Abbattimento dei platani ad Asti: i cittadini si schierano contro il supermercato e il Comune
Sette platani adulti sono stati abbattuti per non intralciare la realizzazione di un supermercato. Ma la cittadinanza, con il circolo Sequs in testa, sta dando battaglia per avere giustizia.

Si parla sempre di più del drammatico caso di abbattimento dei platani lungo corso Savona, ad Asti. Dopo settimane di dibattito e azioni anche forti, nella notte fra il 14 e il 15 aprile i denti delle motoseghe hanno aggredito la corteccia di sette esemplari dei quali non è rimasto che un ceppo di poche decine di centimetri. A pochi metri dal luogo dell’abbattimento, il cantiere dove la Lidl sta edificando un nuovo punto vendita.
All’ecocidio di lunedì notte hanno assistito molti cittadini e cittadine, con gli occhi lucidi e le fotocamere nelle mani per testimoniare ciò che stava avvenendo. Fra loro anche Giuseppe Sammatrice del circolo Sequs di Asti, con cui ho fatto una chiacchierata per farmi spiegare i dettagli delle vicende pregresse e di cosa accadrà ora.
Sostenibilità, equità e solidarietà
Giuseppe mi racconta brevemente il suo percorso personale, che lo ha portato a fondare il circolo astigiano di Sequs, che sta per sostenibilità, equità e solidarietà, rete ispirata all’omonimo libro di Maurizio Pallante, pensatore ecologista e fra i principali punti di riferimento del movimento della decrescita in Italia. «Siamo un circolo giovanissimo – racconta Giuseppe –, siamo nati il 23 dicembre 2024 dopo che molti di noi hanno militato a lungo prima nei Verdi e poi in Europa Verde. Non abbiamo condiviso il ditkat della direzione centrale di correre alle ultime regionali con Alleanza Verdi-Sinistra e abbiamo considerato conclusa la nostra esperienza nel partito».

Nel mese si ottobre comincia a delinearsi la prospettiva di un abbattimento dei platani di corso Savona e il gruppo di cui fa parte Giuseppe si attiva subito costituendo un comitato per la difesa degli alberi, «la cui azione però era poco incisiva. In cinque abbiamo quindi alzato l’asticella e presentato un esposto alla Procura della Repubblica sottolineando le criticità dell’abbattimento». Arriviamo così a dicembre, mese in cui «ci siamo costituiti come circolo aderendo all’appello di Pallante e come tale abbiamo preso la situazione in mano. Per noi quella per i platani è l’emblema della lotta contro capitalismo, antropocentrismo e uso delle istituzioni per fare profitto».
La situazione in corso Savona
Come mi spiega Giuseppe Sammatrice, i platani erano collocati in un’area comunale attigua al cantiere del futuro Lidl, le cui recinzioni distano solo un paio di metri dalla base degli alberi. Poco prima dell’abbattimento il Comune ha collocato i platani in classe C all’interno della Classificazione di Propensione al Cedimento, che vuol dire che le piante presentano sintomi significativi ma non tali da abbatterle subito. «Questa è stata la motivazione ufficiale – rimarca Giuseppe, che fa notare che anche nel caso in cui fosse stata attendibile non avrebbe giustificato un intervento così rapido –, ma noi siamo convinti che il vero problema fosse l’impatto visivo dei platani sul futuro supermercato».

L’esposto presentato contro l’abbattimento dei platani non ha sortito effetto e l’attenzione sulla vicenda ha iniziato a scemare. «Per questo abbiamo deciso di tentare qualcosa di più forte e noi cinque del direttivo abbiamo iniziato uno sciopero della fame che è durato nove giorni, dal 24 marzo al Primo aprile. Ogni giorno facevamo un sit-in davanti al municipio, ma nessuno è mai venuto a incontrarci. Al contrario, adesso che l’abbattimento dei platani si è compiuto sono diventati tutti nostri sostenitori», sottolinea Giuseppe con rammarico.
La notte dell’abbattimento dei platani
I giorni passano e poco prima che le motoseghe entrassero in azione, attraverso un consigliere di minoranza, il circolo Sequs è venuto a conoscenza della data in cui era stato fissato l’abbattimento dei platani. «L’intervento è stato pubblicato poco dopo anche sull’albo pretorio sotto la denominazione di “blocco della strada” fra il 14 e il 15 di aprile durante la notte. In 48 ore il Comune ha emesso l’ordinanza, la sera del 14 sono arrivati gli operai che hanno iniziato l’intervento alle 22:30 e dopo un’ora non c’era più niente».

La solerzia della macchina comunale ha destato qualche perplessità, anche in virtù del fatto che nell’esposto il circolo Sequs aveva chiesto qualche giorno di tempo per effettuare e consegnare una controperizia a proprie spese. «A Cuneo è successa la stessa cosa: alcuni cedri di viale Europa risultavano in classe C, una controperizia ne ha certificato lo stato di buona salute e adesso il caso è finito in tribunale», ricorda Sammatrice.
I prossimi passi
Chiedo a Giuseppe cosa succederà ora. «Ti posso anticipare – assicura – che abbiamo dato mandato all’avvocato di proseguire: adesso andremo a quantificare il danno ecosistemico e alla salute dei cittadini e chiederemo un risarcimento di migliaia di euro per ogni pianta. Domani, 18 aprile, un agronomo verrà ad Asti per visionare i ceppi e fare una sua valutazione sulla salute degli alberi e produrrà una relazione che verrà inserita agli atti. A fine mese avremo anche l’incontro con un’avvocata – che si è già occupata dell’abbattimento degli alberi di corso Belgio a Torino e dei cedri di Cuneo – e poi partiremo con la richiesta di danni».
Per provare a quantificare il danno gli attivisti hanno misurato le piante: la più grande aveva una circonferenza di 3,5 metri. Le altezze dei vari esemplari arrivavano a 20 metri, con chiome fino a 20 metri di diametro. «Quando siamo andati a fare i rilievi prima dell’abbattimento i platani avevano appena buttato le foglioline. Dopo, nel vederli così, molti di noi avevano le lacrime agli occhi. Vogliamo far capire che determinate decisioni hanno un prezzo. Se l’azione legale avrà successo sarà la prima volta che qualcuno paga per un danno arrecato all’ecosistema, speriamo sia così e che questo caso faccia giurisprudenza».
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