Ignorare le infezioni sessualmente trasmissibili non le farà sparire
In Sardegna chi sospetta di avere una delle infezioni sessualmente trasmissibile (IST) trova poche strutture pubbliche a cui rivolgersi. Ne parla Andrea Carboni in questa inchiesta Indip sul tema.

In Sardegna, chi sospetta di aver contratto un’infezione sessualmente trasmessa (IST) e vuole rivolgersi alla sanità pubblica non ha molte porte a cui bussare. Se infatti ci sono ben 19 centri in cui sottoporsi al test di screening per l’HIV, per le altre infezioni – e neanche tutte – c’è solo il Centro Ist dell’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari, dove però i pazienti non sempre ottengono le risposte che cercano. Infatti il nosocomio cagliaritano effettua i test solo per alcune infezioni. La morale sembra essere: per ottenere una diagnosi è necessario bussare ad altre porte, quelle delle strutture private.
Come riportato nel sito web dell’Azienda ospedaliero universitaria (AOU) di Cagliari, nel centro del San Giovanni di Dio si eseguono screening per “sifilide, HIV, uretriti, trattamenti per condilomatosi”. Chi arriva qui perché sospetta di aver contratto un’infezione diversa da queste, rischia di spendere tempo e denaro inutilmente. Un utente del Centro Ist, che chiameremo Giovanni, racconta la sua esperienza a Indip e afferma: «Circa un anno fa mi sono recato al centro per fare un test per gonorrea e clamidia, ma mi hanno comunicato che non lo fanno da qualche anno e che non sanno chi se ne occupa in regione».
Indip ha contattato il Centro Ist di Cagliari per chiedere quali test si possono effettuare, ma non è seguita alcuna risposta. «È gravissimo, si tratta di diritti negati», prosegue Giovanni, che aggiunge: «Io ho fatto il test dal privato, ma mi chiedo quali siano le risorse messe in campo per chi non può permetterselo. La risposta – cioè nessuna – è desolante. In pratica bisogna andare in pronto soccorso per ottenere una diagnosi».

Un’alternativa è offerta dalla Lega italiana per la lotta contro l’Aids (LILA), che a Cagliari gestisce l’unico checkpoint presente in Sardegna. Si tratta di un centro dedicato alla prevenzione dell’HIV e delle altre infezioni sessualmente trasmesse che collabora con i Comuni e le strutture sanitarie territoriali. Oltre che per l’HIV, Lila dal 2016 esegue attività di testing anche per l’HCV, il virus che causa l’epatite C, e la sifilide. Per quanto utile, il checkpoint non può però sostituire la rete territoriale dedicata allo screening delle infezioni sessualmente trasmissibili, che come detto manca. Ragion per cui l’erogazione delle terapie di cui necessitano i pazienti è di fatto rallentata, quando non ostacolata.
Corsa a ostacoli tra terapie e medicine mancanti
L’ultima campagna del 2024 della Lila di Cagliari è dedicata a quella che in linguaggio medico si chiama “profilassi pre-esposizione”, abbreviato in Prep. Si tratta di una terapia preventiva che prevede l’utilizzo di farmaci antiretrovirali da parte di persone HIV-negative. Secondo Lila, ottenere questa terapia in Sardegna è paragonabile a una corsa a ostacoli. Riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale e dalla Regione Sardegna, la Prep dovrebbe essere gratuita ma nei fatti non lo è.
L’accesso gratuito alla Prep infatti è ostacolato dal fatto che per ottenerla bisogna effettuare i test di screening a pagamento. Nelle strutture pubbliche e convenzionate si paga il ticket, se invece ci si rivolge ai laboratori privati il prezzo di un check-up può diventare proibitivo. In altre regioni questi screening sono gratuiti, mentre il test per l’HIV non è più a pagamento su tutto il territorio nazionale dal 1998.

In Sardegna la somministrazione della Prep è complicata anche per altri motivi. Giovanni si leva gli ultimi sassolini dalle scarpe e racconta: «La terapia viene prescritta solo al Policlinico di Cagliari, previo appuntamento. Per ottenerla devo mettere in conto 50 euro di benzina e tre ore di viaggio». Ma non è tutto, perché una volta ottenuta la ricetta non è detto che il farmaco richiesto sia disponibile. «La Prep può essere rilasciata solo da una farmacia ospedaliera – spiega Giovanni – ma quella del Policlinico non ha quasi mai il farmaco e non accettano prenotazioni. Se c’è, bene. Altrimenti metti altri 50 euro di benzina e ritenti».
Giovanni ha risolto acquistando online i suoi farmaci, mentre per i check-up periodici si reca in un’altra regione dove il servizio è gratuito. «Non è solo una questione di costi. Al Policlinico fanno la ricetta per la Prep, ma poi non rilasciano alcuna spiegazione e non è previsto alcun percorso per seguire il paziente nel tempo», conclude.
Infezioni sessualmente trasmissibili: in Sardegna i problemi sono noti
L’assessorato alla Sanità, poco più di tre anni fa, ha messo nero su bianco i problemi e le possibili soluzioni in materia di prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili. Nel 2021 la giunta guidata da Christian Solinas ha approvato il Piano regionale della prevenzione (Prp), un documento che fissa obiettivi e strategie. Oltre ai progetti previsti per raggiungere i traguardi fissati a livello nazionale, ogni regione può inserire nel proprio Prp altre azioni su misura per il territorio.
La Sardegna è anche tra le poche regioni a non aver istituito una commissione regionale Aids
Per quanto riguarda la terapia Prep, nel documento si legge che sull’isola “non esistono modalità uniformi relative all’utilizzo di tali terapie” anche perché “risulta che una sola Asl abbia adottato un documento che definisce il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale” (Pdta). I cosiddetti Pdta sono uno strumento composto da una sequenza definita e coordinata di prestazioni sanitarie, erogate da più specialisti e professionisti. In sintesi servono a definire un processo assistenziale composto da diagnosi e terapie adatte a rispondere ai bisogni specifici di salute. E solo l’Azienda sanitaria locale (Asl) di Cagliari ne ha approvato uno, oltre dieci anni fa, sugli screening e le terapie contro l’HIV.
Secondo quanto previsto nel Piano regionale di prevenzione, entro il 2025 è prevista l’approvazione di un protocollo valido per tutte le Asl e teso a uniformare la presa in carico e la gestione dei pazienti che utilizzano le terapie antiretrovirali. Tale protocollo deve essere definito dal tavolo tecnico per la prevenzione farmacologica dell’HIV, costituito presso l’assessorato alla sanità. Stando al cronoprogramma, entro il 2023 l’assessorato avrebbe dovuto costituire questo tavolo tecnico. Tuttavia ad oggi non risulta pubblicato alcun atto in merito. Indip ha contattato gli uffici che hanno curato la pianificazione di tali azioni per conoscere il loro stato di attuazione, ma l’assessorato non ha fornito alcuna risposta.

Per questo motivo non è possibile conoscere nemmeno lo stato di avanzamento di altre azioni – programmate ormai oltre tre anni fa – necessarie per gestire e controllare meglio le infezioni sessualmente trasmissibili. Per esempio, una delle azioni prevede la definizione di un approccio regionale unitario per i test di screening delle infezione sessualmente trasmesse. Anche in questo caso, il piano regionale prevede l’istituzione di un tavolo tecnico ad hoc entro il 2022, il quale ha tempo fino al 2024 per approvare un protocollo valido in tutta la regione. Come detto però, l’assessorato ha risposto alle nostre domande con il silenzio, quindi non è dato sapere a che punto siano questi importanti progetti.
Manca la commissione regionale AIDS
Per rimanere in tema di organismi non istituiti, stando a quanto pubblicato sul sito del ministero della Salute, la Sardegna è tra le poche regioni a non aver istituito una commissione regionale Aids, previste fin dal 1990 con la legge 135/90, per consentire l’immediata realizzazione di interventi in materia di prevenzione e lotta alla malattia.
Otto anni fa, il Piano nazionale Aids (Pnaids) ha individuato alcuni interventi necessari in materia come l’ottimizzazione del percorso diagnostico-terapeutico delle persone con sospetta infezione sessualmente trasmessa, un contestuale aumento del numero di centri di riferimento per questo genere di infezioni e l’elaborazione di un piano pluriennale dedicato, oltre ad una serie di agevolazioni economiche per i servizi sanitari correlati. Suggerimenti semplici ma efficaci, che paiono fantascienza se confrontati con quanto accade in Sardegna.
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