Riscaldamento domestico: quale scegliere?
Abbiamo esplorato tutte le diverse tecnologie possibili per riscaldare le nostre case. Per farlo ci siamo confrontati con Tommaso Gamaleri, ingegnere responsabile dei servizi energetici di ènostra.

Quali tecnologie abbiamo a disposizione per riscaldare le nostre case? La scelta dipende da vari fattori, che vanno dal comfort termico ai costi di installazione e gestione, passando per l’efficienza energetica, lo spazio disponibile e la tipologia di abitazione. Nel precedente articolo abbiamo indagato le diverse fonti di alimentazione per generare calore; adesso, con la consulenza di Tommaso Gamaleri, ingegnere responsabile dei servizi energetici di ènostra, vi mostriamo una panoramica delle diverse modalità di distribuzione del calore all’interno dell’abitazione.
I TERMOSIFONI
I termosifoni sono il sistema di riscaldamento più diffuso in Italia: secondo le stime, circa l’80% delle abitazioni italiane dispone di impianti a termosifoni, soprattutto nelle costruzioni più vecchie – la maggior parte delle abitazioni utilizza impianti autonomi – circa 65,7% – e impianti centralizzati –17,1% (fonte ISTAT). Storicamente i termosifoni sono sempre stati la scelta standard per il riscaldamento centralizzato, in particolare con le caldaie che originariamente erano alimentate a gasolio e successivamente riconvertite a gas metano; la maggior parte delle case costruite fino al decennio scorso li ha adottati.

Ma quali sono i pro e i contro di questo sistema di riscaldamento domestico? L’installazione di caloriferi è relativamente semplice ed economica, in più è un sistema di riscaldamento che eroga rapidamente il calore nell’ambiente. Con le valvole termostatiche poi sono facili da regolare stanza per stanza e sono compatibili con diverse fonti, sia con le caldaie a gas che con le pompe di calore, ma anche con sistemi ibridi.
Tra i contro troviamo la minore efficienza rispetto ad altri sistemi, perché il calore non si distribuisce in modo uniforme, dal momento che l’aria calda tende a salire verso il soffitto; in più ingombrano le pareti e limitano quindi l’arredamento. Diciamo quindi che può essere una soluzione valida da adottare in case già esistenti o nell’ambito di ristrutturazioni a budget contenuto.
IL RISCALDAMENTO A PAVIMENTO
Il riscaldamento a pavimento appartiene alla famiglia dei sistemi radianti perché il calore viene fornito all’ambiente riscaldando ampie superfici dei locali, senza movimentazione dell’aria ma tramite tubazioni o resistenze elettriche installate sotto al pavimento. Funziona a bassa temperatura – 30/40°C invece di 60/70°C dei termosifoni –, garantendo un certo risparmio energetico. La scelta risulta ancora più efficiente se associata alle pompe di calore.
Tra gli altri pro ci sono la diffusione uniforme del calore e l’ingombro pari a zero nelle camere. Nei contro troviamo invece i costi di installazione alti e la necessità di lavori di una certa entità: non è adatto quindi a ristrutturazioni leggere. È una buona soluzione per le nuove costruzioni o all’interno di ristrutturazioni importanti.
IL RISCALDAMENTO A PARETE O A SOFFITTO
Questo ulteriore sistema radiante è meno invasivo rispetto al riscaldamento a pavimento perché, pur funzionando in modo simile, mantiene il pavimento libero evitando così il problema di mobili che impediscono la diffusione del calore e risulta comunque una tecnica che riscalda in modo piuttosto uniforme gli ambienti. Un’ottima opzione nell’ambito di ristrutturazioni perché i pannelli radianti vengono installati nelle pareti o nel soffitto. Anche questa tecnologia, se abbinata a una pompa di calore, può funzionare sia per riscaldamento che per raffrescamento. In particolare, per la climatizzazione estiva i sistemi radianti a soffitto sono ancora più efficaci rispetto a quelli a pavimento.
Non c’è una soluzione universale, ma una valutazione combinata
I lati negativi sono gli alti costi di installazione e una limitazione della possibilità di fissare mobili e mensole sulle pareti riscaldanti, perché bisogna infatti forare le pareti con grande attenzione per evitare di bucare i tubi. Tutti i sistemi radianti vanno sempre abbinati a soluzioni di coibentazione termica delle strutture edilizie su cui sono posti – pavimenti, pareti, soffitti – per ridurne le dispersioni termiche. È l’ideale per appartamenti con soffitti alti e con pavimenti in materiali delicati, come il parquet ed è una buona soluzione per ristrutturazioni in cui per vari motivi non è possibile rifare il pavimento.
LA STUFA
I bassi costi di gestione e la capacità di riscaldare bene l’ambiente in cui è installata sono i lati positivi della stufa, che può essere usata anche come riscaldamento secondario per ridurre i costi complessivi. Sul piano estetico poi una stufa rende l’atmosfera di casa accogliente e gradevole. La necessità di rifornimento costante e di manutenzione periodica, così come l’ingombro e un vano adibito allo stoccaggio del combustibile sono tra i principali lati negativi.

C’è poi da tenere presente che le stufe che bruciano combustibili – legna, pellet, cippato, gas o gasolio – producono emissioni inquinanti. La combustione di questi materiali rilascia sostanze come particolato, monossido di carbonio, ossidi di azoto e anidride carbonica. Le stufe elettriche invece non bruciano combustibili, quindi non emettono inquinanti nell’ambiente durante il funzionamento, sono silenziose, facili da installare e da mantenere, ma il loro costo di esercizio può essere piuttosto elevato.
QUALE SISTEMA SCEGLIERE?
Per le nuove costruzioni o nell’ambito di ristrutturazioni di una certa entità, la combinazione ideale è il riscaldamento a pavimento abbinato a pompe di calore. Per ristrutturazioni che invece non prevedono lavori invasivi si può optare per il riscaldamento a parete o a soffitto, a patto che sia ben isolato. In case già esistenti in cui sono già presenti dei termosifoni si può scegliere una stufa a legna come supporto integrativo.
Per il massimo dell’efficienza però il duetto migliore è la pompa di calore abbinata a un sistema radiante – pavimento, parete o soffitto. L’efficienza è altissima, perché produce fino a 4 kWh di calore per ogni kWh di elettricità consumata, è compatibile con il fotovoltaico per rendere la casa autosufficiente e in più funziona anche come sistema di raffrescamento in estate.

I contro riguardano i costi di installazione piuttosto alti e la necessità di avere una casa ben isolata per massimizzare l’efficienza. La stufa a legna è invece un’opzione valida in case singole in zone rurali o molto fredde: il rendimento è alto – le stufe moderne superano il 90% di efficienza – ed è una buona alternativa in aree isolate, purché si scelga legna proveniente da filiere di fiducia o certificate.
Come accennato nel precedente articolo però, questo sistema ha un lato estremamente negativo perché la quantità di emissioni di inquinanti – parliamo di particolato, cioè composti organici volatili e ossidi di azoto – che la combustione di legna e pellet produce è piuttosto alta. A seconda del tipo di stufa il pellet emette circa 30/50 g/GJ di PM, mentre la combustione in camini tradizionali può arrivare a oltre 100 g/GJ di PM. Tra gli altri svantaggi c’è poi la necessità di avere a disposizione un ampio spazio adibito allo stoccaggio e la manutenzione – pulizia e ricarica – molto frequente.
In conclusione, non c’è quindi una soluzione universale quando si sceglie il sistema di riscaldamento, ma va fatta una valutazione combinata delle caratteristiche dell’abitazione con l’efficienza energetica, i costi – sia iniziali che operativi – e gli incentivi disponibili. Integrare tecnologie rinnovabili, come pompe di calore e impianti solari, con un buon isolamento e una gestione intelligente è la strada per un risparmio economico e un minore impatto ambientale.
Per saperne di più, leggi gli articoli di Io rifaccio casa così e sull’abitare sostenibile.
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