23 Aprile 2025 | Tempo lettura: 9 minuti

Fuochi buoni: i cultural burns delle tribù indigene per prevenire gli incendi enormi in California

In California tornano i fuochi buoni delle tribù indigene: una pratica millenaria per prevenire i gigafire e rigenerare la foresta.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
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cultural burns

In breve

In California stanno tornando i cultural burns, i fuochi buoni degli indigeni

  • Ci sono sempre più incendi devastanti in California, aggravati dalla crisi climatica e una gestione forestale errata.
  • Le tribù indigene tornano a praticare i fuochi buoni, incendi controllati per prevenire roghi peggiori e rigenerare il territorio.
  • Dal 2021 una legge statale ne riconosce il valore ecologico e culturale, permettendo alle tribù di condurli autonomamente.
  • I cultural burns migliorano la salute degli ecosistemi e riducono il rischio di gigafires.
  • La scienza conferma: integrare i saperi tradizionali nella gestione del fuoco funziona.

La crisi climatica sta rendendo sempre più frequenti e devastanti gli incendi. Temperature record, siccità prolungate e politiche forestali sbagliate hanno trasformato le foreste in vere e proprie polveriere. Il problema è particolarmente sentito in California, stato americano che dopo anni segnati da devastanti gigafires – incendi che bruciano più di un milione di acri – ha deciso di far rinascere una pratica antica: i fuochi buoni o cultural burns

Questi incendi controllati, tradizionalmente usati dalle tribù indigene per gestire il territorio, tornano oggi come soluzione naturale alla crisi degli incendi estremi. Grazie a nuove leggi e al sostegno delle comunità native, i fuochi buoni stanno mostrando come la saggezza ancestrale possa aiutarci a rigenerare gli ecosistemi e prevenire catastrofi ambientali. Dal 2021 la California è tornata a consentire alle tribù indigene riconosciute a livello federale che vivono nello stato di praticare questi piccoli incendi rituali e adesso il governatore Gavin Newsom ha annunciato ambiziosi obiettivi per il 2025.  

Cultural burns: cosa sono i fuochi buoni delle tribù indigene

I cultural burns, conosciuti in italiano come fuochi buoni, sono incendi controllati utilizzati dalle popolazioni indigene per rigenerare il territorio, favorire la biodiversità e mantenere l’equilibrio degli ecosistemi. A differenza delle moderne pratiche antincendio, questi fuochi vengono accesi con grande rispetto e consapevolezza, spesso accompagnati da rituali spirituali, trasmissione di saperi tradizionali e momenti di connessione collettiva con la terra.

cultural burns
Il governatore della California Gavin Newsom

Per le tribù native della California – come la Yocha Dehe Wintun Nation o la North Fork Mono Tribe – il fuoco non è un nemico da domare, ma un alleato sacro. I cultural burns servono a pulire il sottobosco, a favorire la crescita di piante utili all’alimentazione e all’artigianato, a proteggere le risorse idriche e a prevenire incendi più grandi e incontrollabili. Si tratta di un sapere tramandato per generazioni, fondato sull’osservazione attenta dei cicli naturali e su un rapporto profondamente armonico con l’ambiente.

Pratiche simili di fuochi buoni esistono anche in altre parti del mondo: dagli aborigeni australiani alle comunità pastorali africane, dai popoli indigeni dell’Amazzonia ai pastori del Mediterraneo. In molte culture tradizionali il fuoco non è visto come una minaccia, ma come uno strumento di rigenerazione e armonia con la natura

Incendi in California: come siamo arrivati ai gigafires

Nel secolo scorso le politiche federali negli USA hanno imposto la soppressione totale degli incendi, vietando anche i fuochi rituali indigeni. Questa scelta, apparentemente di buon senso, ha in realtà causato l’accumulo di biomassa, rendendo le foreste vere e proprie polveriere per lo scoppio di incendi molto più grandi. La crisi climatica, con temperature più alte e stagioni secche più lunghe, ha fatto il resto: negli ultimi anni la California ha vissuto i peggiori incendi della sua storia, inclusi i gigafires, incendi che superano il milione di acri bruciati.

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Franklin Fire, Malibu, dicembre 2024

Nel 2024 la California ha affrontato una stagione di incendi particolarmente devastante, con numerosi roghi che hanno colpito l’area di Los Angeles causando vittime, evacuazioni massicce e ingenti danni materiali.​ Il solo incendio Franklin Fire, scoppiato il 9 dicembre 2024 vicino a Malibu e alimentato da forti venti, ha costretto circa 20.000 residenti, fra cui molti personaggi dello spettacolo, a evacuare. Le fiamme hanno distrutto almeno sette abitazioni e danneggiato altre otto, minacciando anche la Pepperdine University, che ha imposto un ordine di rifugio sul posto per studenti e personale.

La rinascita dei cultural burns: esempi dalla Yocha Dehe Wintun Nation

Ma adesso qualcosa sta cambiando. Dopo decenni di demonizzazione, nel 2021 la California ha approvato una legge che riconosce i cultural burns come strumenti validi di gestione ambientale, consentendo ai praticanti indigeni di condurli senza bisogno di supervisione diretta di Cal Fire, il dipartimento forestale californiano. Dopo qualche anno di “assestamento”, oggi l’obiettivo dello Stato è di estendere i fuochi controllati su almeno 300.000 acri entro il 2025 — un obiettivo ambizioso, che però richiede ancora di superare molta diffidenza e ristrutturare il sistema dei permessi.

Un reportage di Michela Haas su Reasons to be Cheerful – interessante progetto di solution journalism statunitense ideato dal musicista David Byrne – racconta come queste pratiche stiano tornando a diffondersi. Nell’articolo si spiega ad esempio che la Yocha Dehe Wintun Nation – una tribù nativa americana situata nella Contea di Yolo, in California i cui membri sono discendenti dei Wintun Patwin, un popolo indigeno che abita la regione da migliaia di anni – ha recentemente ripreso la tradizione dei cultural burns. 

La tribù è tornata a organizzare le giornate Leok Po – che significa proprio “buon fuoco” – nella riserva naturale di Cache Creek, nel nord dello Stato. Non si tratta di semplici incendi controllati: i “fuochi buoni” sono riti che uniscono pratiche ecologiche, spiritualità e rigenerazione culturale. Durante una delle dimostrazioni, l’operatore culturale Danny Manning ha acceso il fuoco come si faceva un tempo: strofinando tra le mani un bastoncino di sambuco contro una tavoletta di legno, senza accendini o strumenti moderni. La matriarca tribale Diana Almendariz ha osservato con soddisfazione: «Così si accende un fuoco. Nessun accendino, niente di niente».

Il ruolo della scienza: perché i cultural burns funzionano

Il dibattito scientifico sull’uso degli incendi controllati nella gestione forestale è oggi particolarmente vivo, soprattutto a fronte dell’aumento degli incendi estremi legati al cambiamento climatico. Sempre più ricerche confermano che i cultural burns – piccoli fuochi controllati praticati con conoscenze tradizionali – possono ridurre il rischio di gigafires, migliorare la biodiversità e rigenerare ecosistemi resilienti.

Uno studio condotto dalla National Academy of Sciences ha evidenziato che i fuochi buoni favoriscono la salute dei suoli, stimolano la crescita di piante native e possono persino aumentare la capacità dei terreni di sequestrare carbonio. Inoltre i ricercatori sottolineano che integrare il sapere ecologico tradizionale nelle strategie di gestione del fuoco potrebbe offrire risposte più efficaci e sostenibili rispetto ai soli approcci moderni. La scienza sta così riscoprendo e valorizzando una verità antica: il fuoco, se utilizzato con cura e rispetto, può essere uno strumento di rigenerazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. 

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Winnemem Wintu

Fuoco e cultura: guarire la terra e guarire noi stessi

Melinda Adams, membro della tribù San Carlos Apache e professoressa all’Università del Kansas, considera queste pratiche un esempio di ciò che chiama indigenuity, cioè ingegno indigeno: «Non si tratta solo di prevenzione – spiega – ma di guarire il territorio e guarire noi stessi come popoli». Il fuoco per le culture native non è un nemico da combattere, ma un alleato da rispettare. «Non controlliamo il fuoco, collaboriamo con il fuoco», dice Adams. 

Per Adams e per altri leader come Ron W. Goode, capo della North Fork Mono Tribe, i cultural burns non sono solo tecniche ambientali, ma atti profondamente culturali e spirituali. Servono a rigenerare le piante utili per l’alimentazione, per la medicina, per l’artigianato tradizionale come la tessitura di cesti. E aiutano anche a combattere il climate grief, il senso di impotenza climatica che affligge molte giovani generazioni: «Quando i giovani partecipano ai fuochi buoni – dice Adams – ritrovano connessione, autonomia e speranza».

I cultural burns si fondano sull’osservazione attenta dei cicli naturali e su un rapporto profondamente armonico con l’ambiente

Un futuro senza fuoco o con il fuoco come alleato?

Alcuni scienziati sostengono che per sopravvivere come civiltà alla crisi climatica dovremo compiere un cambiamento radicale: “dimenticare il fuoco”. Non si tratta solo di una metafora, ma di una constatazione fisica ed energetica. La combustione – che ha alimentato la nostra evoluzione fin dagli albori, prima con il legno e poi con i combustibili fossili – è anche la principale fonte delle emissioni di gas serra che stanno alterando il clima terrestre. 

Studi come quelli del fisico atmosferico Tim Garrett, dell’Università dello Utah, sostengono che la civiltà moderna è essenzialmente una macchina termica: consuma energia per mantenere la propria struttura e complessità, ma questo processo è inevitabilmente legato alla combustione e quindi alla produzione di CO₂. Secondo questa visione, non basterà rendere più efficienti i nostri sistemi o usare combustibili “più puliti”: per rompere il legame tra crescita economica ed emissioni dovremo superare l’idea stessa di sviluppo basato sulla combustione e abbracciare forme di energia che non prevedano più il fuoco.

È un concetto stimolante e che sta prendendo piede nella comunità scientifica. Forse però un’eccezione può essere fatta per i cultural burns, fra i cui obiettivi c’è quello di evitare incendi ben peggiori. I cultural burns ci indicano una via diversa e antica: non rinunciare completamente al fuoco, ma trasformarlo in un nostro alleato invece che in un nemico da combattere.

Informazioni chiave

Fuoco come alleato, non come nemico

I cultural burns ribaltano l’idea occidentale del fuoco come distruttore. Per le comunità indigene, il fuoco è uno strumento sacro di cura della terra, utile a prevenire disastri ben peggiori.

Ritorno della conoscenza ancestrale

Con il supporto della legge e il coinvolgimento delle tribù come la Yocha Dehe Wintun Nation, i fuochi buoni tornano a essere parte della gestione ambientale, unendo ecologia, spiritualità e cultura.

Conferme dalla scienza

Le ricerche dimostrano che gli incendi controllati, se guidati da saperi tradizionali, migliorano la salute degli ecosistemi, aiutano a sequestrare carbonio e riducono il rischio di incendi estremi. Il futuro, forse, passa da un fuoco antico.