Termovalorizzatori in Sicilia: Rifiuti Zero fa ricorso al TAR
Il Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani della Regione Sicilia manca di chiarezza e trasparenza ed è stato approvato senza tener conto delle osservazioni avanzate dal mondo ambientalista. L’Associazione Rifiuti Zero annuncia ricorso al TAR.

Per la Regione Sicilia, con l’approvazione del nuovo Piano Regolatore di Gestione dei Rifiuti del 21 novembre scorso, la costruzione dei due termovalorizzatori a Palermo e a Catania sembra essere sempre più certa e vicina. Con questa mossa il governo regionale dimostrerebbe di essere ancorato a una gestione antiquata e fallimentare dei rifiuti che, con l’incenerimento appunto, mina il principio cardine dell’economia circolare, qualsiasi operazione di prevenzione della produzione dei rifiuti e soprattutto di recupero finalizzato al riciclaggio dei materiali. Una tecnologia obsoleta, costosa e dannosa per l’ambiente e la salute pubblica.
Il Piano è stato analizzato dall’Associazione Rifiuti Zero Sicilia che, dopo aver presentato a maggio 2024 una serie di osservazioni a cui non è stata data nessuna contro-osservazione nella procedura di valutazione ambientale strategica (VAS), ha presentato ricorso al TAR. «Abbiamo deciso di impugnare questo piano dinanzi al TAR perché è un attacco frontale alla transizione ecologica e alla salute dei cittadini siciliani. Schifani e il suo governo vogliono bruciare il futuro della Sicilia anziché investire in strategie moderne e sostenibili. Non resteremo a guardare mentre si cerca di imporre un modello di gestione fallimentare e inquinante», sottolinea Salvo Bulla, presidente di Rifiuti Zero Sicilia.

I punti su cui appellarsi sono tanti a partire dalla gestione emergenziale del ciclo dei rifiuti, iniziata nel 1999 e mai conclusa, che consente a un’unica figura di governo di gestire in maniera diretta e centrale la questione, con singoli provvedimenti temporanei. Modalità che, sottolinea l’associazione, è uno strumento di compressione della democrazia.
Rifiuti Zero Sicilia evidenzia anche come “tale azione programmatoria, chiaramente incardinata all’appiattimento della piramide di gestione dei rifiuti” sottragga risorse ai territori e quindi allo sviluppo di economie di piccola scala di gestione virtuosa dei materiali, utilizzando il 70% dei Fondi di Sviluppo e Coesione (FSC). Tesi supportata dalla distribuzione economica degli investimenti regionali nel settore dei rifiuti nel periodo 2021/2027.
Un’altra contestazione mossa da Rifiuti Zero Sicilia riguarda la mancanza di un’adeguata ricostruzione dei fabbisogni impiantistici attuali e di una stima dei fabbisogni futuri che tenga conto, tra le altre cose, del trend demografico siciliano in calo. Sulla base di quali calcoli si è stabilito che in Sicilia sono necessarie due termovalorizzatori per bruciare ogni anno 600.000 tonnellate di rifiuti di scarto?
Non appare enunciata la stima degli effetti delle emissioni climalteranti e dell’impatto ambientale dei due termovalorizzatori
Inoltre nel Piano Regolatore di Gestione dei Rifiuti approvato è quasi del tutto assente una chiara strategia di prevenzione, se non sotto forma di dichiarazione di intenti, che tenga conto di azioni, modalità e tempistiche che si intendono mettere in campo. Ad esprimere totale sostegno al ricorso è Rossano Ercolini, presidente nazionale di Zero Waste Italy e vincitore del Goldman Environmental Prize.
«Mentre nel resto d’Europa si persegue l’obiettivo dell’Economia Circolare, che non contempla l’incenerimento, e in gran parte del nostro Paese, come in Sicilia, si raggiungono su vasta scala risultati molto elevati di riciclo, il Governo regionale vuole invece perseguire strade obsolete che dissipano risorse e danaro pubblico. Puntare ad almeno l’80% di raccolta differenziata, riparare e riusare, trattare a freddo la frazione residua ancora indifferenziata recuperando materiali con quantitativi modesti da porre in discarica – anche con gli inceneritori occorrono le discariche!. Questa è la strada tracciata dalla “tassonomia” UE (Regolamento 852/2020) ed è una strada molto meno costosa per salute, ambiente e portafoglio».

Accanto a queste considerazioni più specifiche, l’Associazione Rifiuti Zero fa notare anche la generale mancanza di chiarezza nell’esposizione dei contenuti che non favorisce la fruibilità a un pubblico tecnico e non tecnico, e in generale alla cittadinanza. Parallelamente, non appare enunciata la stima degli effetti delle emissioni climalteranti e dell’impatto ambientale dei due termovalorizzatori, oltre che economico delle scelte effettuate, punto di fondamentale interesse per i cittadini. Come cambierà la qualità dell’aria? Come e se aumenteranno i posti di lavoro? Come diminuirà la produzione dei rifiuti?
«La Regione ignora volutamente le alternative concrete alla combustione dei rifiuti e finge che non esistano modelli di gestione virtuosa già operativi in molte realtà italiane ed europee. Questo piano serve solo a favorire interessi economici di pochi a scapito delle tasche dei siciliani, della loro salute e del diritto a un ambiente sano per tutti. La Sicilia e il Mediterraneo sono un hotspot del cambiamento climatico, siccità estrema e alluvioni si alternano, eppure, in modo clamoroso la pianificazione regionale non tiene minimamente conto degli impatti climalteranti nella gestione dei rifiuti», ha commentato Manuela Leone, referente regionale Zero Waste Italy e del progetto Transistor City.
L’Associazione Rifiuti Zero Sicilia è promotrice della campagna Futuro in cenere, a cui ha aderito anche Sicilia che Cambia, per opporsi fermamente ai termovalorizzatori che rischiano di “bruciare” letteralmente il futuro della regione. L’obiettivo è passare da una gestione lineare dei rifiuti, dove tutto finisce in discarica o nell’inceneritore, a una gestione rigenerativa e circolare che valorizzi i rifiuti come materie prime. La campagna invita cittadini, associazioni e amministrazioni locali a unirsi alla battaglia contro questo piano e sostenere una gestione dei rifiuti che sia realmente al servizio delle comunità e dell’ambiente.

Nel frattempo Renato Schifani, nel corso della presentazione dell’accordo tra Regione e Conferenza episcopale siciliana per promuovere in tutte le diocesi l’avvio delle Comunità energetiche rinnovabili avvenuta il 4 marzo scorso, ha ammesso di aver appreso dalla stampa l’esistenza di un nuovo ricorso. «Era prevedibile che su un tema così sensibile come i termovalorizzatori, il percorso fosse a ostacoli. Ciò che mi preoccupa è che i ricorsi giacciano in assessorato. C’è anche un ricorso di Legambiente al Tar di Palermo e uno della Sicula Trasporti al Tar Lazio».
«L’amministrazione è una macchina complicata che ha punti di eccellenza e punti di non eccellenza, la mia preoccupazione è che un giorno mi possa svegliare e accorgermi che c’è un ricorso di cui non ero a conoscenza». Verrebbe da dire che non è solo questa l’unica preoccupazione, almeno per chi ha a cuore lo sviluppo economico e sociale della Sicilia, la salvaguardia ambientale, il contrasto e l’adattamento al cambiamento climatico.
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