I Teatranti dello Stivale: teatro accessibile fatto da attori e attrici con disabilità visiva
Un teatro virtuale in cui vanno in scena attori e attrici con disabilità visive. Ma anche laboratori, lezioni e un podcast. Sono le iniziative dei Teatranti dello Stivale per rendere l’arte scenica più inclusiva e accessibile.

Nel panorama teatrale italiano c’è una compagnia innovativa che si sta facendo strada, intrappolando le barriere e promuovendo un’inclusione reale sul palco. Sono i Teatranti dello Stivale, una compagnia fondata nel dicembre di qualche anno fa e composta esclusivamente – e inclusivamente – da attori con disabilità visiva, che si propone di rendere il teatro accessibile a tutti attraverso un format originale e coinvolgente.
“Ma cosa fanno esattamente i Teatranti dello Stivale?”, vi starete chiedendo. L’idea alla base è semplice: creare un teatro virtuale dove la voce diventa protagonista. La compagnia, fondata da Vincenzo Di Bari e Alessia Mereu, ha sviluppato una serie di podcast che offrono storie interpretate con passione, che vengono accompagnate da effetti sonori, riuscendo a trasformare così ogni ascolto in un’esperienza unica.
I podcast affrontano temi attuali come il cambiamento climatico, le dinamiche tra disabilità e sessualità e le relazioni umane. Ogni storia è un viaggio che invita gli ascoltatori a riflettere su tematiche sociali importanti, rendendo il teatro un momento non solo di intrattenimento, ma anche di educazione e sensibilizzazione. Ho intervistato Alessia, che mi ha accompagnata in un viaggio alla scoperta di questo gruppo creativo.

Cosa vi ha spinto a fondare I Teatranti dello Stivale e come è nata l’idea di un teatro virtuale?
La compagnia viene fondata durante il secondo lockdown nel 2020 con l’obiettivo di portare anche il teatro in modalità online, come altre attività nate in quel periodo in cui eravamo costretti a restare nelle nostre case. Nasce dunque il teatro virtuale, un tipo di teatro in cui sul palco scenico salgono le voci degli attori e delle attrici, accompagnate da effetti sonori che caratterizzano meglio le varie ambientazioni.
In che modo la vostra compagnia affronta le sfide legate all’inclusività e all’accessibilità nel teatro, soprattutto per gli attori con disabilità visiva?
Il teatro virtuale è una tipologia di teatro accessibile a tutti, dal momento che per poter svolgere le lezioni occorrono solo un PC o uno smartphone con cui i partecipanti si connettono fra loro in una video conferenza.
Può parlarci dell’importanza della voce nel vostro lavoro e di come viene utilizzata per esprimere emozioni e raccontare storie?
La voce è il fulcro dell’attività teatrale dei Teatranti dello Stivale. Mediante le lezioni di laboratorio è possibile approfondire le sue peculiarità e valorizzarla. Il nostro lavoro sulla voce e sulla respirazione non trova applicazione solo in ambito teatrale, ma anche nella vita quotidiana; per esempio, quando dobbiamo parlare in pubblico.
Seguite le vostre passioni, perché mediante esse possiamo tingere di tante sfumature la nostra vita
Come scegliete le tematiche dei vostri podcast e quali messaggi sperate di trasmettere attraverso le vostre produzioni?
Le tematiche dei podcast vengono scelte in base all’argomento che ci preme di trattare in un determinato momento. Il rapporto tra sessualità e disabilità e quello tra tecnologia e ambiente sono le tematiche che ci interessano maggiormente. Il nostro obiettivo è quello di indurre a riflettere sulle tematiche rappresentate nei podcast in modo leggero e coinvolgente.
Qual è l’impatto che sperate di avere sulle percezioni riguardo alla disabilità e alle tematiche socio-culturali che affrontate?
Dal canto nostro, speriamo che chi ascolta le nostre produzioni, acquisisca una maggiore consapevolezza sulla disabilità e sugli altri temi da noi trattati. Lungi da voler insegnare qualcosa agli altri, solo siamo fiduciosi del fatto che chi ci ascolta non ci veda come la compagnia teatrale dei non vedenti che fa spettacoli carini, bensì come persone che vogliono trasmettere un messaggio come farebbe qualsiasi altro autore.
Qual è stata la reazione del pubblico agli spettacoli dei Teatranti dello Stivale in formato audio e come avete ricevuto feedback dai vostri ascoltatori?
Nel complesso, abbiamo ricevuto sempre feedback positivi e costruttivi dai nostri ascoltatori. Naturalmente abbiamo ricevuto anche delle critiche, alcune costruttive, altre volte soltanto a sabotare il nostro lavoro. La maggior parte dei commenti ai podcast ci vengono comunicati verbalmente o sulla pagina Facebook.
Come lavorate come team, considerando le diverse esperienze e background degli attori coinvolti nella compagnia?
Durante la maggior parte dell’anno ci riuniamo tramite video conferenza una volta a settimana per fare delle ore di laboratorio durante le quali, mediante esercizi di respirazione, di improvvisazione e d’interpretazione, impariamo a conoscere e a valorizzare la nostra voce. Successivamente proviamo i copioni scritti da Vincenzo, mettendo così in pratica gli insegnamenti ricavati dagli esercizi.
Quali sono i progetti futuri dei Teatranti dello Stivale, ci sono nuove tematiche o idee che vorreste esplorare?
Stiamo già lavorando a un podcast che vorremmo pubblicare nel 2025 e che si discosta dagli argomenti trattati in precedenza. Tuttavia abbiamo già in mente un’ulteriore opera in cui saranno nuovamente presenti argomenti di carattere socio-culturale.
Quali sfide avete affrontato durante il vostro percorso e come avete trasformato queste sfide in opportunità creative?
La prima sfida è stata migliorare la qualità audio delle registrazioni: infatti nel corso degli anni alcuni di noi hanno imparato a utilizzare programmi specifici per editare gli audio. Inoltre, abbiamo cercato di dotarci di una strumentazione più idonea per la produzione di podcast. Infine, un’altra difficoltà è stata trovare nuovi membri della compagnia per i primi tre anni.
Quale messaggio vorreste dare ad altri artisti con disabilità che desiderano intraprendere una carriera nel mondo del teatro o delle arti performative?
Un messaggio che vorremmo dare è quello di seguire le proprie passioni, perché mediante esse possiamo tingere di tante sfumature la nostra vita.
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