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Nella città che ospitò la scuola pitagorica, un consorzio di imprese e cooperative sociali sta recuperando musei e altri luoghi di cultura e socialità strappandoli all’abbandono e restituendoli alla comunità.
Siamo in Calabria, a Crotone. Siete mai stati a Crotone? Una città che ospita uno dei più importanti siti archeologici legati alla magna Grecia, un museo dedicato a Pitagora – sì, Pitagora ha fondato proprio a Crotone la sua famosa scuola pitagorica – e un mondo di cooperative e imprese in fermento. Sapevate queste cose? Io no e quando Santo Salvatore Vazzano – presidente di Consorzio Jobel – me le racconta rimango stupito da quante cose sulla Calabria non so, nonostante i miei tanti viaggi in questo territorio.
QUALCHE DATO DI CONTESTO
Crotone è una città ricca di storia e cultura. Una città “dimenticata” dai media main stream e dalle grandi direttive autostradali o ferrate, una città che è stata protagonista di una fase di industrializzazione a cui è seguita – come in molte altre zone simili – una crisi economica e sociale quando il modello del ‘900 ha mostrato le prime crepe.
Crotone oggi subisce un isolamento infrastrutturale e mediatico che spinge moltissimi giovani a lasciare la città in cerca di lavoro. Eppure, le potenzialità – come vedremo più avanti – ci sono. Mi trovo con la collega Selena Meli presso un ufficio all’interno del Museo e dei Giardini di Pitagora insieme a Salvo Vazzano – che ho già introdotto – e Francesco Turrà, che del consorzio è direttore. Salvo dovrebbe scappare per altri impegni, ma dopo che gli abbiamo spiegato il nostro lavoro si entusiasma e cominciamo a parlare di immaginari, di ruolo del pubblico e del privato, di storia, archeologia, immaginari, cambiamento.
Ci racconta le tante attività che caratterizzano Consorzio Jobel fin dalla sua nascita, dei due siti importantissimi gestiti direttamente – oltre al Museo di Pitagora anche il Museo, Teatro e Parco archeologico di Capo Colonna – e dei tantissimi altri progetti gestiti “indirettamente” dai soci e dai partner del consorzio stesso. Sul partenariato pubblico/privato Santo si infiamma, ma di questo vi parlerò in un altro articolo la prossima settimana. Oggi voglio focalizzarmi sulle tante attività portate avanti qui a Crotone e soprattutto su come la cultura sia diventata sinonimo di relazioni, economia, incontri, musica, arte, scuole, vita.
Noi non ci arrendiamo, come non ci siamo arresi dopo che il parco dedicato a Pitagora è stato vandalizzato
CONSORZIO JOBEL E UN NUOVO MODELLO DI IMPRESA SOCIALE
Si legge sul sito di Jobel: “Il Consorzio Jobel è un’impresa sociale culturale e creativa. Dal 2006 realizza progetti di sviluppo locale con una forte attenzione all’inserimento lavorativo di persone e un poderoso investimento nei beni culturali. Attraverso il PSPP – ovvero Partenariato Speciale Pubblico-Privato – gestisce il Museo e Giardini di Pitagora di Crotone, un parco di 16 ettari dedicato al filosofo di Samo; il Museo e Teatro – Parco Archeologico Nazionale di Capo Colonna. Jobel si caratterizza sempre di più come spazio di costruzione e connessione di legami di comunità con obiettivi di emancipazione e libertà”.
E si aggiunge: “La finalità ultima è l’incontro dei mondi dell’impresa, della società civile, e del volontariato per promuovere attività che sviluppano e mettono in rilievo le risorse storico-culturali-ambientali del territorio, puntando a superare il disagio sociale, le diversità e i favoritismi e riscoprendo la bellezza dellacompartecipazione“.
Il Consorzio Jobel si pone principalmente tre obiettivi: “Essere soggetto promotore di uno sviluppo locale capace di coniugare coesione sociale ed economica, con la logica di un’economia etica; svolgere la funzione classica dei consorzi, promuovendo lo sviluppo dei soci attraverso una mutualità prevalente; essere soggetto aggregante capace di pensiero e azione critica nei confronti dello stato corrente, essere massa critica, economica, nei confronti di altri soggetti economici e sociale e soprattutto delle istituzioni”.
Consorzio Jobel – inteso come circuito – dà lavoro a circa 600 persone e impatta positivamente su decine di attività economiche e culturali. «I soldi si trovano tramite bandi o tramite altri percorsi», mi spiega Santo Vazzano. «Il problema è che spesso le logiche che guidano le scelte istituzionali non favoriscono questo tipo di progetto. Ma noi non ci arrendiamo, come non ci siamo arresi dopo che il parco dedicato a Pitagora è stato vandalizzato».
TORNARE A CROTONE PER CAMBIARE DAVVERO LE COSE
“E cosa c’entra il titolo di questo articolo con tutte queste belle parole?”, mi direte voi. Francesco Turrà, la cui intervista è riassunta nel video qui sotto, lo afferma con convinzione. Dopo la laurea a Perugia ha deciso di tornare a sud, nella sua Crotone, perché qui sentiva di poter incidere davvero. Trascorso un breve periodo di ambientamento durante il quale ha “resistito” a pressioni famigliari e non “per un strada più sicura”, è riuscito davvero a trovarsi protagonista di una rete di soggetti che stanno cambiando il territorio passo dopo passo.
In particolare, la cultura – una cultura consapevole della necessità di sostenibilità economica – è diventata per Francesco e i suoi colleghi e colleghe quel motore di cambiamento che ha dato vita a summer invasion, musica, concerti, incontri per bambini, uniti a mostre pitagoriche, quadri, esposizioni di ogni genere, esplorazioni archeologiche, culinarie e paesaggistiche.
LA COLLABORAZIONE OLTRE LA COMPETIZIONE
«Il pregio di questa esperienza è stato quello di proporre in maniera concreta un’alternativa non solo economica, ma anche sociale e culturale basata su un paradigma diverso, che non è quello della competizione ma quello della solidarietà». Con queste parole Francesco Turrà riassume uno degli aspetti che più mi ha colpito di questa storia. Come altre volte abbiamo dimostrato, in questa Italia che Cambia la cooperazione “vince” da tutti i punti di vista: etico, umano, economico e sociale.
COSA CI SIAMO PORTATI A CASA E COSA PUOI FARE TU CHE STAI LEGGENDO
Lasciando Crotone e viaggiando verso la prossima tappa, Selena e io non abbiamo dubbi: la cooperazione che vince sulla competizione, la “ritornanza” vissuta come opportunità e non come ripiego, la cultura come motore di cambiamento economico e sociale gli insegnamenti più importanti che Francesco e Santo ci hanno trasmesso. Se anche tu che stai leggendo questo articolo senti il “richiamo della foresta” verso il Sud, verso “un’area interna”, verso un progetto o un sogno che ti pare fuori dagli schemi e dal main stream, non rimandare, attivati. Dove manca tutto, c’è tutto da costruire!
Informazioni chiave
La “ritornanza” come motore di cambiamento
Il ritorno di giovani professionisti a Crotone, come Francesco Turrà, dimostra che è possibile incidere sul territorio con progetti innovativi. Investire nelle proprie radici può diventare una scelta strategica per costruire un futuro migliore.
Il ruolo trasformativo della cultura
La cultura, se gestita con una visione sostenibile, può diventare un motore di innovazione economica e sociale. Il Consorzio Jobel dimostra come valorizzare il patrimonio storico possa generare opportunità lavorative e rafforzare il senso di comunità.
La cooperazione come alternativa alla competizione
Il successo del Consorzio Jobel mostra che la collaborazione tra pubblico, privato e società civile può creare un modello economico più equo e sostenibile. La solidarietà si rivela una strategia vincente rispetto alla logica della competizione.
Alcuni mesi fa abbiamo presentato il progetto del Campus del Cambiamento legato a Civita, un paese arbëreshë della Calabria, dove molte persone avevano intenzione di andare a vivere. Da allora qualche passo in avanti è stato fatto e oggi abbiamo il piacere di presentarvi Alessia, la prima nuova abitante.
L’Italia ha già accolto decine di migliaia di profughi ucraini e la Calabria non fa eccezione. Dal piccolo borgo di Badolato arriva una bella storia di accoglienza e solidarietà che testimonia come ogni attore della società civile si sappia far trovare pronto nel momento del bisogno.
Abbiamo chiacchierato a lungo con Kento – all’anagrafe Francesco Carlo –, rapper reggino che da anni porta la sua arte nei carceri minorili italiani. I temi dibattuti? Il senso della pena detentiva, il rapporto fra giovani e musica, l’educazione, il divario generazionale, le sue fonti d’ispirazione, fino al contesto sociale e familiare calabrese.
All’ombra degli alberi della Gigliara, nell’entroterra calabrese, si svolgerà un festival che ha l’obiettivo di chiamare a raccolta le realtà e le persone che, in Calabria, portano avanti progetti di autoproduzione, agricoltura sostenibile, imprenditoria etica e buone pratiche in generale. L’appuntamento è fissato per il 28 e 29 luglio.
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