Rinascita in Brianza: Cascina Rapello torna a vivere tra natura, comunità e sogni condivisi
Dopo un lungo percorso di ristrutturazione ha ufficialmente riaperto i battenti un’antica cascina, diventata oggi centro di divulgazione e aggregazione di progetti di educazione ambientale, agricoltura di prossimità e rivitalizzazione delle tradizioni locali.

In breve
Dopo un lungo lavoro di ristrutturazione, Cascina Rapello è tornata a vivere come centro ambientale e sociale.
- Il progetto è stato realizzato dalla cooperativa Liberi Sogni, con il sostegno di volontari, fondazioni e donatori privati.
- La cascina ospiterà attività di educazione ambientale, agricoltura di prossimità, eventi culturali e progetti per persone con fragilità.
- Durante l’inaugurazione, la comunità ha partecipato numerosa a due giornate di festa e condivisione.
- Il restauro ha seguito un approccio di rigenerazione territoriale, con attenzione alla storia e alla sostenibilità.
- La struttura utilizza tecnologie low-tech, solare termico e fotovoltaico.
- Mancano ancora 16.000 euro per completare l’arredo degli spazi.
- Cascina Rapello è oggi un luogo aperto a tutti, simbolo di ritorno alla terra e alla vita comunitaria.
Siamo ad Aizzurro, frazione di Airuno, sulle alture della Brianza, in un’area immersa in una radura verde circondata da un grande bosco di castagni. Qui sorge Cascina Rapello, che a partire dalla seconda metà del ‘900 divenne una vera e propria località turistica per gli abitanti delle città, in particolare dei milanesi. Ancora prima era un insediamento rurale per chi viveva e lavorava in queste terre. Oggi, grazie al lavoro della cooperativa sociale Liberi Sogni, è diventata un centro di aggregazione e divulgazione di buone pratiche per tutta la comunità locale.
Comunità che sabato 5 e domenica 6 si è stretta intorno ai soci e alle socie della cooperativa per un momento di scoperta della nuova veste di Cascina Rapello, che dopo un lungo lavoro di ristrutturazione ha aperto le proprie porte a tutti e tutte. «Siamo ancora frastornati da questo weekend perché sono state due giornate – sabato con la comunità di Airuno e domenica con un evento aperto a istituzioni, donatori, amici, famiglie e realtà che ci hanno seguito in questi anni – veramente ricche, intense e piene di gente», mi racconta Adriana Carbonaro di Liberi Sogni.
«L’aspetto culturale di questo cantiere è quello a cui sono più legato», ha detto l’architetto Jacopo Vezzani, che ha curato la ristrutturazione insieme a Raffele Gagliardi. «Fare architettura oggi non può più essere ridotto a un mero esercizio tecnico: c’è una società in profondo cambiamento e il portato fondamentale dell’architetto è dare un nuovo senso al proprio fare. Più che di un intervento edilizio si è trattato di un vero e proprio intervento urbanistico di rigenerazione territoriale, analizzando il tessuto sociale e riportando vecchi valori e nuove funzioni, dalla dimensione agricola a quella turistica così è stata immaginata la nuova vita di Cascina Rapello».

«Molte persone sono venute e hanno manifestato il loro affetto nei confronti del luogo, ma anche delle progettualità sociali, educative e ambientali che portiamo avanti sul territorio. Ci siamo veramente sentiti abbracciati, molto fieri di quello che stiamo facendo e contenti del riscontro», ha aggiunto Adriana. «Fra gli ospiti c’erano anche il Sindaco e alcuni assessori, Fondazione Cariplo e altre realtà che hanno finanziato il progetto, come il Lion’s Club, e l’associazione L’altra via con cui spesso facciamo dei progetti, i fornitori del cantiere che hanno dato il loro contributo scontando materiali e prestazioni. Poi i giovani volontari che ci aiutano ogni giorno nella gestione dei progetti e degli spazi».
«È stato un abbraccio collettivo a noi, alla cascina, ai nostri progetti…». Adriana fa una pausa perché la sua voce è rotta dalla commozione, per poi riprendere raccontandomi quello che è successo durante la due giorni di Cascina Rapello. «Il sabato abbiamo accolto la comunità di Aiurno e c’è stato un momento molto forte di condivisione e di racconti. C’erano anche degli anziani nati negli anni ’50 proprio in Cascina, che hanno vissuto qui e oggi la vedono trasformata». Rinata. «Si è parlato di come si viveva una volta, delle slitte che sostituivano le automobili lungo i sentieri, è stato un momento molto forte di condivisione».
È stato fatto anche un lavoro di ricostruzione storica – non facile, come spiega Adriana – che partendo dalla fine del ‘700, epoca di edificazione dell’insediamento, ha provato a ripercorrere le tappe di Cascina Rapello attraverso i secoli. Questo ha dato ancora più valore al lavoro della cooperativa, che ha recuperato questo nucleo rurale che rischiava di andare perduto per sempre, come sta succedendo ad altri insediamenti della Brianza di cui purtroppo nessuno si prende cura.

«La nostra è stata e continua a essere un’operazione di ritorno alla terra, alla natura, al vivere le nostre montagne», sottolinea Adriana. «Oggi nessuno vive stabilmente qui, ma Cascina Rapello ospita progetti, iniziative culturali, eventi ed è diventato un elemento del territorio che attrae, pur nella semplicità delle cose che facciamo: mangiare insieme, ascoltare musica, coltivare l’orto, auto-costruire utensili usando la legna recuperata dal bosco insieme alla comunità».
La domenica è stato un momento più istituzionale, con un discorso pronunciato dal presidente di Liberi Sogni Matteo Rossi che sarà trasformato nel nostro manifesto e che riprende il senso di questo progetto oggi, nell’epoca del consumismo, della cementificazione. «È la nostra voglia di uscire degli schemi, di andare controcorrente, di dare un segnale. Perché questo sviluppo ci impoverendo, non arricchendo». Rossi si è anche soffermato sugli aspetti finanziari che hanno reso questo sogno realtà: «Se si eccettuano i bonus fiscali con risorse importanti che recupereremo in dieci anni attraverso la cessione del credito a ènostra e il laboratorio di trasformazione cofinanziato dal GAL, non un soldo pubblico è stato ricevuto fino ad oggi per questa grande impresa».
«Ѐ stata la solidarietà e la fiducia di persone ed enti privati che hanno reso possibile questo traguardo», ha proseguito il presidente. «Oggi Cascina Rapello è uno spazio per tutti e tutte: corsi della Libera Università del Bosco, campi estivi in tenda con ragazzi del territorio e di di tutta Europa, spazio di riattivazione, incontro e riscoperta di sé per persone con fragilità, luogo per feste ed eventi nel rispetto della natura, luogo per la sovranità alimentare a metri zero da cui nascono conserve, tisane, miele, farina di castagne… Tutto questo all’interno di una programmazione ma al di fuori del “tutto previsto”, come la natura ci insegna».
La nostra è stata e continua a essere un’operazione di ritorno alla terra, alla natura, al vivere le nostre montagne
Non sono mancate ovviamente le visite guidate in Cascina Rapello, con il racconto del lavoro di ristrutturazione che è stato fatto fra passato e presente. «Alcune stanze venivano usate per la caccia agli uccelli e oggi sono aule didattiche, il fienile è uno spazio conferenze. La cascina è low tech ma c’è comunque tecnologia come pannelli solari e solare termico. Alcune stanze sono ancora vuote perché la raccolta fondi non è finita, ci mancano circa 16.000 euro per raggiungere l’obiettivo e arredare gli spazi spogli».
A fine mattinata è stato offerto un pranzo a base dei prodotti dell’orto della cascina e tutta la giornata è stata allietata dalla musica del Collettivo Majakovskij, che suona strumenti e musiche della tradizione popolare. I bambini hanno piantumato dei fiori seguendo l’invito a colorare insieme Cascina Rapello. All’interno c’erano dei fili con dei foglietti colorati su cui ogni persona poteva lasciare un messaggio d’augurio per la cascina e per Liberi Sogni.
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