9 Gen 2025

La storia dell’avvocata-imprenditrice agricola che fa economia solidale con beni confiscati alla mafia

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

A Castelvetrano c'è una cooperativa agricola che produce un'oliva tipica e che riunisce 40 soci. Una di loro è Valentina Blunda, che ci racconta la storia della cooperativa, fra imprenditoria etica e lotta alla mafia.

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Trapani - Certi luoghi si cristallizzano nella nostra memoria con immagini, episodi o personaggi non sempre positivi. Tra questi c’è sicuramente il paese di Castelvetrano, da sempre legato al nome del boss mafioso Matteo Messina Denaro che spesso ha oscurato le unicità e le bellezze di questo territorio. Proprio a Castelvetrano abbiamo incontrato Valentina Blunda, 49 anni, avvocata cassazionista e imprenditrice agricola nata e cresciuta nella Valle del Belice, co-protagonista di una storia di rottura e rivoluzionaria.

Dopo una parentesi ventennale è tornata nel suo paese di origine per occuparsi dell’azienda agricola che il padre aveva messo in piedi diversi anni prima. 24 ettari, tra uliveti (16) e vigneti (8), in un territorio peculiare con una cultivar speciale, la nocellara del Belice, da cui è possibile estrarre non solo l’olio ma anche olive da tavola, entrambi riconosciuti come prodotti DOP. Valentina ha cominciato a occuparsi dell’azienda a partire dal 2013 e sin da subito ha dovuto scontrarsi con alcune contraddizioni. 

imprenditrice agricola
Dalla nocellara del Belice si ricavano due prodotti: l’olio e le olive da tavola

«La produzione di olio ha un mercato molto vario e vasto e viene portata avanti in molte altre parti della Sicilia. La particolarità della nostra zona sono le olive da tavola. In questi anni abbiamo notato un forte divario tra chi vende e chi compra: il prezzo di mercato veniva stabilito da chi acquistava soprattutto per le olive da tavola che si producono solo qui. 2000 produttori vendevano a circa dieci aziende e alcune stabilivano anche il prezzo. Una sorta di oligopolio», racconta Valentina.

All’indomani di una grandinata avvenuta nel settembre 2022, che ha rovinato la maggior parte delle olive da tavola, parecchi agricoltori hanno cominciato a ribellarsi. Le olive da tavola per essere lavorate e lavorabili devono essere perfette esteticamente, ma nonostante la grandinata e una quantità ridotta di prodotto da vendere il prezzo non è variato. È così che Valentina, insieme ad altri 11 produttori, ha deciso di creare una cooperativa e cominciare a promuoversi diversamente. In un primo momento si sono focalizzati solo sul mercato dell’olio poi…

Valentina e gli altri soci, autofinanziandosi, hanno aperto uno stabilimento a Castelvetrano per la lavorazione delle olive da tavola

«Grazie anche all’incoraggiamento da parte della Direzione del Dipartimento Regionale Agricoltura abbiamo cominciato a partecipare a fiere internazionali, tra New York e Berlino, e ci siamo resi conto del grande valore delle olive da tavola, ovunque ricercatissime. In concomitanza con alcuni fatti di cronaca giudiziaria abbiamo deciso di aprire il nostro stabilimento di lavorazione delle olive da tavola, la Sicily Food Belìce Valley», continua l’imprenditrice agricola.

Sono accaduti anche altri fatti rilevanti dal punto di vista commerciale: un operatore americano ha cominciato a investire nel settore olivicolo proprio in questa località. Il prezzo dell’annata 2023 sia per l’olio che per le olive da tavola si è sbloccato. Alcune variabili, come la siccità e la diminuzione della produzione, hanno ulteriormente contribuito a questa nuova fase.

imprenditrice agricola
I soci della cooperativa Sicily Food Belice Valley

Valentina e gli altri soci hanno aperto lo stabilimento di lavorazione delle olive a Castelvetrano autofinanziandosi. Si sono aggiudicati all’asta dei beni confiscati alla mafia, una serie di attrezzature che avrebbero dovuto acquistare a un prezzo esoso. La prima annata è stata molto soddisfacente, hanno ottenuto il riconoscimento O.P. – che sta per organizzazioni di produttori – per le olive da tavola e da quest’anno avranno diritto a un contributo a fondo perduto, utile all’acquisto di altre attrezzature e al miglioramento dell’aspetto produttivo della lavorazione dei fusti, di quello logistico e di quello organizzativo dell’azienda. 

«La vendita dell’olio è avviata da tempo, con le olive da tavola siamo ancora nella fase del prodotto semilavorato, li vendiamo in fusti di 140 chili. Siamo molto soddisfatti, abbiamo incontrato il favore sociale: l’imprenditore che ci ha affittato lo stabilimento ci ha consentito di saldare le quote dell’affitto a campagna ultimata. L’impianto di calibrazione acquistato lo abbiamo pagato diversi mesi dopo grazie al favore dell’imprenditore che ce l’ha venduto».

«In generale abbiamo riscontrato il supporto della classe imprenditoriale per questa nostra iniziativa», sottolinea l’imprenditrice agricola. «Associare la cooperazione all’olivicoltura e farla in maniera sana sembra essere qualcosa di nuovo per questo territorio eppure noi non abbiamo inventato nulla, le cooperative esistono dal 1800 e molti concetti  dovrebbero essere già metabolizzati. Anche l’incontro con Giovanni e Davide di Made in Sicily ci ha aiutato molto, ma il punto di partenza è unico».  

olive da tavola
Valentina Blunda è imprenditrice agricola e tra i soci promotori della cooperativa Sicily Food Belice Valley

Insieme ai suoi 40 soci Valentina coltiva 330 ettari di uliveto di un prodotto unico e ricercato, una delle aziende più grandi della valle. Tra questi ci sono anche molti giovani, non ancora trentenni, che hanno deciso di ritornare alla terra e portare avanti le aziende di famiglia con produzioni rilevanti. Del resto, come dimostrano i rinvenimenti nel vicino Parco Archeologico di Selinunte di un rigoglioso uliveto nocellara del Belìce e delle antiche macine utilizzate per la spremitura delle olive, il legame tra il territorio e la pianta dell’ulivo è una tradizione che va avanti da secoli.

«È stato un processo lento. Quando abbiamo fondato la cooperativa non ne abbiamo dato notizia, oggi pratichiamo liberamente la nostra attività. Siamo arrivati nel momento in cui certi fatti stavano maturando. Ho anche fatto causa ad alcuni imprenditori locali lanciando un messaggio forte agli altri lavoratori del settore agricolo: noi abbiamo la forza, siamo i padroni delle olive e il diritto ci tutela. Nessuno aveva mai fatto causa per contestare e contrastare», conclude Valentina.

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