16 Gen 2025

Esistono davvero mobili ecologici? Se sì, come sceglierli?

Scritto da: Valentina D'Amora

Mobili ecologici, sostenibili (davvero!) e rispettosi dell'ambiente: Esistono? Se sì, come sceglierli? Vediamolo più da vicino, tra certificazioni, legno rigenerato e second hand.

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Scegliere mobili ecologici, di qualità e sostenibili, soprattutto alla luce degli scandali recenti o dei conseguenti dubbi etici che sorgono leggendo alcuni dei report pubblicati in questi anni – come l’inchiesta di Greenpeace pubblicata qui –, oggi richiede un approccio più informato e consapevole rispetto al passato.

Partendo dal presupposto che il vero mobile ecologico è quello che esiste già – viva il second hand e il vintage, ma anche il restauro o la personalizzazione di mobili già in uso –, se si ha necessità di acquistare il nuovo una buona scelta è quella di orientarsi su mobili realizzati in legno massello, privi di colle e formaldeide e in generale più durevoli rispetto al truciolato o all’MDF, cioè i pannelli in Medium-Density Fiber, ossia in fibre di legno a media densità, molto usati perché facili da lavorare e anche perché non si sbriciolano, ma poco resistenti ad acqua e umidità e a rischio attacchi fungini.

mobili ecologici
Falegname. Foto tratta da Pixabay

Con in mano la bussola della sostenibilità in senso lato poi, anche supportare artigiani locali o mobilifici della propria regione riduce il proprio impatto, perché oltre a diminuire le emissioni di CO2 per il trasporto dei pezzi scelti, spesso si tratta di realtà che propongono prodotti artigianali, talvolta pezzi unici e in ogni caso di buona qualità.

Qui però restiamo a valle, mentre il punto è a monte: leggendo il nuovo report di Legambiente Bioeconomie delle foreste scopriamo che l’Italia è tra i più importanti produttori ed esportatori di mobili. Uno degli assi portanti del Made in Italy è il settore dell’industria manifatturiera, che però utilizza solo il 20% del legno proveniente dal prelievo nazionale – nonostante la Penisola sia coperta per il 40% da foreste – e importa dall’estero l’80% del fabbisogno nazionale di materie prime di origine legnosa, a scapito della filiera nazionale, della lotta alla deforestazione globale e al traffico illegale del legno.

Inoltre, secondo Legambiente, appena il 18% delle foreste ha un piano di gestione forestale vigente e solo il 10% di queste è certificata; senza contare la mancata vigilanza forestale delle istituzioni preposte. Il Governo italiano continua ad andare in una direzione sbagliata, come dimostra con la mancata attuazione e il rinvio del Regolamento UE 2023/1115 (EUDR), volto a frenare l’importazione di prodotti legati alla deforestazione. 

Le certificazioni non affrontano direttamente la problematica della deforestazione illegale

MOBIILI ECOLOGICI E CERTIFICAZIONI

Chi in questo momento è alla ricerca di brand affidabili per l’acquisto di mobili ecologici ed etici deve considerare alcuni aspetti importanti: innanzitutto quando si sceglie un marchio è importante verificare le pratiche di produzione per assicurarsi che i mobili rispettino tutti gli standard. Ecolabel, Cradle to Cradle o GREENGUARD attestano che i prodotti sono ecocompatibili e privi di sostanze nocive.

Scegliere marchi che offrono garanzie estese o opzioni di riparazione è un’altra accortezza a cui spesso si fa poco caso. Parlando di legno e derivati poi, è facile mettersi alla ricerca di certificazioni come FSC – Forest Stewardship Council e PEFC – Programme for Endorsement of Forest Certification schemes per il legno proveniente da foreste gestite in modo responsabile o altre etichette ecologiche riconosciute. Ma un logo apposto su una brochure può bastare per avere le garanzie che cerchiamo? A quanto pare no, quantomeno non sempre.

Lo scorso aprile infatti Greenpeace Europa centro-orientale ha pubblicato un’indagine proprio sulla filiera dei mobili del noto colosso svedese dell’arredamento. Dopo aver visitato le foreste vetuste in Romania, quelle cioè con alberi di età compresa tra 120 e 180 anni – alcune sono aree protette Natura 2000, cioè parte della rete europea di siti ecologici per la conservazione della biodiversità e degli habitat – e aver individuato alcuni siti di deforestazione, Greenpeace ha identificato i depositi dove il legname viene trasportato e lavorato.

mobili copertina
Soggiorno moderno. Foto tratta da Pixabay

La probabilità che all’interno dei mobili IKEA sia finito il legno proveniente da foreste vetuste è alto. Sono almeno 30 i prodotti provenienti da questi fornitori che sono stati individuati nei negozi IKEA di 13 Paesi, tra cui l’Italia. Come si legge sul sito di Greenpeace, la replica di IKEA non ha tardato ad arrivare. Infatti, secondo la multinazionale “le pratiche di approvvigionamento descritte nel report sono legali e conformi sia alle leggi locali, sia a quelle dell’Unione Europea, oltre a essere certificate dal Forest Stewardship Council“.  Se anche fosse vero che ciò che IKEA sta facendo è legale, non significa però che sia da considerare sostenibile.

LA CONTROVERSIA DELLE CERTIFICAZIONI

«Il rapporto Assemble the truth evidenzia un problema cruciale legato all’efficacia delle certificazioni ambientali, come FSC, nel prevenire la distruzione delle foreste ad alto valore di conservazione», sottolinea Martina Borghi, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace. «Sebbene queste certificazioni stabiliscano standard per la gestione forestale sostenibile, numerosi casi come quello di IKEA dimostrano che tali certificazioni non impediscono la deforestazione di foreste antiche o di grande valore di conservazione. Le indagini condotte da Greenpeace hanno rivelato che l’industria del legno certificato è ancora coinvolta in attività che minacciano ecosistemi unici, come le foreste plurisecolari dei Carpazi».

Le certificazioni FSC quindi non garantiscono la protezione totale delle aree forestali più vulnerabili? «No, perché se da una parte l’FSC promuove la gestione sostenibile delle foreste, permette comunque il taglio di foreste ad alto valore di conservazione, se queste sono gestite da enti locali che rispettano le normative minime di gestione. Nonostante le buone intenzioni quindi, la certificazione non affronta adeguatamente le problematiche legate alla tracciabilità e alla trasparenza delle filiere», ha proseguito Borghi. Un altro rapporto Greenpeace dimostra che la certificazione è uno strumento debole per affrontare la distruzione globale delle foreste e degli ecosistemi.

mobili ecologici
Legname. Foto tratta da Pixabay

Per un vero impegno verso la sostenibilità, che riguardi mobili ecologici e non solo, secondo Greenpeace le aziende devono andare oltre la certificazione e adottare misure dirette e trasparenti per garantire che i materiali utilizzati non provengano da aree ecologicamente sensibili o da pratiche distruttive. Le certificazioni ambientali devono essere migliorate, ma da sole non sono sufficienti a fermare la deforestazione. Il regolamento europeo per smettere di importare deforestazione (EUDR) rappresenta, quindi, una possibilità concreta di intervento. Tuttavia i recenti rinvii e la pressione derivante dall’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Mercosur rischiano di indebolire l’efficacia di questa normativa, rallentando gli sforzi per proteggere le foreste.

Certificazioni sì o certificazioni no, quindi? Come orientarsi? Le certificazioni ecologiche offrono certamente una base per migliorare la gestione delle risorse forestali, imponendo criteri per la protezione ambientale e la riduzione dell’impatto ecologico nella gestione forestale. In più possono stimolare una maggiore consapevolezza tra i consumatori riguardo l’importanza della sostenibilità nelle filiere, influenzando le scelte di acquisto verso pratiche più responsabili.

«Spesso però non sono in grado di prevenire in modo efficace la distribuzione di foreste ad alto valore di conservazione, come evidenziato da numerosi casi di foreste antiche abbattute nonostante la certificazione. Oltre a tutto questo, la mancanza di tracciabilità lungo tutta la filiera continua a rappresentare una debolezza significativa, permettendo l’ingresso nel mercato di legno proveniente da pratiche dannose per l’ambiente». Qual è il punto? «Le certificazioni non affrontano direttamente la problematica della deforestazione illegale», ha puntualizzato Borghi.

Per smettere di importare deforestazione (EUDR) Greenpeace sta sollecitando un’azione più decisa da parte dell’Unione Europea, attraverso il rafforzamento del Regolamento Europeo che obbligherebbe le aziende a garantire che i loro prodotti non contribuiscano alla deforestazione, vietando l’ingresso sul mercato comunitario di prodotti e materie prime legate alla distruzione delle foreste.

mobili ecologici
Tavole in legno grezzo per la realizzazione di mobili ecologici. Foto tratta da Pixabay
LIMITARE LO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE FORESTALI CON IL LEGNO RICICLATO

Detto anche rigenerato, il legno riciclato nasce da un processo di recupero di vecchi mobili ma anche di oggetti o strutture in legno, come le cassette di frutta e verdura o i bancali in pallet, gli scarti di altre lavorazioni, travi o pannelli di edifici dismessi. Dopo un processo che serve a eliminare i residui di carta, plastica o metallo, il legno viene “frullato” sino a trasformarsi in schegge, che poi vengono amalgamate con delle resine particolari. Il composto ottenuto viene poi pressato e tagliato a formare i pannelli da utilizzare grezzi in un nuovo edificio oppure lavorati per la realizzazione di mobili o pavimenti.

Pro e contro? Spesso il legno rigenerato è già ben stagionato, quindi meno soggetto a deformazioni; in più ogni pezzo è diverso grazie alle venature, alle imperfezioni e alle tracce dell’utilizzo precedente. Le criticità invece riguardano la provenienza del legno: in caso, ad esempio, di pallet usati, è bene essere sicuri che il legno sia stato trattato correttamente per evitare parassiti o tossicità. E poi se si acquista dell’usato bisogna controllare che il legno non abbia crepe strutturali o danni importanti.

Dove trovare mobili con legno rigenerato? In negozi specializzati e in alcune catene come Maison du Monde e Westwing che hanno in catalogo delle linee ecosostenibili con mobili realizzati proprio con legno riciclato oppure in falegnamerie che possono creare mobili su misura con il materiale richiesto. Houzz per esempio è una piattaforma che mette in contatto falegnami e artigiani locali con i clienti e poi ci sono Etsy, dove alcuni artigiani sono disponibili per collaborazioni sul proprio territorio, e ManoMano, dove spesso si possono trovare prodotti con legno massello di recupero.

Sì, ma quanto costano? I mobili in legno massello, che siano realizzati con legno nuovo o riciclato, tendono a non essere l’opzione più economica. La scelta del legno riciclato in generale può portare prezzi più alti rispetto a mobili in legno nuovo economico, soprattutto se sono realizzati artigianalmente o se il processo di recupero del legno richiede molto lavoro. Il valore aggiunto estetico e ambientale però spesso li rende la scelta preferita dalle persone più attente alla sostenibilità. Un buon compromesso può essere valutare mobili realizzati industrialmente ma con legno riciclato oppure acquistare da artigiani locali che offrono prezzi competitivi.

Per saperne di più, leggi gli articoli di Io rifaccio casa così e sull’abitare sostenibile.

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