?

In altre parole l’economia lineare non esiste, essa è inevitabilmente circolare: tutto continua testardamente a tornare indietro, solo sotto altre forme. Preso atto di questo, è lecito domandarsi: ha senso continuare a contrapporre i due modelli? Oppure questa finta contrapposizione instilla la falsa credenza di poter scegliere – anche a costo di minore “sostenibilità” – l’economia lineare? Riduce la questione a una scelta etica, di buon cuore?

Forse dovremmo smettere di contrapporre i due modelli e accettare che esiste un unico modello di economia e che il nostro margine di scelta non consiste nel decidere fra economia lineare o circolare, ma fra gestire questo processo e scegliere consapevolmente cosa vogliamo che ci torni indietro oppure ignorarlo e lasciare che siano le leggi della chimica e della termodinamica a scegliere per noi.

Ovviamente, quando parliamo di economia circolare non si intende semplicemente che “qualcosa torna indietro” alla fine del ciclo, ma la qualità di ciò che torna: l’intenzionalità con cui progettiamo i processi affinché ciò che rientra nel ciclo sia riutilizzabile, rigenerabile, utile. In altre parole, non basta che tutto torni: deve anche tornare bene. Per questo ha senso riflettere sui modelli di economia circolare, ma ha molto meno senso farlo all’interno di una contrapposizione con una fantomatica economia “lineare”, come se quest’ultima fosse un’alternativa praticabile.

Non possiamo fuggire dall’economia circolare, perché tutto sul Pianeta ha questa forma. La domanda da porci è: preferiamo che alla fine del ciclo si ottengano gas climalteranti e nanoparticelle dannose oppure materiali e/o oggetti che possiamo utilizzare nuovamente per qualcosa? Messa così, la scelta non sembra poi così difficile.

Informazioni chiave

L’economia “lineare” è una favola per adulti

Nulla sparisce davvero: ogni risorsa consumata torna indietro sotto nuove forme – inquinamento, malattie, instabilità climatica. Pensare che esista un modello lineare è come credere che i boomerang non tornino. Spoiler: tornano.

Non è se tutto tornerà, ma come tornerà

La vera posta in gioco è la qualità del ritorno: possiamo progettare processi in cui ciò che rientra nel ciclo sia utile e riutilizzabile, oppure lasciare che ci tornino in faccia scorie, gas serra e microplastiche. La fisica non ci dà alternative, solo conseguenze.

Contrapporre “lineare” a “circolare” crea un’illusione pericolosa

Rendere la scelta tra i due modelli una questione etica o di stile di vita può far credere che l’economia lineare sia un’opzione concreta. Non lo è. Continuare a raccontarla come alternativa legittima rischia di alimentare false scelte e ritardare azioni necessarie.