8 Gen 2025

L’assessore alla felicità Michele D’Alena: “La politica riscopra la relazione con i cittadini”

Scritto da: Fabrizio Corgnati

L'assessorato alla felicità istituito da un Comune del bolognese è lo strumento per generare partecipazione dal basso, coinvolgere i cittadini e sanare il rapporto fra persone e istituzioni, sempre più compromesso.

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Bologna, Emilia-Romagna - Non ci sono soltanto le arcinote competenze del Bilancio, dell’Urbanistica, dei Lavori pubblici: nei 7896 Comuni italiani gli assessorati con le deleghe più insolite sono a decine. Negli anni le cronache locali ci hanno raccontato, giusto per fare qualche esempio, le gesta di assessori alla Quotidianità di Legnano, alla Rapidità di Pesaro, alla Rivoluzione di Urbino, all’Estetica di Corbetta, perfino ai 15 Minuti di Roma. La fantasia al potere, è proprio il caso di dire.

Quello di cui vi voglio parlare stavolta è un assessorato che può suonare altrettanto inedito, anche se le sue intenzioni sono ben più serie. Più che da un’idea balzana e improbabile, nasce da una volontà di introdurre anche nei palazzi della politica una categoria centrale per la vita dei cittadini, ma della quale gli amministratori pubblici si sono finora occupati troppo poco: la felicità.

Il primo assessore d’Italia alle Politiche per la felicità – questa la dicitura formale – lo ha introdotto il Comune di San Lazzaro di Savena, 32.000 abitanti nella provincia di Bologna, e si chiama Michele D’Alena, 48 anni, veneto di nascita ma bolognese d’adozione da oltre un quarto di secolo, una compagna – Francesca – e un figlio – Tommaso – che di anni ne ha otto.

felicità
Michele D’Alena

L’assessore alla felicità si racconta così: «Lavoro in una fondazione del Comune di Bologna che si occupa di innovazione, collaborazione e partecipazione. In questa veste conobbi l’attuale sindaca Marilena Pillati che, dopo aver vinto le elezioni, mi ha proposto una nomina tecnica, proprio per seguire i temi di cui mi sono occupato in tutta la mia carriera professionale».

La felicità, per come la intende l’assessore, non è solo un argomento ideologico buono per riempirsi la bocca e chiamare gli applausi durante i comizi. Al contrario è una materia viva, nella quale affondare le mani. Non se ne può fare a meno del resto per costruire una politica che non si limiti a far quadrare i conti sui freddi bilanci istituzionali, ma che si occupi di tutto il calore dei sentimenti umani.

«San Lazzaro di Savena è la cittadina più ricca dell’Emilia Romagna, in termini di Isee, ma presenta molte differenze economiche e sociali», spiega D’Alena. «Parte del mio lavoro consiste nello studio degli indicatori del benessere, ma questo è solo l’inizio. Per la prima volta nella mia vita mi trovo dal lato del tavolo chiamato a prendere decisioni e ne sento la responsabilità. Quando ho proposto di ragionare sulla delega delle Politiche per la felicità, la mia idea era quella di provare a occuparmi dell’isolamento, a lanciare il messaggio che dobbiamo lavorare per aumentare la coesione e il capitale sociale».

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Michele D’Alena durante un incontro organizzato dalla Giunta

La scommessa è ardua, non possiamo nasconderlo, ma la posta in gioco è di quelle che valgono decisamente la pena: «I grandi mali del nostro tempo ci possono sembrare irrisolvibili eppure le risposte ci sono», è il riassunto, in una sola frase, dell’ottimistica filosofia che lo muove. Per provare a metterla in pratica bisogna ricominciare dai fondamentali, primo tra tutti dal concetto di comunità: «Oggi c’è una grande sfiducia, tutti gli indici ci restituiscono uno scollamento tra i cittadini e le forme tradizionali di partecipazione. L’ISTAT rivela che non ci si iscrive più alle associazioni di volontariato, ai sindacati, ai partiti. Tutti i presìdi culturali, sociali, educativi sono in crisi. Questo è il punto di partenza».

Ecco, abbiamo incontrato il primo malinteso nel quale spesso si inciampa quando pensiamo alla felicità. Ci illudiamo che sia un concetto egoistico, collegato al soddisfacimento dei nostri bisogni, al raggiungimento dei nostri obiettivi individuali. Ma questa è una visione troppo limitata: fin dai tempi di Aristotele sappiamo che l’essere umano è l’animale sociale per eccellenza, dunque non si può sentire veramente completo e appagato senza la relazione con gli altri. Questo è un aspetto rispetto al quale la politica può mettere in campo diverse pratiche molto interessanti e promettenti.

«Penso alle comunità energetiche, a quelle educanti, alla medicina di prossimità che torni a presidiare i territori – spiega D’Alena – ma anche al coinvolgimento attivo di tutte le fasce della società: ad esempio, gli anziani possono essere non solo utenti della sanità, ma anche portatori di cura a loro volta. Penso in generale a tutti gli strumenti che possono spingere le persone a esprimere le proprie idee, la propria creatività, il proprio aiuto reciproco».

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Il municipio di San Lazzaro di Savena

Una prova su strada la si è vista in occasione della recente doppia emergenza alluvione che ha colpito di nuovo l’Emilia-Romagna tra gli scorsi settembre e ottobre: «Ad esempio, l’amministrazione ha investito sulle chat di vicinato, le ha formate, si è messa in contatto con i coordinatori. In questo modo non ci siamo limitati a preallertare i cittadini via sms, ma abbiamo messo in moto il meccanismo del passaparola, che ha fatto il resto». Può sembrare poca cosa, ma anche grazie a questo strumento si sono potute salvare delle vite.

Se parliamo di relazioni però non possiamo aspettarci che i cittadini si mettano in gioco, se anche l’istituzione stessa non fa la sua parte, cioè se la classe dirigente non si spende per fare rete intorno a sé, invece di arroccarsi nella propria comoda e lussuosa torre d’avorio. «Il Comune deve cambiare approccio», mette in chiaro D’Alena.

«Il vero punto non è continuare a fornire servizi, tra l’altro con sempre meno risorse, ma collaborare, entrare in empatia con le persone, esser loro vicino emotivamente. Non può limitarsi a ordinare, comandare o controllare chi imbroglia, ma deve essere un vero e proprio attore relazionale, deve ascoltare i cittadini, farsi raccontare come vivono, anche chiedere loro aiuto e supporto. Deve modificare le parole con cui comunica: meno “urbanistica” e più “casa”».

Non si può credere nell’inclusione sociale se poi all’atto pratico vediamo tutto il contrario

Parlare come si mangia insomma, farla finita con il politichese per cercare davvero di farsi capire. Il bello è che quando smettiamo di pretendere che gli altri ci ascoltino e iniziamo a sforzarci noi di farci ascoltare, è proprio allora che iniziamo a scoprire che il nostro interlocutore ci sa comprendere più di quanto ci saremmo aspettati.

È proprio lo stesso favorevole stupore che ha vissuto anche il neo assessore alle Politiche per la felicità: «Quando abbiamo presentato questa delega avevo qualche dubbio, ovviamente. Ma mi sono reso conto che le persone l’hanno capita, a partire da quelle più umili, semplici, isolate, meno attive in politica, che del resto sono proprio quelle a cui voglio rivolgermi. Dico una cosa in controtendenza: ho trovato grande fiducia, aspettativa, apertura di credito nei confronti dell’amministrazione».

Per non sprecare questa positiva predisposizione della popolazione però occorre rispondere con un impegno concreto e onesto, che non faccia sentire le persone prese in giro per l’ennesima volta da un gruppo di politicanti interessati solo ai loro voti: «I cittadini sono disposti a fare la loro parte, a patto di non dar loro l’impressione che le decisioni siano già state prese sopra le loro teste, cioè che la partecipazione non sia semplicemente un rituale stanco».

michele dalena 3
Michele D’Alena

«In effetti, per tanti anni il loro potere decisionale è stato davvero molto scarso. Negli ultimi due decenni le biblioteche sono state chiuse, gli ospedali trasformati in aziende, le scuole rimaste congelate nell’organizzazione degli anni ’70. È chiaro che non si può credere nell’inclusione sociale se poi all’atto pratico vediamo tutto il contrario. Se invece si chiede un rapporto diretto, veritiero, che riconosca i cittadini come portatori di conoscenze e competenze, allora il cambiamento inizia ad avvenire realmente».

Se Michele D’Alena e la Giunta di San Lazzaro di Savena saranno davvero capaci di vincere l’impegnativa scommessa che hanno lanciato, solo il tempo ce lo dirà. Frattanto però continuiamo a seguirli con attenzione, perché in ballo non c’è soltanto la felicità dei residenti di una piccola cittadina emiliana, bensì un vero prototipo di amministrazione che potrebbe diffondersi sempre più in grande, il primo germoglio di un nuovo modo di concepire e realizzare la politica. Lo possiamo sintetizzare in una semplice quanto fondamentale formuletta: «Il nostro lavoro è stare negli uffici in Comune, ma anche tra la gente. E non solo per farci qualche selfie in campagna elettorale, ma tutti i giorni, per costruire una relazione».

Leggi anche l’intervista allo psicologo e formatore Matteo Rizzato, che misura la felicità.

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