3 Gen 2025

Diritti dell’infanzia: dalle relazioni alla comunità educante, ecco come tutelarli

Scritto da: Elena Rasia

Un libro, frutto di un lavoro pluriennale di educazione e formazione, analizza una per una le strade da percorrere per garantire che i diritti dell'infanzia e umani in generale vengano garantiti.

Salva nei preferiti

In un mondo in continua evoluzione, dove i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sono più che mai al centro del dibattito sociale, il libro Accendiamo i diritti: percorsi e attività per educare ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di Guido Antonelli Costaggini e Alessia Maso si presenta come un’opera fondamentale. Con un approccio centrato sulle relazioni, gli autori offrono un quadro teorico e pratico per educatori, docenti e operatori sociali.

Ho parlato con Costaggini per esplorare le motivazioni che hanno portato alla scrittura di questo libro, le sue principali proposte e la rilevanza di un approccio educativo che pone al centro la persona, chiedendogli di condividere le esperienze e le intuizioni che emergono dal suo lavoro, invitando a una riflessione collettiva su come costruire un futuro più giusto e consapevole.

Come e quando nasce “Accendiamo i diritti: percorsi e attività per educare ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”?

Il libro arriva a valle di un percorso lungo 12 anni, da quando è nata la cooperativa EDI, che nel 2012 ha raccolto un gruppo di persone con competenze ed esperienze diverse intorno  al comune obiettivo di creare un polo formativo e educativo sui diritti umani per l’infanzia e l’adolescenza. Sono stati 12 anni di sperimentazione, contaminazione e crescita e a un certo punto, circa un anno fa, come gruppo ci siamo detti che ci “sentivamo pronte e pronti” per sistematizzare e condividere quanto avevamo appreso, anche come occasione e desiderio di confronto. 

Diritti dell'infanzia: dalle relazioni alla comunità educante, ecco come tutelarli
Guido Antonelli Costaggini
Ci sono state esperienze personali che vi hanno avvicinati alle tematiche riguardanti i diritti dell’infanzia?

È complicato rispondere a questa domanda perché sono tante le persone da considerare e non c’è una risposta unica. Quello che so è che molte di queste persone, se non tutte, a un certo punto della loro vita hanno scelto di lavorare in questo ambito, ma ognuna conosce il suo perché.

Per quello che mi riguarda è stata una scelta matura, nel senso che ho deciso di entrare in questo ambito quando già avevo superato i 40 anni – prima lavoravo sempre nel terzo settore, ma con le persone adulte. Ero padre da poco e mi stava per nascere il secondo figlio, l’esperienza genitoriale è quella che mi ha avvicinato alle tematiche dei diritti dell’infanzia, ho iniziato a guardare al mondo di bambine e bambini attraverso la lente della genitorialità.

Come si può migliorare la consapevolezza sui diritti dei giovani nelle scuole?

Attraverso poche ma fondamentali direttrici. La prima è la formazione del corpo docente, spesso molto competente sui contenuti ma meno sul come trasmetterli. Sottolineo questo aspetto perché è un tassello fondamentale per migliorare la consapevolezza dei diritti e per farli esercitare questi diritti, tutti e sempre, all’interno del mondo scuola. Se la persona adulta che a scuola dovrebbe essere di riferimento ed esempio per me studente è la prima che non riconosce i miei diritti, è difficile se non impossibile che io ne migliori la consapevolezza.

Diritti dell'infanzia: dalle relazioni alla comunità educante, ecco come tutelarli
Attività della cooperativa EDI sul tema dei diritti dell’infanzia

La seconda direttrice riguarda lo svolgersi di interventi educativi-formativi sul tema dei diritti dell’infanzia rivolti ai gruppi classe. Le dinamiche relazionali interne al gruppo classe inteso come gruppo di pari, costituisce il tessuto relazionale all’interno del quale posso acquisire consapevolezza dei diritti che mi spettano ma anche delle responsabilità che ho nel garantire l’esercizio degli stessi diritti alle altre persone.

Ci sarebbe poi anche molto da dire sulla qualità degli spazi scolastici in ottica di esercizio dei diritti dell’infanzia, basti pensare alle attività sportive o alla carenza di sicurezza di alcune strutture. Mi faccia solo dire che in questi anni abbiamo incontrato centinaia di docenti che svolgono un lavoro educativo e formativo di una qualità eccezionale, con passione e competenza, vero baluardo a difesa della scuola pubblica e della funzione educativa e socializzante che svolge come istituzione anche rispetto ai diritti umani.

C’è qualche approccio innovativo che vorrete raccontarci?

Torno al concetto di relazione tra le persone, che per noi è centrale perché centrali sono le persone e il valore che riconosciamo loro. Tutta la proposta formativa che presentiamo nel libro si costruisce sull’idea che non puoi veramente fare formazione ai diritti umani se non parti dal livello zero, ossia garantire alle persone l’esercizio dei loro diritti nel “qui e ora” dell’esperienza formativa che stai vivendo con loro.

Diritti dell'infanzia: dalle relazioni alla comunità educante, ecco come tutelarli
Attività della cooperativa EDI sul tema dei diritti dell’infanzia

Questa imprescindibile coerenza che vogliamo sempre avere tra i contenuti che portiamo – i diritti umani – e le modalità – in primis relazionali – che utilizziamo, unita al valore che riconosciamo ad ogni persone, sono i tratti che ci caratterizzano, se poi questo ci rende innovativi lo lascio dire alle persone con cui abbiamo condiviso l’esperienza formativa. 

Avete collaborato con altre organizzazioni per realizzare questo progetto? 

Come dicevo all’inizio il libro è frutto di un percorso lungo 12 anni durante il quale abbiamo lavorato insieme a scuole, organizzazioni del sociale, fondazioni, istituzioni locali, nazionali e internazionali e sempre abbiamo imparato qualcosa da questi incontri. Tra tutte le organizzazioni mi faccia citare solo Save the Children Italia, perché la cooperativa EDI è nata da quella storia e ha mantenuto un rapporto costante con Save, rapporto che è anzi cresciuto negli anni. Oggi siamo partner in molti progetti e questa collaborazione è per noi occasione per fare esperienze importanti, continuando a sperimentare e crescere, anche nel nostro approccio formativo.

L’esperienza genitoriale è quella che mi ha avvicinato alle tematiche dei diritti dell’infanzia

In che modo queste collaborazioni ne hanno influenzato il contenuto?

È come dicevo prima: la contaminazione per noi è un valore, apprendiamo qualcosa da ogni incontro, anche da quelli che vanno male e poi riportiamo tutto nella riflessione sul come tradurre gli apprendimenti in relazioni formative-educative coerenti con i diritti e quindi veramente efficaci.

Ci sono degli aneddoti che potreste raccontarci su come si sono modificate le percezioni dei diritti dell’infanzia e qual è stato il loro impatto all’interno della comunità? 

Questa domanda apre alla schizofrenia, al paradosso di questo momento storico. Da una parte negli ultimi vent’anni le proposte formative ed educative, nelle scuole e non solo, sui temi dei diritti umani sono molto cresciute, a indicare un interesse per l’argomento e producendo sempre maggiore consapevolezza tra ragazze e ragazzi.

Le stesse ragazze e gli stessi ragazzi che poi hanno restituita un’immagine del mondo adulto che da una parte non si impegna realmente a risolvere una crisi climatica che mette in dubbio il loro futuro e dall’altra continua sistematicamente a usare la guerra come strumento di risoluzione dei problemi tra le nazioni,  avvicinando geograficamente – almeno alle nostre latitudini – l’esperienza della guerra al quotidiano di ragazze e ragazzi. Più che raccontare un aneddoto è la descrizione di una disillusione.

Diritti dell'infanzia: dalle relazioni alla comunità educante, ecco come tutelarli
Attività della cooperativa EDI sul tema dei diritti dell’infanzia
Come possiamo favorire maggiormente un ambiente privo di pregiudizi in cui chi lo vive possa esprimere liberamente le proprie idee?

Attraverso la strutturazione di dinamiche relazionali rispettose, ossia che valorizzino tutte le persone che vi partecipano e quindi le diversità che ogni persona porta. Le relazioni se sono rispettose sono delicate, rifiutano ogni forma di linguaggio e comunicazione violenta, sono paritarie senza cancellare le differenze di ruolo, ma sono anche divertenti e giocose perché queste ultime due sono dimensioni educative e formative di cui a volte ci si scorda l’importanza. Per fare tutto questo devi come prima cosa crederci veramente, sentire sul serio che ogni persona ha valore e quindi ha i suoi diritti. Tutto il resto viene dopo, lo costruisci con l’esperienza, con lo studio, con il confronto.  

Qual è il ruolo delle associazioni, delle scuole e delle famiglie nel supportare le attività educative?

Sono tutti soggetti fondamentali di quella che oggi viene chiamata la comunità educante. È la comunità nel suo insieme che contribuisce alla crescita delle persone più giovani. Allora tanto maggiore è la collaborazione sinergica tra queste realtà, tanto più ognuna di loro vedrà valorizzato il suo ruolo educativo. Quindi per rispondere alla sua domanda direi che la questione è nello sviluppare la collaborazione perché poi  tutte ricoprono un ruolo importante, ognuna nel suo campo d’azione.

diritti5
Attività della cooperativa EDI sul tema dei diritti dell’infanzia
In che modo sarebbe possibile garantire la continuità del progetto?

La sostenibilità economica delle realtà del terzo settore è un tema enorme. I soldi servono per fare le cose, c’è poco da fare, non bastano competenze, volontà e idee. Se avessi la bacchetta magica farei due cose. Con la prima bacchettata cancellerei da tutti i bandi la parola “cofinanziamento”. Dopo tanti anni ancora non ne capisco il senso all’interno di percorsi che vorrebbero sostenere attività nel sociale, un non senso incoerente veramente difficile da comprendere. Con la seconda bacchettata diffonderei sempre più la scelta di social responsability effettuata da molte imprese, rendendo consapevolezza concreta e fattiva il ruolo che il profit ha e deve avere nel contribuire al benessere sociale e collettivo.

Idee per il futuro?

Tante! Per noi di EDI il libro è insieme un punto di arrivo che dice e ci dice: ci siamo, siamo questi. Ma è anche un punto di partenza, uno stimolo incredibile a volere andare avanti perché ci fa un po’ da specchio e dentro il ritmo frenetico del nostro lavoro ci costringe a fermarci, a guardarci, a pensarci e tutto questo è per noi fonte di continue idee, è fortemente propulsivo.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Biblioteca dell’Assunzione, il luogo dove si creare comunità facendo cultura
Biblioteca dell’Assunzione, il luogo dove si creare comunità facendo cultura

Perché si parla di indipendentismo in Sardegna?
Perché si parla di indipendentismo in Sardegna?

Villa Clara: le voci dal manicomio e la storia che non deve essere dimenticata
Villa Clara: le voci dal manicomio e la storia che non deve essere dimenticata

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Gioco d’azzardo: quasi 4 miliardi spesi sull’Isola – INMR Sardegna #59

|

Le sfide della mobilità urbana in Sicilia fra ritardi, disuguaglianze e poca decarbonizzazione

|

Diritti dell’infanzia: dalle relazioni alla comunità educante, ecco come tutelarli

|

Il ciclo dell’acqua: come funziona il sistema idrico integrato?

|

Corpo Celeste, il progetto di una coppia per rilanciare attraverso la natura un borgo di 18 abitanti

|

La divulgatrice vegana Carlotta Perego: “La cucina vegetale è appagante e creativa”

|

Un villaggio turistico al posto di un bosco? Il caso Vallestrieri

|

Raccontare il bullismo per cambiare la società: l’iniziativa “Diamoci del tu” nelle scuole sarde

string(9) "nazionale"