Non è spettacolo, è prigionia: la verità sugli animali nei circhi nel documentario LAV
Con il regista nonché attivista Andrea Morabito abbiamo parlato di “L’ultimo spettacolo”, il documentario prodotto da Lega Anti Vivisezione che denuncia il grave problema degli animali nei circhi.

La sala del cinema è gremita di persone. Già questo mi commuove. Mi siedo in seconda fila, su uno di quei posti con la scritta “riservato” per il cast. E questo mi commuove ancora di più. Io, che a otto anni attaccavo cartelloni contro il circo con animali sui muri della scuola elementare, oggi faccio parte del primo documentario italiano che denuncia lo sfruttamento degli animali nei circhi.
Quando Andrea Morabito – regista, giornalista e attivista di LAV – mi ha proposto di partecipare al suo film per parlare di etologia e benessere animale nei circhi, non ci ho pensato un attimo. Ho subito sentito che questo film avrebbe fatto – e farà – la differenza per quel decreto-legge che aspettiamo da quasi dieci anni. Morabito, con il suo documentario prodotto dalla LAV, ha fatto ciò che nessuno aveva mai osato fare prima: entrare nel cuore oscuro dei circhi e mostrare al pubblico cosa si cela davvero dietro quelle luci accecanti e quegli esercizi forzati.
Il film non è un semplice reportage, ma un viaggio agghiacciante nel dietro le quinte di una battaglia legale durata dieci anni, culminata nel sequestro degli animali maltrattati, denutriti e malati del Circo Martin. Una battaglia resa possibile grazie alle indagini meticolose e alle azioni legali della LAV, fino alla vittoria del 2024, quando Eusanio Martino e Adam Caroli vengono condannati in via definitiva dalla Corte di cassazione e gli animali ora vivono rispettati, protetti e curati nel Santuario Animanatura Wild Sanctuary della LAV. Qui possono finalmente esprimere il loro repertorio comportamentale, le loro esigenze etologiche sono rispettate e la loro anima è tornata a vivere.
Animali nei circhi: cosa dice l’etologia?
Immaginate una tigre. Nel suo habitat naturale questo magnifico predatore percorre decine di chilometri al giorno, nuota in fiumi impetuosi, caccia seguendo istinti affinati da milioni di anni di evoluzione. Ora mettete quella stessa tigre in una gabbia di pochi metri quadrati, costretta a viaggiare su camion, obbligata a ripetere numeri contrari alla sua natura, a stretto contatto con l’essere umano, per un pubblico che applaude sotto luci e musica. Questo non è spettacolo: è la negazione stessa di ciò che significa essere una tigre. È la negazione del rispetto animale.
E come le tigri così i leoni, gli elefanti, le giraffe, gli ippopotami, ma anche i cavalli e i cammelli che, seppur domestici, non sono esenti da maltrattamenti e dalla negazione di ogni necessità specie-specifica. La crudeltà più subdola e forse più drammatica è quella psicologica. Gli animali nei circhi sviluppano spesso comportamenti stereotipati: dondolii continui, movimenti ripetitivi, automutilazioni, in alcuni casi aggressività cronica.
Questi sono segnali inequivocabili di una mente e un corpo sotto tortura, di un essere vivente che ha rinunciato a reagire allo stress costante, mettendo in atto comportamenti anomali nel tentativo di abbassare il livello di cortisolo e innalzare quello di endorfina, spesso inutilmente, vivendo una vita di sofferenza tra il retro di un camion e un recinto a bordo strada.
Nel 2017 con Eticoscienza – l’associazione che presiedo – abbiamo creato un documento firmato da oltre 70 etologi, veterinari e biologi di fama mondiale. Citando articoli e studi scientifici, abbiamo dimostrato come la vita nei circhi sia incompatibile con le esigenze etologiche e fisiologiche degli animali. In quel documento, inviato al Governo dell’epoca, abbiamo evidenziato le criticità degli animali nei circhi:

• Spazi ristretti, spostamenti continui e assenza di stimoli naturali causano stress cronico e comportamenti anomali.
• Leoni, tigri ed elefanti hanno esigenze complesse – territori vasti, vita sociale strutturata – impossibili da soddisfare in un circo.
• Animali stressati possono diventare pericolosi, come dimostrano numerosi incidenti, fughe e aggressioni).
• L’addestramento si basa spesso su metodi coercitivi – ricatto alimentare, fruste, punizioni –, che aumentano frustrazione e aggressività.
• Mostrare animali in comportamenti innaturali – tigri che saltano nel cerchio di fuoco – distorce la comprensione della loro vera natura.
• I circhi non contribuiscono alla conservazione delle specie: spesso allevano ibridi inutili per i programmi di ripopolamento.
Numerosi pedagogisti inoltre sostengono che mostrare animali selvatici fuori contesto, ridotti a marionette, trasmette un messaggio profondamente sbagliato ai bambini: insegna che possiamo dominare, ammaestrare, possedere. Insegna che la natura va piegata al nostro divertimento. È il momento di educare al rispetto, non al dominio. I bambini hanno bisogno di vedere gli animali nel loro habitat naturale o in contesti realmente educativi e scientifici, come centri di recupero o documentari etologicamente corretti. Non c’è nulla di educativo nel vedere un leone costretto a vivere su un camion, un orso che cammina su due zampe o una zebra che fa il girotondo a ritmo di musica sotto i neon di un tendone.
Vuoi approfondire?
La LAV ha lanciato una petizione nazionale per chiedere l’approvazione immediata del decreto che metta fine allo sfruttamento degli animali nei circhi. Puoi firmarla qui.
Quando ho chiesto ad Andrea Morabito cosa risponderebbe a un bambino che chiedesse perché gli animali sono costretti a vivere così, mi ha detto: «Succede perché degli adulti hanno deciso al posto degli animali. È un concetto difficile da spiegare a un bambino, quello della prevaricazione dell’essere umano sugli animali. Credo che sia un sentimento che ai più piccoli non appartiene. Iniziano ad assorbirlo piano piano finché un giorno, da grandi, diventano persone che – consapevolmente o no – prendono decisioni al posto degli animali. Quindi sì, gli direi che succede perché qualcuno ha deciso al posto loro».
Andare a vedere il documentario è attivismo
Morabito racconta che la sfida più grande nel girare il film è stata trovare il linguaggio giusto per narrare una storia così complessa: «Dovevamo scavare nella storia di questi animali e delle persone che hanno lottato per la loro liberazione, raccontarla con poesia, ma anche con una narrazione che spingesse gli spettatori a voler far parte del cambiamento». Per lui la cosa più importante è passare la parola: «Andare a vedere questo film è già un gesto di attivismo. Riempiamo le sale, facciamo passaparola. Perché il cambiamento inizia da qui».
Il decreto che aspettiamo
L’ultimo spettacolo è arrivato anche alla Camera dei Deputati grazie a Devis Dori, onorevole dei Verdi. «Io credo che il documentario sia uno strumento sicuramente nuovo. Già c’è stata l’esperienza di Food for Profit, che è stata meravigliosa. Questa volta la LAV si è voluta lanciare con un prodotto 100% suo e io credo che sia uno strumento estremamente utile», ha detto Morabito.

«Alla Camera dei deputati L’ultimo spettacolo è stato portato come esempio per sottolineare la necessità di attuare la legge delega […]. Ovviamente il documentario non avrà il merito totale se un giorno passerà questa legge, ma mi piace pensare che possa esserne stato parte. Spero il calcio finale, la spinta decisiva verso l’obiettivo. È uno strumento di pressione nuovo e potente». E io non ho dubbi su questo: il documentario può davvero rappresentare uno spartiacque importante per la legge italiana sugli animali nei circhi. Il 18 agosto 2025 sarà un giorno decisivo, così vicino e allo stesso tempo così lontano da quel 2017, anno in cui sembrava che l’Italia stesse per voltare pagina.
Cosa dice la legge?
Nel 2017 infatti, con grande clamore, il Parlamento approvò la Legge Delega numero 175, promettendo di rivoluzionare il settore dello spettacolo e superare l’utilizzo di animali nei circhi. Era previsto un decreto attuativo entro un anno, ma quel decreto non è mai arrivato. Dopo sette anni di attese, promesse disattese e scadenze rimandate, siamo ancora qui a chiederci se e quando questa riforma vedrà davvero la luce. Mentre Paesi come Grecia, Belgio, Austria e perfino l’India hanno vietato questa pratica, l’Italia continua a permettere che tigri, elefanti e leoni vengano sfruttati per intrattenimento.
E pensare che il Ministero della Cultura aveva già preparato uno schema di decreto nel 2022. Ora la palla è di nuovo nel campo del Governo, con una scadenza perentoria: 18 agosto 2025. Questa volta non ci sono più scuse: o si approva il decreto attuativo o la legge del 2017 diventerà l’ennesima “legge fantasma”, priva di effetti concreti. Nel frattempo, circa 2.000 animali in Italia continuano a vivere in condizioni al limite, costretti a esibirsi in numeri del tutto innaturali. Una crudeltà che contrasta con l’immagine di Paese moderno e attento ai diritti degli animali che l’Italia vorrebbe dare di sé.

Soldi e suolo pubblico
La normativa che regola i circhi risale al 1968. Sì, avete capito bene, più di cinquant’anni fa. Una legge concepita in un’Italia completamente diversa, dove i diritti degli animali non erano nemmeno considerati. Ma c’è di peggio: ogni anno circa 5 milioni di euro all’anno delle nostre tasse finiscono per sostenere questo sistema crudele, tra contributi diretti e agevolazioni, anche a circhi sotto sequestro o denunciati.
Senza contare che spesso i circhi vengono montati su suolo pubblico, in piazze comunali. Una follia, se pensiamo che secondo un sondaggio Doxa-LAV, il 76% degli italiani vorrebbe vietare gli animali nei circhi. Siamo di fronte a un doppio scandalo: da un lato una legge antiquata che tratta gli animali come oggetti; dall’altro un sistema che usa i soldi pubblici per mantenere in vita uno spettacolo ormai anacronistico.
La bella notizia
Ma c’è una bella notizia: il Circo Martin, protagonista del film L’ultimo spettacolo, non riceverà i consueti finanziamenti pubblici. Come riportato dalla LAV sui propri canali e sito ufficiale, dopo aver incassato ben 65.000 euro nel solo 2023, quest’anno è stato escluso dai contributi. Un precedente importantissimo: è la prima volta che un grande circo tradizionale viene escluso dai finanziamenti statali a seguito di denunce e sequestri. Una piccola vittoria che dimostra come la pressione sociale, mediatica e politica possa funzionare. Ora però la battaglia continua. Il vero obiettivo rimane il divieto totale dell’uso di animali nei circhi.
Informazioni chiave
L’importanza della denuncia
Nonostante la sensibilità sia cresciuta negli anni, è ancora fondamentale denunciare le condizioni degli animali nei circhi, come fa il documentario “L’ultimo spettacolo” prodotto dalla LAV.
Gli animali nei circhi sono un problema “etologico”
È scientificamente provato che la detenzione in cattività e gli esercizi a cui sono costretti sono incompatibili con le esigenze etologiche e fisiologiche non solo degli animali selvatici, ma anche di quelli domestici.
La normativa in materia è vecchissima
La legge delega 175, che sarebbe dovuta intervenire sull’impiego degli animali nei circhi, non è mai stata seguita da un decreto attuativo. La legge attualmente in vigore che regola il settore risale al 1968.
L’importanza della lobbying positiva
Il documentario, la petizione proposta da LAV, le iniziative legali e tutte le azioni di pressione politica e attivismo sono fondamentali per far sì che le cose cambino.
Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi