Seguici su:
Che il 2025 sarebbe stato un anno scoppiettante era scontato. Certo non potevo però immaginare che il primo scoppio dell’anno nuovo avrebbe colpito il Governo della Regione Autonoma della Sardegna. Circostanza, a ben vedere, di non poco conto, considerata l’importanza strategica della nostra Isola sul piano (dell’occupazione) militare nonché, come drammaticamente abbiamo compreso negli ultimi mesi, anche dal punto di vista dello sfruttamento risorse energetiche.
Questa improvvisa deflagrazione si è manifestata sotto forma di provvedimento giuridico e rischia di travolgere prematuramente la Giunta guidata dalla Presidente pentastellata Alessandra Todde, espressione di quel “campo largo” tanto voluto da Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Il Collegio Regionale di Garanzia elettorale, istituito presso la Corte d’Appello di Cagliari, ha infatti contestato a Todde Alessandra tutta una serie di irregolarità e di violazioni delle norme che regolano il rendiconto delle spese elettorali relative alla campagna elettorale.
IL LAVORO DEL COLLEGIO
Il Collegio – composto da quattro magistrati, due commercialisti e un docente universitario – ha così ingiunto ad Alessandra Todde di versare 40.000 euro – importo così determinato per la molteplicità delle irregolarità riscontrate – a titolo di sanzione amministrativa e ha disposto la trasmissione della ordinanza/ingiunzione al Presidente del Consiglio Regionale per l’adozione del provvedimento di decadenza della stessa Todde dalla carica di Presidente della Regione Sardegna.
Nell’elencare le molteplici e rilevanti irregolarità riscontrate, il Collegio non è stato tenero con la Presidente in carica. Nel provvedimento si afferma che Todde, allorquando è stata avanzata la richiesta di fornire chiarimenti in ordine alle iniziali contestazioni del Collegio, si è limitata a sconfessare quanto già precedentemente asserito. Ragion per cui è stata pure disposta la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica.
Nella sua ordinanza il Collegio precisa inoltre che la raccolta fondi da parte del Comitato Elettorale del M5S non sarebbe potuta avvenire in favore di un singolo candidato – Todde –, rappresentando questo modo di agire una sorta di “schermo antigiuridico” tra il candidato e i finanziatori, allo scopo di eludere l’osservanza della normativa a riguardo, ispirata alla trasparenza. Ancora, il Collegio sostiene che il contenuto della dichiarazione prospettata da Todde in sede di memorie depositate in seguito alle originarie contestazioni del Collegio stesso, appare un mero escamotage per non aver adempiuto all’apertura del conto e alla nomina di un mandatario che avrebbe dovuto gestirlo.
Senza volerci soffermare sulle molteplici violazioni e irregolarità riscontrate, alcune delle quali prevedono la sola sanzione pecuniaria, per quanto qui ci interessa è utile capire se Todde può decadere trascinando con sé l’intero Consiglio Regionale. Il tema non è semplice neppure per gli operatori del diritto, che infatti dibattono animatamente da giorni sulla questione.
SULLA DECADENZA DELLA PRESIDENTE TODDE E DEL CONSIGLIO
Ora, la decadenza è prevista dalla legge di riferimento in due casi: superamento del limite di spesa e omessa dichiarazione di spesa e di rendiconto. L’eventuale superamento di spesa non dovrebbe comportare la decadenza della Presidente in quanto lo stesso Collegio a maggioranza dei suoi componenti ha deciso che il candidato alla Presidenza non sarebbe sottoposto ad alcun limite per la propria campagna elettorale, in quanto manca una norma che lo preveda.
L’altra causa di decadenza è invece rappresentata dalla omessa dichiarazione concernente le spese sostenute per la propaganda elettorale, alla quale deve essere allegato un rendiconto relativo ai contributi e servizi ricevuti ed alle spese sostenute – da ritenersi, a mio parere, parte integrante della dichiarazione stessa – sottoscritto dal candidato e controfirmato dal mandatario, che ne certifica la veridicità in relazione all’ammontare delle entrate. E qui sta il problema: la nostra Presidente, a quanto emerge, non solo non ha nominato un mandatario che abbia potuto certificare la veridicità del rendiconto in relazione all’ammontare delle entrate – contestazione che, come precisa il Collegio, non appare sanabile – ma ha anche reso due dichiarazioni contrastanti.
In un primo momento aveva dichiarato di aver sostenuto spese per complessivi 90.629,98 euro, successivamente dichiarava di non aver sostenuto spese ma di essersi avvalsa esclusivamente di materiali e mezzi propagandistici del partito. Quest’ultima condotta, innanzitutto, solleva il problema – come correttamente osserva il Collegio – di valutare la corrispondenza al vero delle dichiarazioni inviate alla Pubblica Amministrazione. Ne consegue che Todde non ha presentato una valida dichiarazione richiesta dalla legge relativa alle spese per la campagna elettorale e quindi la stessa non può che essere destinataria della sanzione e della decadenza.
Va da sé che la decadenza non può essere decretata da un organo amministrativo come il Collegio di Garanzia, ma deve essere adottata dalla assemblea di appartenenza del Presidente che, è bene ricordarlo, è anche consigliere regionale, benché investita del ruolo di Presidente.
UNA LEGGE ELETTORALE ANTIDEMOCRATICA
Qui tutto si complica e interferisce con la legge elettorale in vigore e con lo Statuto della Regione Autonoma della Sardegna che, come è noto, prevedono l’elezione diretta del Presidente della Regione con impossibilità di sostituire il presidente dimissionario o decaduto senza nuove elezioni. Ne consegue che il Consiglio regionale debba necessariamente adottare il provvedimento di decadenza, stante l’insanabilità della violazione accertata; la Giunta dovrebbe dimettersi e il Consiglio Regionale andrebbe sciolto.
Dubito fortemente che Alessandra Todde possa sul punto impugnare direttamente il provvedimento del Collegio di Garanzia. La sua opposizione, nell’immediato, potrebbe indirizzarsi solo contro l’ingiunzione di pagamento, comminata per le irregolarità che non comportano la decadenza. Per impugnare invece la dichiarazione di decadenza, dovrà attendere che questa sia formalmente pronunciata dal Consiglio Regionale. E se il Consiglio Regionale non provvedesse in ordine alla decadenza che opera di diritto? A questo punto ciascun elettore potrebbe promuovere l’azione popolare diretta, prevista dal testo unico degli enti locali, davanti al Giudice ordinario per far dichiarare l’intervenuta causa di decadenza.
Detto ciò, si impone una riflessione metagiuridica che riguarda la legge elettorale sarda, che non solo prevede soglie di sbarramento difficilmente accessibili per tutte le liste che non si coalizzano con il centro-destra e il centro-sinistra italiani, svilendo così l’Autonomia della Sardegna in quanto i suddetti privano di rappresentanza decine di migliaia di cittadini sardi che non si riconoscono nel sistema politico statale, ma prevede anche l’elezione diretta del Presidente della Regione. Un sistema presidenziale quindi, che lega le sorti della legislatura a una sola persona e che niente ha a che fare con una democrazia parlamentare.
Purtroppo questa legge elettorale è stata approvata per soddisfare gli appetiti di una classe politica autoreferenziale che non tollera le opposizioni e non aspira a un vero autonomismo, che garantirebbe da subito condizioni di vita migliori per tutti noi. Quanto alla Presidente Todde, espressione di un movimento politico particolarmente attento alle spese e agli scontrini, prenda atto dei suoi grossolani errori, quantomeno nella scelta dei propri collaboratori, e faccia un sollecito passo indietro. La Sardegna ha bisogno di un Governo autorevole che sappia intraprendere un confronto/scontro con lo Stato centrale per far valere il suo diritto di autodecisione sul suo territorio e sulle proprie risorse.
L’articolo che avete appena letto è stato scritto da Ariano Sollai, cagliaritano, avvocato penalista cassazionista e segretario di Progetu Repùblica.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento