21 Febbraio 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

Ozanam: combattere la marginalità con il lavoro e l’integrazione

La cooperativa sociale Ozanam nasce dalla convinzione che il lavoro può sconfiggere la marginalizzazione, includendo persone con svantaggi riconosciuti dovuti a disabilità, devianza, dipendenza e tutti coloro che, per vari motivi, sono esclusi dal mondo del lavoro.

Autore: Benedetta Torsello
Intervista di: Paolo Cignini
Salva
Ozanam 5
L'articolo si trova in:

Una seconda opportunità. Spesso è solo questo che manca a chi, per motivi e percorsi diversi, si ritrova allontanato dagli affetti, escluso dalla società e dal mondo del lavoro. «Pensiamo a un cumulo di legname di scarto», esordisce Edoardo Macchi, referente commerciale della Cooperativa Sociale Ozanam. «Ecco, le persone che escono da un periodo difficile, con un passato di tossicodipendenza o detenzione, o da un momento di crisi che può capitare a chiunque, sono un po’ come quel legno messo da parte. Il ruolo delle cooperative sociali è proprio quello di guardare oltre l’apparenza e dare loro un’altra occasione».

Da oltre trent’anni infatti la cooperativa sociale Ozanam di Saronno progetta e monitora percorsi di inserimento lavorativo rivolti a persone con svantaggi riconosciuti, quali disabilità, devianza, dipendenza, e a chi è stato emarginato dal mondo del lavoro per vari motivi. Un’occupazione stabile può fare da volano a un percorso di integrazione sociale e lavorativa, oltre a essere una fonte di sostentamento e l’inizio di una vita sociale autonoma e dignitosa.

Abbiamo incontrato Edoardo Macchi in occasione di Economia in Circolo, un evento organizzato da Linx – circuito di moneta complementare della Lombardia –, e dedicato ad aziende e professionisti, che permette a chi ne fa parte di entrare in un nuovo mercato basato sul barter trading – ovvero baratto – e consente lo scambio multilaterale tra imprese di beni e servizi. «Uno scenario interessante» quello della decentralizzazione della finanza secondo Macchi, «che potrebbe avere delle ricadute positive».

Ozanam 3
Edoardo Macchi, referente commerciale della Cooperativa Sociale Ozanam.
PRODUZIONE E CAPITALE UMANO

Ozanam è una cooperativa sociale di tipo B che affianca all’aspetto produttivo quello sociale: «Ci occupiamo del reinserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate, appartenenti a categorie protette. Abbiamo anche progetti che accolgono tutte le varie forme di disabilità, persone affette da problemi psichiatrici, con delle dipendenze ed ex-detenuti. Da Ozanam curiamo soprattutto il benessere delle persone, anche grazie al supporto di uno psicologo e una psicopedagogista».

Il primo settore sviluppato da Ozanam sin dagli inizi è quello dell’assemblaggio, del confezionamento e del controllo di qualità. «Tuttora questo è il settore che accoglie e dà lavoro al maggior numero di persone più svantaggiate – spiega Edoardo Macchi –, persone che altrove non avrebbero alcuna altra possibilità di lavorare. Purtroppo negli ultimi vent’anni è cambiato quasi tutto, con l’avvento dell’intelligenza artificiale e di una maggiore automazione in questi settori, causando una fisiologica contrazione».

Ozanam 5
Settore assemblaggi della cooperativa Ozanam.

Oltre a quello dell’assemblaggio, la cooperativa Ozanam si è specializzata in altri settori, come quello della cura del verde, delle pulizie, della lavorazione del legno. Oggi sono circa 140 persone le persone che lavorano con Ozanam tra dipendenti, collaboratori e tirocini lavorativi. «Il nostro capo settore della falegnameria è un artigiano molto esperto – prosegue Edoardo Macchi –, si tratta di una professione che si sta perdendo e invece noi crediamo molto che la creatività possa essere riabilitante e il legno è un materiale che si presta molto alla filosofia del riciclo e del riuso».

IL LAVORO CONTRO LA RECIDIVA

Grazie all’impulso di Confcooperative e al lavoro di Don Gino Rigoldi, all’interno del carcere di Como è nato un percorso professionalizzante per cablatori. «È stato allestito e finanziato un laboratorio di cablaggi, con la Mektech di Giussano in qualità di azienda socia, specializzata in robotica e automazione», racconta Edoardo Macchi. «Hanno numerose commesse in tutto il mondo e negli anni si sono accorti della carenza di esperti cablatori, così è partita questa iniziativa, grazie anche alla lunga esperienza di Don Gino Rigoldi nelle istituzioni carcerarie».

Un’occupazione stabile può fare da volano a un percorso di integrazione sociale e lavorativo

Alcuni detenuti hanno già completato il percorso professionalizzante e nonostante le resistenze iniziali si sono ricreduti, lavorando con grande dedizione. In Italia il tema dell’inserimento lavorativo dei detenuti e di chi si trova a fine pena è tuttora una questione aperta. Sui circa 61.000 detenuti, meno di 20.000 sono coinvolti in attività lavorative e di questi solo 2.608 – appena il 4% della popolazione carceraria – lavora per conto di imprese e associazioni private o del terzo settore, anche al di fuori del carcere, in attività di concreta risocializzazione. Inoltre le iniziative esistenti risultano spesso isolate e non integrate in un sistema coerente e coordinato.

Eppure le istituzioni sono chiamate a garantire la piena applicazione dell’Articolo 27 della Costituzione, che sancisce la funzione rieducativa della pena. «Un laboratorio all’interno di un carcere secondo me è una cosa speciale – commenta il portavoce di Ozanam – anche perché questi progetti formativi e professionalizzanti che guardano al futuro oltre il carcere e abbassano il rischio di recidiva».

Ozanam 2
Particolare di un manufatto in legno realizzato dalla falegnameria di Ozanam.

«Ma perché questi progetti continuino a crescere, servono nuovi clienti: grazie alle nuove commesse i detenuti possono continuare a imparare. Occorrono aziende che scelgono un prodotto che non sia solo di qualità, ma con una storia di riscatto alle spalle, insomma con un valore aggiunto», sottolinea Edoardo Macchi. I servizi offerti da Ozanam si rivolgono alle pubbliche amministrazioni, ai privati, ma anche alle aziende, con commesse in tutta la Lombardia, dalla provincia di Varese a quella di Como, Lecco, Lodi e tutta l’area della città metropolitana di Milano.

A proposito del futuro di Ozanam, Edoardo Macchi pensa alle numerose direzioni progettuali verso cui vorrebbero orientarsi o far crescere – come l’esperienza degli orti sociali –, con lo sguardo sempre rivolto alle esigenze del mercato e alla possibilità di facilitare l’inserimento professionale e sociale di chi collabora con Ozanam. «Ho conosciuto questa cooperativa sociale quando lavoravo in un centro di accoglienza, circa due anni fa. Mi sono sempre occupato di migrazione, di accoglienza. Volevo occuparmi di ciò che viene dopo».

«Di quegli anni ricordo in particolare due ragazzi della Costa d’Avorio e uno del Camerun che avevano trovato lavoro grazie a Ozanam», conclude Edoardo Macchi. «Ricordo soprattutto la loro soddisfazione: si sentivano realizzati per aver trovato un’occupazione. La maggior parte dei migranti ricerca un lavoro, un’indipendenza economica. Sono convinto che quello della migrazione sia un problema complesso e che il lavoro possa aiutare a gestirlo nel modo più efficace».