Ezen: un esperimento di coltivazione in acquaponica, riciclo e inclusione sociale
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Lecce, Puglia - Il rumore scrosciante dell’acqua attutisce tutti i suoni intorno. Bastano pochi passi per scorgere la cascata che con un breve salto si getta in una vasca ampia, attraversata da passerelle di legno da cui ammirare le piante intorno allo specchio d’acqua. Tra le foglie spunta anche la statua di un airone che ci riporta in un attimo nella calma di un lontano giardino zen. Sul cancello di ingresso due esemplari di carpa Koi in ferro si rincorrono idealmente formando lo yin e lo yang, simbolo della dualità.
Proprio a questo magnifico animale si è ispirato Christian Cupiraggi quando ormai sei anni fa ha immaginato il suo giardino, Ezen, parola di fantasia nata non a caso dall’unione di Eden e Zen. Da «concreto inesperto», quale si definisce con autoironia, appassionato di acquari ed ex responsabile commerciale di MediaWorld, Christian ha creato da zero un complesso impianto di acquaponica, servendosi di materiali di recupero e oggetti abbandonati.
Al suo fianco la moglie Erica Corrado, agente di commercio con una grande passione per le piante. La cooperativa sociale agricola Ezen nasce dai loro rispettivi interessi e dalla decisione di lasciare le proprie precedenti professioni e voltare pagina. Con la stessa caparbietà che contraddistingue la carpa Koi, protagonista indiscussa del giardino di Christian ed Erica, iniziano a studiare il funzionamento della coltivazione in acquaponica, dando vita a un esperimento senza precedenti in Puglia e con pochissimi altri esempi nel resto d’Italia.
COLTIVARE IN ACQUAPONICA
Ma cosa di intende per acquaponica? Si tratta di una tecnica di origini antichissime in cui l’acqua impiegata nelle vasche di allevamento dei pesci viene riutilizzata per irrigare le piante coltivate in serra. In un ciclo continuo, l’acqua non viene sprecata ma depurata e utilizzata sia per l’allevamento delle carpe che per la coltivazione di piante e ortaggi.
«L’acquaponica è un sistema del tutto sperimentale, conosciuto già dagli Aztechi migliaia di anni fa e praticato su delle zattere in acqua», racconta Christian. «Solitamente gli impianti di acquaponica si servono di filtri meccanici che migliorano la qualità dell’acqua in modo che possa essere utilizzata dalle piante stesse. Da Ezen lo facciamo esclusivamente attraverso dei filtri meccanici naturali, come le pietre, le piante stesse con la fitodepurazione e dei piccoli animali che assolvono a questa funzione, quali i gamberi e le lumache d’acqua».
Così il sistema di acquaponica garantisce non solo un notevole risparmio d’acqua, ma anche la produttività, dal momento che possono essere coltivati persino ortaggi e alberi da frutto. Ma quanto è stato realizzato a Ezen, in una vasca di circa 700 metri quadri va ben oltre l’obiettivo di creare un sistema autosufficiente basato sul riuso dell’acqua attraverso la depurazione costante a opera degli stessi organismi che lo popolano. «All’interno del nostro giardino, al contrario di quanto avviene solitamente negli impianti di acquaponica, le carpe Koi si accoppiano spontaneamente, come avviene in natura», spiega Christian.
Di solito negli impianti le carpe vengono stipate in vasche di plastica dove vengono fatte ingrassare per produrre attraverso gli escrementi le sostanze nutritive utili alle piante. «Le carpe Koi se non si trovano in spazi enormi che diano loro la sensazione di vivere in un habitat naturale non si accoppiano. E per far deporre le uova vengono spremute», prosegue Christian. «Da noi, anche grazie alla scelta maniacale degli organismi parte di questo sistema, ciò non accade e si riproducono da sole».
Da Ezen vivono migliaia di esemplari di carpa Koi, scelta come simbolo di questa realtà perché la ragione che l’ha resa sacra agli orientali è intimamente legata al progetto di vita di Christian ed Erica. Secondo la leggenda, la carpa è dotata di una forza di volontà inscalfibile. Christian ci tiene a sottolineare che garantire il benessere degli animali è una priorità: le carpe possono vivere molto a lungo e tutte quelle che abitano a Ezen muoiono di morte naturale. Alcune vengono vendute, ma i proprietari acconsentono alla vendita solo se sono sicuri che la loro nuova casa sarà altrettanto confortevole.
Ispirandosi a quella stessa caparbietà, Christian ed Erica hanno dato vita a un giardino incantato in cui persino il tempo sembra perdersi nel rumore costante della cascata. La tettoia con cui è stata realizzata la serra è un vecchio capannone che era stato destinato allo smaltimento, mi spiega Christian, mentre il parco giochi è realizzato unicamente con pneumatici dismessi. Vecchi frigoriferi sono stati trasformati in orti pensili per avvicinare alla terra anche chi non può camminare, mentre bottiglie in plastiche ospitano talee di ogni grandezza e specie. Da Ezen ogni cosa viene riciclata all’estremo.
DALLA TERRA ALL’ACQUA
Percorrendo le passerelle sospese sull’acqua è come viaggiare per i quatto angoli del pianeta, vista l’enorme varietà di specie vegetali. «Siamo partiti dalla scelta di piante cosiddette colonizzatrici, ovvero quelle specie vegetali che sono in grado di adattarsi bene a un nuovo biosistema – spiega Christian –, come ad esempio la menta acquatica e soprattutto il papiro, che grazie a una ricerca dell’università abbiamo scoperto essere una pianta straordinaria, in grado di assorbire i metalli pesanti. E quindi i nostri pomodori sono nichel free grazie alla convivenza tra queste specie vegetali».
Da Ezen si trovano innumerevoli piante officinali, ma anche ortaggi e alberi da frutto come il mango o il cosiddetto pomodoro delle Ande. La grande varietà di specie vegetali attrae molti curiosi, anche se l’obiettivo di Christian è soprattutto quello di valorizzare le specie autoctone, senza dimenticare l’importanza della stagionalità di frutta e ortaggi. «Quando è nato Ezen, erano solo cinquanta le specie certificate per vivere in un sistema di acquaponica – spiega Christian – oggi invece abbiamo scoperto che tutte le piante possono sopravvivere in acqua, se si previene il marciume radicale grazie all’azione ad esempio delle lumache acquatiche che vivono nel nostro stagno».
Il sistema di acquaponica realizzato da Christian ha sin dall’inizio suscitato l’interesse dell’Università del Salento, che ha dato vita a un laboratorio sulla sostenibilità del sistema alimentare e la compatibilità con l’ambiente urbano, proprio ispirandosi a una serie di progetti sull’acquaponica, tra cui Ezen. «L’80% di quanto ho imparato fino ad ora è frutto di errori ma soprattutto del confronto con gli altri, dei consigli di chi passa a trovarci. Anche molte delle piante che crescono in questo specchio d’acqua mi sono state donate perché soffrivano in appartamento, mentre qui sono tornate rigogliose».
UN GIARDINO PER TUTTI
Oltre a essere un sorprendente laboratorio a cielo aperto, Ezen è un atto d’amore di Christian ed Erica per loro figlia Matilda, una ragazza di straordinario talento artistico. Da quando hanno scoperto la sua disabilità non hanno mai smesso di immaginare uno spazio che fosse privo di barriere di qualunque tipo, dove chiunque potesse offrire il proprio contributo. Oltre alle attività per le famiglie e le scuole, da Ezen negli anni sono stati attivati diversi progetti di inclusione sociale, rivolti a migranti e detenuti a fine pena.
«La porta di Ezen è sempre aperta a chi vuole partecipare al nostro progetto, che non è rivolto unicamente alla disabilità – sottolinea Christian – ma ha l’obiettivo ambizioso di ritrovare una perfetta relazione con il sistema che ci ospita». Sembra quasi un’impresa irrealizzabile almeno quanto quella della carpa Koi che è riuscita a varcare la soglia del regno degli dei. «È qualcosa a cui penso costantemente e che racconto ai bambini e alle bambine che ci vengono a trovare», conclude Christian.
«Noi tutti viviamo su una straordinaria astronave che ci porta a 110.000 chilometri orari nell’universo e neppure ce ne accorgiamo perché c’è un perfetto equilibrio all’interno del sistema che abbiamo l’illusione di essere fermi. Per questo dovremmo rispettare ogni singolo elemento di questo pianeta astronave che ci ospita. E credo che nessuna disabilità o barriera debba dividerci e allontanarci da questo scopo che ci accomuna da sempre».
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