19 Marzo 2025 | Tempo lettura: 6 minuti
Ispirazioni / Io faccio così

Paola Falconi, l’artista sarda che nelle sue opere parla di ambiente e responsabilità

Paola Falconi è un’artista sarda che attraverso la sua arte esplora il rapporto tra essere umano e ambiente, denunciando gli impatti della società contemporanea sull’ecosistema.

Autore: Sara Brughitta
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Il rapporto tra essere umano e natura è da sempre un tema centrale nell’arte, in un legame che muta con l’evolversi dell’umanità. Con l’avvento della società moderna e soprattutto dell’industrializzazione, l’impronta umana sul paesaggio è diventata sempre più incisiva, fino ad arrivare all’oggi, epoca in cui un’economia basata sulla produzione e il consumo è causa di mutamenti e impatti ambientali che non possono e non devono lasciare indifferenti. L’arte, espressione della sensibilità collettiva, offre numerosi esempi in cui l’artista si fa portavoce di un messaggio, invitando chi osserva a riflettere sul proprio impatto e sul ruolo che ciascuno ha nella salvaguardia del pianeta.

Un esempio significativo in questo senso è l’opera “Culla di Inciviltà” di Paola Falconi, artista sarda che di recente ha partecipato alla collettiva TERRA a Parigi. Quest’ultima è una mostra che esplora la materia nel suo rapporto con trasformazione, memoria e inganno, e che nella sua ultima edizione ha visto la partecipazione di diversi artisti: Paul Frank Wagner, Josto Mura, Paola Falconi e Davide Volponi, membri del collettivo Castia Art, insieme a Paoletta Dessì. L’opera di Falconi si inserisce perfettamente in questa riflessione, proponendo un’indagine profonda sul rapporto tra essere umano e ambiente.

Paola Falconi, l’artista

Paola Falconi è un artista di origini cagliaritane, dal percorso singolare. Classe 1968, dopo aver terminato la scuola secondaria si iscrive in Giurisprudenza, ma la sua vita prende una direzione imprevista quasi per caso, guidata dalla curiosità. «Un giorno mentre passeggiavo per Bologna – spiega – sono entrata a visitare l’Accademia e nel sentire l’odore degli olii della pittura mi sono sentita a casa». Da lì, l’idea di cambiare strada. «Ho capito cosa volevo fare e ho inviato una lettera ai miei genitori per comunicare la mia scelta” racconta, fra i sorrisi e l’orgoglio manifesto di aver ascoltato se stessa nel pieno della spontaneità dei vent’anni».

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Culla di Inciviltà, foto di Alberto Masala

Da ciò la decisione di iscriversi da privatista all’Istituto d’arte, sia perché curiosa di imparare le tecniche, sia come senso di impegno profondo verso quella che aveva scelto come sua professione. No, non si trattava solo di una fase giovanile dovuta ai vent’anni, lo compresero presto anche i genitori, bensì di una sorta di impeto di conoscenza di sé. In quella giornata a Bologna Paola Falconi davvero aveva capito chi voleva diventare.

Prosegue quindi gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, per poi diplomarsi in scultura a Carrara. Dopo un periodo trascorso in Sardegna, durante il quale si è dedicata alla sua vita privata, negli ultimi otto anni è tornata con rinnovata energia alla produzione artistica, immergendosi completamente nella ricerca espressiva. In un’ ottica di arte come connessione, Paola Falconi guarda oltre i confini dell’Isola, seppur radicata nella sua terra, luogo in cui trae ispirazione. Uno sguardo oltremare che di recente l’ha condotta a Parigi, dove ha esposto la sua opera Culla di Inciviltà nella collettiva Terra, un’esplorazione del legame fra uomo e ambiente.

Un mondo contaminato e minacciato dall’incoscienza della società contemporanea

Culla di inciviltà, l’opera

È il 2018 quando la zona di Poggio dei Pini, nel Sud Sardegna, viene colpita da una drammatica alluvione, lasciando dietro di sé una scia di distruzione, danni e rifiuti. Un evento tragico che segna profondamente Paola Falconi, già sensibile alle problematiche ambientali, influenzando inevitabilmente il suo modo di fare arte. L’artista racconta: «Dopo l’alluvione, un giorno sono andata in spiaggia e, nel vedere i rifiuti che l’acqua aveva trascinato, mi sono resa conto dell’enorme impatto ambientale che la società sta avendo sul mondo e sull’eredità ingiusta che stiamo lasciando alle prossime generazioni».

Da questa consapevolezza nasce Culla di Inciviltà, un progetto artistico sviluppato da Paola Falconi e curato da Katy Carta che indaga le nefaste e inevitabili conseguenze dell’inquinamento ambientale sulle generazioni future. L’iniziativa si compone principalmente di un’installazione artistica che richiama le forme e i contenuti della Land Art, accompagnata da una coreografia di danza contemporanea e da una selezione di fotografie e scritti, pensati per amplificare il messaggio dell’opera.

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Culla di Inciviltà di Paola Falconi

L’idea prende forma quando l’artista decide di sperimentare su se stessa un’azione concreta: raccogliere tutti i rifiuti prodotti nella sua quotidianità insieme alla sua famiglia. Nonostante fosse già attenta alla raccolta differenziata e alla riduzione degli sprechi, l’artista confessa, sbalordita: «In brevissimo tempo il mio laboratorio si era riempito di spazzatura». Il cuore del progetto è un’installazione scultorea dal forte impatto visivo: un neonato che dorme su una culla di rifiuti, un’immagine potente che simboleggia l’eredità iniqua che i bambini e le bambine di oggi e di domani stanno ricevendo; un mondo contaminato e minacciato dall’incoscienza della società contemporanea.

Libertà creativa e sperimentazione

Quella di Paola Falconi è una sperimentazione artistica continua che le consente di esplorare ogni forma d’arte e ogni ondata di ispirazione. La sua produzione è un flusso ininterrotto di idee e approcci, dove non esistono confini prestabiliti: spesso infatti nelle sue opere sono presenti diverse forme artistiche: la scultura, la performance, la pittura. «Mi piace inserire nei quadri oggetti, mi viene spontaneo mixare le tecniche, e l’opera poi viene fuori da sé», racconta. 

Ci sono dei temi che ricorrono: l’ambiente, la maternità, il pensiero per le generazioni future, senza mai tralasciare l’aspetto spirituale. Con le sue opere Paola Falconi tenta infatti di esplorare anche la sfera emozionale, attraverso una continua ricerca nella parte nascosta dell’essere umano, dando forma a ciò che non è visibile, a ciò che si trova nell’ombra dell’anima. Una tematica che nelle sue opere rappresenta attraverso l’astratto, dove forme e colori diventano il linguaggio con cui esprimere emozioni, pensieri e sensazioni. E in ogni opera diventa fondamentale creare un’armonia cromatica, un equilibrio tra le diverse sfumature e il modo in cui esse interagiscono.

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Opere di Paola Falconi
La responsabilità dell’artista

Come artista e come donna, Paola Falconi vede nel suo esistere una responsabilità. «Come esseri umani, tutti abbiamo una responsabilità», afferma ponendo particolare enfasi sul fatto che la prima responsabilità è verso se stessa, «in termini di verità e coerenza». Un principio che è la bussola che orienta ogni scelta creativa, «agendo in modo autentico, posso non solo essere fedele a se stessa, ma anche influenzare positivamente chi mi circonda».

«L’artista crea per dare dei messaggi», spiega in conclusione Paola Falconi. «La potenza dell’arte risiede proprio nella sua capacità di comunicare e trasmettere significati profondi. Se un’artista riesce a comunicare qualcosa di bello e costruttivo, contribuisce alla costruzione di un mondo migliore; se, invece, semina odio e bruttezza, l’effetto che genera è distruttivo». Alla luce di questa visione, il suo impegno artistico si traduce in un linguaggio che non si limita a rappresentare, ma si fa strumento di consapevolezza e cambiamento, affinché l’arte possa lasciare un segno positivo e duraturo nella società.