21 Gen 2025

Quando la realtà supera il mito: Gigi Riva, l’hombre vertical nel romanzo di Paolo Piras

Scritto da: Alessandra Ghiani

Il giornalista Paolo Piras racconta Gigi Riva intrecciando mito e realtà. Addentriamoci fra le pagine del suo ultimo romanzo, che celebra l’uomo e il campione, tra cronaca e lirismo.

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«La bara scivola verso il tramonto e intorno si fa un silenzio insensato, trattengono il fiato tutti insieme in trentamila, quarantamila, quanti sono, allora è vero, è successo davvero, è mortale, ed è morto»: l’epopea dell’Eroe, cantata dal cronista Paolo Piras nell’ottimo Vertical, il romanzo di Gigi Riva – edito lo scorso novembre da 66thand2nd –, comincia con il passo lento e commosso dell’addio al campione. Era il 22 gennaio 2024, «un giorno di sole rosso e vento tenue dal mare» che hanno salutato con la loro carezza il calciatore, l’uomo, il mito.

LUIS, IL PICCOLO RIVA

Le gesta dell’Eroe non nascono dal nulla; occorrono il lavorio del tempo, la lama affilata del dolore e della perdita, la sofferenza masticata e ingoiata a forza, la fame di rivalsa e l’avversione per i soprusi, uniti a un inscalfibile rigore morale. Come è noto, l’amore di Luigi Riva per il pallone è precoce, cresce con lui nel campetto dell’oratorio di San Primo a Leggiuno, quando Luis – così lo chiamavano fin da bambino – ancora non sa che quell’affinità gli cambierà, pur nell’inquietudine talvolta latente e altre volte manifesta che mai lo abbandonerà, l’esistenza.

Gigi Riva
Gigi Riva

Esasperato, dopo la morte del padre, dagli anni trascorsi in collegio – “carcere sociale per bambini, luogo di espiazione per un reato che non è reato, quello dell’indigenza” – e privato anzitempo dell’affetto non solo paterno ma anche materno, incrinato da una sorte matrigna che sembra volergli togliere tutto, Riva trova conforto nel calcio e nell’affetto delle sue sorelle, di Fausta in particolare.

L’UOMO OLTRE AL CAMPIONE

Il percorso di Luigi Riva – che diventerà per tutti Gigi Riva, “Rombo di Tuono” – è noto. Ceduto a sua insaputa dal Legnano, squadra di serie C, al Cagliari, allora in B, trasferitosi controvoglia in un’isola che tutti ritenevano covo di banditi e vera e propria “galera”, in terra sarda troverà una squadra, una famiglia e amici che non abbandonerà più.

In nome di quel legame inscindibile è altrettanto noto che Gigi Riva scanserà le lusinghe del denaro e le voci ammaliatrici delle grandi società di calcio che a più riprese cercheranno di accaparrarsi il suo tiro da fuoriclasse, restando fedele a sé stesso e a chi gli ha dato, camminandogli accanto senza turbare il suo bisogno di pace, motivi per restare.

gigi riva
A sinistra Celestino Tabasso e a destra, Paolo Piras – foto di Alec Cani
L’ARMATA BIANCA

La storia di Gigi Riva non può essere scostata da quella della squadra che più di tutte ha segnato un’epoca, quell’”Armata Bianca” capace di compiere prodezze in campo e di ritrovarsi negli anni anche fuori dallo stadio. Così Piras conduce il lettore alla scoperta di un sodalizio che conosceva il valore dell’amicizia e del sostegno reciproco, soprattutto perché molti di loro hanno scelto di vivere a Cagliari, “sardi per vocazione, sardi già da prima, sardi senza sapere di esserlo”, come Riva: Beppe Tomasini, Nené, Adriano Reginato, Mario Martiradonna, Ricciotti Greatti, Mario Brugnera, Cesare Poli.

Emergono le difficoltà di qualcuno e l’aiuto senza clamori degli altri, pronti a ricompattarsi in nome di un sentimento antico mai scemato; emerge l’onorabilità dei singoli, membri eterni di una compagine eterogenea eppure salda nei principi. Sullo sfondo, ma grande protagonista, Cagliari, che hanno scelto, che li ha scelti.

UN MONDO IN DIVENIRE

Accanto all’evoluzione di Riva, con le cadute e le risalite, Piras racconta i cambiamenti sociali di un’epoca. Costanti e inesorabili sono stati i mutamenti nella mentalità, nel costume e naturalmente nel mondo del calcio: è inevitabile per il lettore che ha vissuto almeno una parte di quel passato volgere uno sguardo malinconico ai tempi in cui essere contava più che apparire.

La fama esisteva, Gigi Riva ne ha conosciuto gli aspetti migliori e peggiori

La fama esisteva, Gigi Riva ne ha conosciuto gli aspetti migliori e peggiori, ma era una conseguenza delle sue gesta, non un fine da raggiungere senza guardare in faccia nessuno. Erano tempi in cui ci si costruiva una vita dignitosa, abituati a stare in piedi in campo e fuori, ché le sciagure che ti buttano a terra erano – e sono – altre.

HOMBRE VERTICAL

È tutto lì, in quell’essere dritti, verticali, come ricorda il titolo citando il nome dato a Riva da Gianni Mura. Metafora calcistica, certo, ma ancora di più esempio di statura morale: “Cantato come eroe, si fece eroe vero, sentì il bisogno di esserlo. Non si fece sciupare dalla realtà, che già lo aveva colpito così duro, e così presto. Di quell’epica si fece incarnazione dentro il campo; e così, mentre sacrificava carriera e denari all’altare del proprio mito, riuscì a prendere le distanze, in modo decisivo, dalle brutture del mondo di fuori”.

gigi riva

Piras si sofferma poi sul lavoro scrupoloso svolto da Riva come team manager della Nazionale azzurra. Un agire per lo più dietro le quinte, accanto ai giocatori, di cui diventa punto di riferimento irrinunciabile. Lui, uomo di lunghi silenzi e poche parole misurate, sapeva trovare quelle giuste per sostenere e far comprendere senza imporre insegnamenti.

GIGI RIVA: UNA STORIA NOTA, EPPURE NUOVA

“Cosa rimane da raccontare su Riva che non sia stato già detto?”, verrebbe da chiedersi. Lungi dal perdersi nel calderone delle tante opere dedicate al campione, “Vertical, il romanzo di Gigi Riva” si insinua nelle pieghe della storia personale e professionale dell’uomo senza dimenticare la grande Storia, in cui Piras incista la narrazione forgiandola con la misura del cronista e la grazia di un narratore d’altri tempi.

Affiorano nel racconto minuzie sulla personalità di Gigi Riva – compito arduo, considerando l’animo schivo del campione – e sul suo rapporto con le persone e i luoghi che era solito frequentare. Piras non trascura, ma anzi delinea con precisione, una cronaca quasi minuto per minuto delle partite più significative giocate dal calciatore nell’arco della sua carriera e lo fa con il piglio del poeta – i versi di Remundu Piras citati in esergo anticipano significato e significante dell’intera opera – sfruttando appieno le potenzialità di una lingua raffinata. Un tributo all’Eroe degno delle sue gesta, uno scritto di rara bellezza che si farà ricordare.

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