Bradisismo a Pozzuoli e Bagnoli: cosa fa la politica mentre il vulcanesimo minaccia i cittadini?
L’attività vulcanica è da sempre una minaccia per l’area di Napoli. Negli ultimi tempi però la situazione si sta aggravando e mentre le istituzioni latitano la comunità si auto-organizza e scende piazza per rivendicare diritti e soluzioni efficaci.

In breve
Il bradisismo, l’attività vulcanica e gli abitanti del Golfo di Napoli: una convivenza non sempre facile
- Il bradisismo condiziona la vita dei territori soggetti a fenomeni vulcanici provocando abbassamento e innalzamento del suolo
- Da secoli le città flegree sono vittime di questo fenomeno, che è stato gestito in maniera più o meno efficiente da regnanti e governanti
- Negli ultimi anni la situazione sta peggiorando, in particolare in alcune località come Bagnoli e Pozzuoli
- Le istituzioni latitano, così le comunità si sono auto-organizzate con iniziative di sostegno alla cittadinanza e pressione sulla politica per chiedere interventi efficaci
Partendo da Bagnoli e Pozzuoli e giungendo anche ad altre aree del Golfo di Napoli, questa fetta di territorio campano è interessata da millenni dal fenomeno del bradisismo, ovvero l’abbassamento o l’innalzamento del livello del suolo in seguito al vulcanismo, che è a sua volta il termine con cui viene definita l’attività vulcanica, in questo caso del Vesuvio, maestoso guardiano di tutto il golfo.
Si suol dire infatti che Napoli è fra due fuochi: a sud il Vesuvio, a nord i Campi Flegrei, due vulcanesimi molto differenti fra loro che periodicamente, alternandosi, sortiscono effetti di grande fascino, ma incutono anche paura agli abitanti del golfo. Al tempo stesso sono anche opportunità produttive e perfino di salute e cura, per le terre altamente fertili e le attività termali e questo spiega come mai in prossimità e persino dentro i vulcani si siano sviluppati centri sempre più densamente abitati.
I due vulcanesimi e le eruzioni catastrofiche
Da tracce sottomarine il vulcanesimo del Vesuvio si fa risalire a circa quattrocentomila anni fa, ma le sue eruzioni più manifeste appartengono agli ultimi 25.000 anni e si calcola che la camera magmatica che lo alimenta sia a circa 10-12 chilometri di profondità, con eruzioni ogni 40-50 anni circa: l’ultima però risale al 1944 e le attese prolungate fanno temere eruzioni più esplosive.

I Campi Flegrei attualmente hanno una camera magmatica a 7,5 chilometri di profondità anche se, in questo momento, l’epicentro degli ultimi terremoti segnala una pressione forte a meno di 3 chilometri. Si tratta qui però di una grande caldera vulcanica originata da un paio di eruzioni apocalittiche, una di circa 39.000 anni fa – quella dell’ignimbrite campana – e poi quella di circa 15.000 anni fa, che diede origine al tufo giallo – dati dell’Osservatorio Vesuviano-INGV.
A seguito della prima eruzione furono scaricati nella stratosfera circa 150 chilometri cubi di ceneri, arrivate fino alla Siberia, causando un parziale oscuramento del pianeta e la distruzione di tutte le forme di vita nel raggio di centinaia di chilometri. In occasione della seconda vi furono circa 50 chilometri cubi di ceneri e lapilli, con una diffusione spaziale però simile alla precedente e lo svuotamento della camera magmatica fece sprofondare il suolo per centinaia di metri, cambiando anche la fisionomia del golfo di Napoli, che allora non aveva isole: le attuali Procida e Ischia erano unite alla terraferma e Capri era un prolungamento della penisola sorrentina.
I più antichi commenti sui fenomeni vulcanici della Campania
All’interno della grande caldera provocata dai due eventi apocalittici, in epoche storiche i fenomeni dei vulcani più piccoli che mano mano eruttavano erano evidenti agli antichi: il geografo Strabone – vissuto all’incirca fra 60 a.C. e 20 d.C. – osservava che le isole flegree erano un prodotto di queste risalite vulcaniche, ma oltre la famosa lettera a Tacito di Plinio il giovane, che descrive i particolari dell’eruzione catastrofica del Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse Pompei ed Ercolano, dei Campi Flegrei parlano anche poeti come il greco Pindaro nel V sec. a.C. e il latino Virgilio, vissuto all’epoca di Augusto. Quest’ultimo vi ambienta l’ingresso agli inferi descritto nel VI canto dell’Eneide, ripreso poi da Dante anche nella Divina Commedia.

Da notizie storiche sappiamo che l’eruzione della Solfatara è avvenuta nel 1198, anche se il suo edificio vulcanico sembra avere più di 4200 anni ed essere il tipico prodotto di uno scambio esplosivo fra magma e sistema idrotermale sotterraneo. Inoltre l’ultima eruzione del diciannovesimo vulcano flegreo, il Monte Nuovo, risale al settembre del 1538.
Ancora risulta che in quell’epoca il viceré spagnolo Don Pedro di Toledo, davanti a un bradisismo che nel giro di pochi mesi aveva rialzato il circondario di Pozzuoli di circa 7-10 metri con terremoti continui, ordinò l’evacuazione totale degli abitanti, la sistemazione provvisoria in tutto il territorio limitrofo degli sfollati e, una volta avvenuta l’eruzione e calmatasi la situazione, ordinò la ricostruzione immediata della nuova Pozzuoli, non più tardi del 1540, facendo sospendere i lavori in corso a Napoli della via Toledo e dei Quartieri Spagnoli e trasferendo quelle maestranze per il periodo sufficiente a costruire una nuova sistemazione per i puteolani.
Per dimostrare la sicurezza dei luoghi, Don Pedro si fece costruire anche una villa, oggi in parte diventata biblioteca comunale e parco pubblico, esentando per decenni gli abitanti del territorio dal pagamento delle tasse, per favorire il ripopolamento. Ecco, di fronte al lassismo della politica denunciato dagli abitanti di Pozzuoli e Bagnoli, probabilmente viene il rimpianto perfino per un periodo triste come il vicereame, in cui personaggi ombrosi e interessati soprattutto al proprio tornaconto come i viceré, hanno avuto una presenza di spirito passata alla storia.

Bagnoli oggi
Bagnoli è il quartiere di Napoli nato agli inizi del Novecento insieme agli insediamenti industriali – tra cui l’Italsider – in un’area dal nome originario Balneolis, che rimanda all’uso delle terme e del suggestivo litorale. Oggi, oltre l’abitato, la zona ospita una delle più grandi aree urbane europee dismesse e destinate a ristrutturazione a seguito di bonifica dell’enorme quantità di residui industriali, abbandonata e ancora non risanata dagli anni ‘80, argomento di cui avremo modo di occuparci prossimamente.
Oggi parliamo di Bagnoli a proposito dell’intraprendenza della cittadinanza, che si è resa protagonista di una vera e propria sommossa popolare e studentesca, culminata dapprima in occupazioni delle municipalità e poi nella manifestazione del 21 marzo scorso, giunta allo scontro con la polizia schierata nella vicina Città della Scienza a protezione dei tre ministri che partecipavano a un convegno della Lega: Salvini, Piantedosi e Valditara.
Come sempre il vicepremier ha accusato i “centri sociali” di aizzare la gente, ma chi è realmente vicino alla popolazione stanca, offrendo assistenza psicologica e legale, sostegno medico e informativo, pratiche di rilassamento e anche feste in zone all’aperto, sono proprio i giovani di Villa Medusa – Casa del Popolo di Bagnoli – vi abbiamo raccontato la loro storia in questo articolo – e fra loro un discreto numero di architetti, geologi, medici, psicologi, volontari.
Il fenomeno attuale e il confronto con gli ultimi trent’anni
Intanto le contestazioni che vanno avanti da mesi hanno spinto i Comuni interessati – Pozzuoli, Napoli, Bacoli – a intervenire finalmente, innanzitutto con un’accoglienza notturna con qualche tenda e bagni chimici, per dare un primo conforto ai residenti, specie in seguito alle scosse che occasionalmente – in particolare a cavallo di maggio 2024 e marzo 2025 – hanno raggiunto soglie ragguardevoli, tra i 4 e i 5 punti della scala Richter.

Il verificarsi delle scosse anche di notte rende la popolazione molto inquieta e insonne: quel tipo di magnitudine viene registrata dai sismografi di tutto il mondo ed è accompagnato spesso da spaventosi rombi e altri effetti simili all’esplosione di una bomba atomica a distanza di 100 chilometri. Ma va anche detto che per il momento le scosse non sono superiori a quelle che, tra il 1983 e il 1984, portarono alla evacuazione totale di Pozzuoli sollevando il territorio di un paio di metri e a cui per fortuna non seguirono altri fenomeni, consentendo alla popolazione di rimettere a posto le case, restandovi relativamente tranquilla per una trentina d’anni.
I danni fin qui registrati
Per il momento il suolo si è innalzato a ritmi che fino ai mesi scorsi comportavano una crescita di un paio di centimetri al mese, diventati ora tre. Per fortuna finora non ci sono stati crolli, se non di cornicioni e intonaci, con feriti non gravi e danni ad arredi stradali e automobili. Si sono però verificate anche lesioni che hanno reso necessario abbandonare i fabbricati a rischio e la conseguente risistemazione di diverse centinaia di famiglie, spostate in luoghi non sempre vicini. Per il momento si esclude una eruzione prossima: la chimica delle emissioni di gas non segnala una risalita imminente del magma. Ma la questione rimane più che aperta.
Una notizia delle ultime ore che potrebbe segnare una svolta nella vicenda è la convocazione dei movimenti dei Campi Flegrei a Palazzo Chigi: “La determinazione della piazza e le sollecitazioni dei giorni successivi hanno portato il governo a convocare a Roma a Palazzo Chigi un incontro con gli abitanti del territorio”, scrivono gli attivisti e le attiviste sui social. “Un ulteriore passo importante frutto della mobilitazione permanente del territorio, a cui ora bisogna dare risposte concrete. Saremo a Roma a portare le istanze del territorio ampiamente condivise nelle assemblee, pubblicate nel documento unitario al fine di concretizzare risposte necessarie per gli abitanti flegrei. Si parte, si torna. Insieme”. Vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.
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