Ivano Angelo Monti: “Unisco musica e tecnologia per parlare di nonviolenza”
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Milano, Lombardia - Ivano Angelo Monti è cresciuto con un bagaglio familiare incentrato su due discipline: la musica e la tecnologia, in particolare quella informatica. Sembra quindi quasi naturale che nella sua attività questi due mondi si siano legati, unitamente alla volontà di lanciare messaggi cruciali sul mondo in cui viviamo. Molti infatti lo chiamano Ajña, un nome sanscrito che significa “colui che vede al di là della cosa ovvia”. La sua vita è sempre stata un intreccio di esperienze profonde e riflessioni, con l’arte come compagna fedele.
Ivano Angelo Monti, la musica è davvero la guida e la musa ispiratrice per la tua famiglia?
Sono cresciuto con tre fratelli, ognuno con le sue complessità. Il primo, forse il più equilibrato, è un amante della musica che oggi suona e canta per le strade. Io, il secondo, mi sono sempre sentito diverso, a tratti strano, trovando nella musica e nella tecnologia digitale un canale per esprimermi, grazie anche alla mia formazione informatica. L’ultimo, un bravo ragazzo con piccole paranoie sul paranormale, ci ha lasciati un anno fa per complicanze di salute.
Hai avuto una vita e una infanzia difficile in seguito all’abbandono di tuo padre. Ma la musica è un autentico riscatto per te.
Io e mio fratello maggiore condividiamo un piccolo bagaglio musicale, probabilmente ereditato dalle difficoltà della strada in cui ci siamo ritrovati dopo l’abbandono di nostro padre. Questi lasciò mia madre a badare a tutta la famiglia senza alcun aiuto economico. La musica è stata il nostro rifugio e la nostra passione: Beatles, Rolling Stones, Uriah Heep, Led Zeppelin, The Doors, Jim Morrison, Van Halen, AC/DC, Queen, Santana e tanti altri riempivano le nostre giornate. Tanto che finii per lavorare nella discoteca rock più gettonata d’Europa, l’Odissea 2001.
Perché scrivi musica e che strumenti impieghi?
Io personalmente sono sempre stato incuriosito dalla tecnologia, affascinato dal suo potenziale. Quando lavoravo all’Odissea 2001, a Milano, ero tecnico del suono e sebbene mi abbiano proposto più volte di lavorare per i concerti ho sempre rifiutato per non rinunciare alla mia libertà di movimento e decisione.
La tecnologia, con computer ed elettronica, ti attirava al punto da spingerti a diventare informatico, con un particolare interesse per la parte creativa delle interfacce grafiche per app di ogni genere.
Esatto. In particolare, quando ho scoperto l’Intelligenza Artificiale ho voluto subito farne parte, specialmente nella creazione musicale, perché mi permetteva di esprimermi senza dover dipendere da altri, creando un modo unico per raccontarmi.
Ogni canzone è scritta da te, ogni tema, ogni storia. Come?
Molto spesso prendo ispirazione dai racconti di altre persone che trasformo in musica o rispondo a temi che leggo sui social, come mancanze di affetto o d’amore. Nella mia musica cerco di aprire il pensiero meditativo, offrendo una riflessione profonda e uno spazio per sentire davvero.
Quali sono i tuoi temi più importanti?
I miei testi affrontano una vasta gamma di temi, dalla profondità dell’animo umano alla giustizia sociale. Scrivo di amore, solitudine, speranza e ricordi, ma anche di problemi concreti come la superficialità dei social media, il rispetto per chi rischia la vita per gli altri e la lotta contro le disuguaglianze. Ogni brano nasce da un bisogno di comunicare qualcosa di autentico, di far riflettere o semplicemente di emozionare.
La musica per te è fonte di riscatto e creatività e voglia di vivere in questo mondo terrificante. Quale obiettivo ti proponi?
Mi piace espandere il mio progetto di Poche note possono bastare e trovare molte altre persone come me per portare avanti insieme il messaggio. Voglio creare un contenitore unico dove ognuno possa pubblicare la propria musica, rendendoci più forti e rompendo gli schemi imposti dalla società odierna. Un altro aspetto del mio progetto è scrivere musica su richiesta per chi non è capace di farlo, ma desidera urlare le proprie parole o pensieri.
Quali sono i principali canali di diffusione musicale delle tue bellissime creazioni sonore e canore?
Con il canale già presente su Spotify, Tidal, Deezer, YouTube e molte altre piattaforme, il mio obiettivo è consolidarlo e trasformare le vendite in un piccolo profitto per tutti gli autori coinvolti. È un progetto difficile, ma possibile se ci uniamo.
Perché hai scelto la musica come strumento e tramite di attivismo?
La musica è il mio attivismo. Credo che una canzone possa raggiungere il cuore delle persone più di mille discorsi. Certo, rispetto chi sceglie altre strade, ma per me l’arte è il mezzo più potente per ispirare cambiamento e riflessione. Una melodia, un verso, possono abbattere barriere e unire ciò che sembra diviso.
Che progetti ci sono nel futuro di Ivano Angelo Monti?
Per il 2025 ho in mente un progetto ambizioso: un canale musicale universale dove convergano brani moderni in arte Trap/Rap, Rock di ogni genere, Celtica, Folk, Hypnagogic Shoegaze e Lirica Pura. Voglio creare un contenitore per cantastorie che portino la voce della gente, valorizzino la lingua italiana ed esplorino una fusione tra musica e temi contemporanei e storici.
Questo progetto rappresenta per me una sfida, un modo per fare attivismo, sfruttando tutte le opportunità tecnologiche per raggiungere luoghi e persone dove prima era impossibile arrivare. È anche un sogno: portare la musica verso nuovi orizzonti, uniti come al fronte di una battaglia per la libertà, la pace, la giustizia sociale. La mia missione è continuare a cercare quelle note, quei testi e quelle armonie che possano fare la differenza nella vita delle persone. E il viaggio è appena cominciato.
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