7 Marzo 2025 | Tempo lettura: 5 minuti

Termovalorizzatori in Sicilia: Rifiuti Zero fa ricorso al TAR

Il Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani della Regione Sicilia manca di chiarezza e trasparenza ed è stato approvato senza tener conto delle osservazioni avanzate dal mondo ambientalista. L’Associazione Rifiuti Zero annuncia ricorso al TAR.

Autore: Salvina Elisa Cutuli
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Per la Regione Sicilia, con l’approvazione del nuovo Piano Regolatore di Gestione dei Rifiuti del 21 novembre scorso, la costruzione dei due termovalorizzatori a Palermo e a Catania sembra essere sempre più certa e vicina. Con questa mossa il governo regionale dimostrerebbe di essere ancorato a una gestione antiquata e fallimentare dei rifiuti che, con l’incenerimento appunto, mina il principio cardine dell’economia circolare, qualsiasi operazione di prevenzione della produzione dei rifiuti e soprattutto di recupero finalizzato al riciclaggio dei materiali. Una tecnologia obsoleta, costosa e dannosa per l’ambiente e la salute pubblica.

Il Piano è stato analizzato dall’Associazione Rifiuti Zero Sicilia che, dopo aver presentato a maggio 2024 una serie di osservazioni a cui non è stata data nessuna contro-osservazione nella procedura di valutazione ambientale strategica (VAS), ha presentato ricorso al TAR. «Abbiamo deciso di impugnare questo piano dinanzi al TAR perché è un attacco frontale alla transizione ecologica e alla salute dei cittadini siciliani. Schifani e il suo governo vogliono bruciare il futuro della Sicilia anziché investire in strategie moderne e sostenibili. Non resteremo a guardare mentre si cerca di imporre un modello di gestione fallimentare e inquinante», sottolinea Salvo Bulla, presidente di Rifiuti Zero Sicilia. 

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I punti su cui appellarsi sono tanti a partire dalla gestione emergenziale del ciclo dei rifiuti, iniziata nel 1999 e mai conclusa, che consente a un’unica figura di governo di gestire in maniera diretta e centrale la questione, con singoli provvedimenti temporanei. Modalità che, sottolinea l’associazione, è uno strumento di compressione della democrazia.

Rifiuti Zero Sicilia evidenzia anche come “tale azione programmatoria, chiaramente incardinata all’appiattimento della piramide di gestione dei rifiuti” sottragga risorse ai territori e quindi allo sviluppo di economie di piccola scala di gestione virtuosa dei materiali, utilizzando il 70% dei Fondi di Sviluppo e Coesione (FSC). Tesi supportata dalla distribuzione economica degli investimenti regionali nel settore dei rifiuti nel periodo 2021/2027.

Un’altra contestazione mossa da Rifiuti Zero Sicilia riguarda la mancanza di un’adeguata ricostruzione dei fabbisogni impiantistici attuali e di una stima dei fabbisogni futuri che tenga conto, tra le altre cose, del trend demografico siciliano in calo. Sulla base di quali calcoli si è stabilito che in Sicilia sono necessarie due termovalorizzatori per bruciare ogni anno 600.000 tonnellate di rifiuti di scarto

Non appare enunciata la stima degli effetti delle emissioni climalteranti e dell’impatto ambientale dei due termovalorizzatori

Inoltre nel Piano Regolatore di Gestione dei Rifiuti approvato è quasi del tutto assente una chiara strategia di prevenzione, se non sotto forma di dichiarazione di intenti, che tenga conto di azioni, modalità e tempistiche che si intendono mettere in campo. Ad esprimere totale sostegno al ricorso è Rossano Ercolini, presidente nazionale di Zero Waste Italy e vincitore del Goldman Environmental Prize.

«Mentre nel resto d’Europa si persegue l’obiettivo dell’Economia Circolare, che non contempla l’incenerimento, e in gran parte del nostro Paese, come in Sicilia, si raggiungono su vasta scala risultati molto elevati di riciclo, il Governo regionale vuole invece perseguire strade obsolete che dissipano risorse e danaro pubblico. Puntare ad almeno l’80% di raccolta differenziata, riparare e riusare, trattare a freddo la frazione residua ancora indifferenziata recuperando materiali con quantitativi modesti da porre in discarica – anche con gli inceneritori occorrono le discariche!. Questa è la strada tracciata dalla “tassonomia” UE (Regolamento 852/2020) ed è  una strada molto meno costosa per salute, ambiente e portafoglio».

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Accanto a queste considerazioni più specifiche, l’Associazione Rifiuti Zero fa notare anche la generale mancanza di chiarezza nell’esposizione dei contenuti che non favorisce la fruibilità a un pubblico tecnico e non tecnico, e in generale alla cittadinanza. Parallelamente, non appare enunciata la stima degli effetti delle emissioni climalteranti e dell’impatto ambientale dei due termovalorizzatori, oltre che economico delle scelte effettuate, punto di fondamentale interesse per i cittadini. Come cambierà la qualità dell’aria? Come e se aumenteranno i posti di lavoro? Come diminuirà la produzione dei rifiuti?

«La Regione ignora volutamente le alternative concrete alla combustione dei rifiuti e finge che non esistano modelli di gestione virtuosa già operativi in molte realtà italiane ed europee. Questo piano serve solo a favorire interessi economici di pochi a scapito delle tasche dei siciliani, della loro salute e del diritto a un ambiente sano per tutti. La Sicilia e il Mediterraneo sono un hotspot del cambiamento climatico, siccità estrema e alluvioni si alternano, eppure, in modo clamoroso la pianificazione regionale non tiene minimamente conto degli impatti climalteranti nella gestione dei rifiuti», ha commentato Manuela Leone, referente regionale Zero Waste Italy e del progetto Transistor City.

L’Associazione Rifiuti Zero Sicilia è promotrice della campagna Futuro in cenere, a cui ha aderito anche Sicilia che Cambia, per opporsi fermamente ai termovalorizzatori che rischiano di “bruciare” letteralmente il futuro della regione. L’obiettivo è passare da una gestione lineare dei rifiuti, dove tutto finisce in discarica o nell’inceneritore, a una gestione rigenerativa e circolare che valorizzi i rifiuti come materie prime. La campagna invita cittadini, associazioni e amministrazioni locali a unirsi alla battaglia contro questo piano e sostenere una gestione dei rifiuti che sia realmente al servizio delle comunità e dell’ambiente.

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Nel frattempo Renato Schifani, nel corso della presentazione dell’accordo tra Regione e Conferenza episcopale siciliana per promuovere in tutte le diocesi l’avvio delle Comunità energetiche rinnovabili avvenuta il 4 marzo scorso, ha ammesso di aver appreso dalla stampa l’esistenza di un nuovo ricorso. «Era prevedibile che su un tema così sensibile come i termovalorizzatori, il percorso fosse a ostacoli. Ciò che mi preoccupa è che i ricorsi giacciano in assessorato. C’è anche un ricorso di Legambiente al Tar di Palermo e uno della Sicula Trasporti al Tar Lazio».

«L’amministrazione è una macchina complicata che ha punti di eccellenza e punti di non eccellenza, la mia preoccupazione è che un giorno mi possa svegliare e accorgermi che c’è un ricorso di cui non ero a conoscenza». Verrebbe da dire che non è solo questa l’unica preoccupazione, almeno per chi ha a cuore lo sviluppo economico e sociale della Sicilia, la salvaguardia ambientale, il contrasto e l’adattamento al cambiamento climatico.