Still I Rise e il modello educativo che offre agli “ultimi” le possibilità migliori
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Cesena, Emilia-Romagna -
“Crediamo che l’istruzione di qualità sia l’unica soluzione per costruire un mondo migliore per tutti. Per questo abbiamo democratizzato la scuola dell’élite offrendola ai più vulnerabili. Insieme poniamo fine alla crisi scolastica globale. L’educazione può cambiare il mondo, un bambino alla volta“.
Nicolò Govoni, fondatore di Still I Rise
In un lontanissimo passato, agli albori della specie umana, il passo decisivo che distinse l’essere umano dagli altri animali fu la capacità di utilizzare uno strumento non solo per la propria sopravvivenza, ma anche per generare altri strumenti. Fu l’inizio della civiltà. Allo stesso modo, un’organizzazione umanitaria che voglia innescare un vero cambiamento fornisce mezzi che diano accesso ad altri mezzi. È l’inizio di una nuova umanità che vada oltre le diseguaglianze sociali.
Dopo aver conosciuto Nicolò Govoni nel 2022, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, torniamo a parlarvi di Still I Rise, un’organizzazione nata nel 2018, sull’isola di Samos, in Grecia, nell’hotspot per migranti e richiedenti asilo più grande d’Europa. Nicolò, un ragazzo del ’93 originario di Cremona che in quel periodo si trovava proprio lì, vede con i propri occhi i tantissimi minorenni non accompagnati, fuggiti da guerre e violenze in Siria, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo e Camerun.
In poco tempo insieme ad altre due volontarie decide di fondare una scuola di emergenza completamente gratuita rivolta proprio ai bambini migranti che, oltre al percorso scolastico, offrisse accoglienza e pasti caldi. Lo scopo è stato fin da subito favorire l’integrazione nella comunità locale e l’inserimento nella scuola pubblica greca. Dal 2018 a oggi Still I Rise ha continuato ad aprire scuole di emergenza in tutto il mondo – Siria, Yemen, Repubblica democratica del Congo e molti altri luoghi – collocate in contesti volatili, perché in situazioni di guerra.
Oggi vogliamo raccontarvi come si è evoluta l’organizzazione in questi anni. Quest’anno propone un progetto rivolto a insegnanti ed educatori delle scuole italiane per portare in classe temi importanti come la cittadinanza attiva e sensibilizzare i più giovani sui temi della migrazione e l’accoglienza. Ne abbiamo parlato con Valentina Zanasi, referente regionale per i volontari dell’Emilia Romagna, che abbiamo incontrato a settembre al Macrolibrarsi Fest, il festival del cambiamento sostenibile.
Valentina, oggi parallelamente alle scuole di emergenza ci sono anche scuole di eccellenza Still I Rise?
Sì, quelle scuole che normalmente sono rivolte alle élite, Still I Rise le ha rese completamente gratuite e accessibili a tutti. Alcune sedi si trovano in Kenya e Colombia, proprio adesso stiamo inaugurando una nuova scuola in India e il prossimo anno anche ne apriremo una anche in Italia. In queste scuole il livello di educazione fornito è altissimo: si tratta infatti di istituti internazionali che a fine percorso permettono agli studenti di ottenere il baccalaureato, un riconoscimento che apre l’accesso ai migliori college del mondo.
C’è un metodo formativo Still I Rise?
Sì, la particolarità è che queste scuole non portiamo semplicemente istruzione a coloro che la società considera gli “ultimi”, ossia migranti, orfani e bambini in condizioni di estrema criticità, ma proponiamo un metodo educativo che promuove il pensiero critico e creativo, in cui lo studente è veramente al centro. Ogni insegnante è un facilitatore che supervisiona la classe ma lascia all’alunno il ruolo di vero protagonista del processo di apprendimento.
Ogni scuola poi è “casa”: non è solo bella, ma è anche accogliente, confortevole, dotata di spazi comuni dove poter socializzare con i coetanei e in cui ci si sente davvero ascoltati e valorizzati. L’ultimo pilastro del metodo Still I Rise è il pensiero globale: la scuola in cui crediamo libera anziché imprigionare. Il nostro obiettivo ora è espandere questo metodo anche in Italia e ovviamente in più luoghi possibili del mondo.
Qual è il criterio con cui si selezionano gli aspiranti alunni da poter iscrivere a questi percorsi?
La selezione viene operata dallo staff presente in loco insieme alla direzione della scuola, tutte persone radicate nel territorio di riferimento, che conoscono bene le famiglie e chi meglio si può adattare ed essere inserito serenamente. In più ci possono essere iscritti provenienti da zone diverse. In Kenya, per esempio, nella scuola internazionale di Nairobi, costruita in uno slum – ovvero una baraccopoli – ci sono sia ragazzi del quartiere che studenti arrivati da altri Stati africani. In generale la decisione di come formare le classi viene sempre presa in team.
Adesso l’intenzione è quella di realizzare una scuola anche in Italia in territori difficili, dove ci sono alti tassi di dispersione scolastica?
Il luogo è ancora in fase di decisione, presumibilmente sarà in sud Italia ma si sta ancora valutando. Si rivolgerà anche in questo caso a bambini migranti, rom e ragazzi in condizione di fragilità, adottando lo stesso criterio di tutti gli altri Stati. Anche qui i bisogni sono tantissimi e le necessità sono le più diverse.
In che modo scegliete poi l’edificio fisico in cui realizzate le scuole?
Still I Rise nei vari Paesi affitta o acquista degli edifici adeguati che ristruttura completamente e lì inserisce le scuole. In Colombia, per esempio, la struttura è stata comprata; l’idea in Italia è quella di cercare una ex scuola in disuso da rinnovare.
Come si può far parte dello staff educativo di Still I Rise?
Ora si tende ad assumere insegnanti originari del luogo o comunque disposti a trasferirsi. Proprio per evitare un secondo trauma a bambini che hanno già vissuto in contesti molto difficili, l’organizzazione non accetta più volontari occasionali che vanno via dopo 2-3 mesi, ma seleziona solo persone che possano restare in loco per tutto il ciclo scolastico. Una volta selezionati, vengono formati al metodo educativo di Still I Rise per gettare le fondamenta di una scuola più efficace e più umana.
Dal 2022 a oggi: qual è il bilancio di questi primi quattro anni di attività?
Sta andando molto bene, Still I Rise sta diventando una realtà sempre più grande che si sta strutturando e attira tanti nuovi volontari. L’ultima campagna per realizzare una scuola in India, che aveva un obiettivo di 200mila euro, in un mese ci ha permesso di raccogliere più del doppio della cifra stimata e questo è un buonissimo segno. L’organizzazione, è bene precisarlo, non accetta donazioni da governi e organizzazioni sovranazionali ma opera solo attraverso donazioni private secondo il “modello 100%”: tutti i fondi raccolti vengono destinati ai progetti e niente di quanto viene raccolto finisce nella gestione più spicciola, per esempio nel pagamento degli stipendi degli operatori.
Anche le scuole italiane possono prendere parte a qualche iniziativa di Still I Rise?
Sì, iscrivendo la propria classe al progetto INSIEME, un programma attraverso il quale gli insegnanti possono sensibilizzare bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni sui temi della migrazione, dell’accoglienza, del lavoro minorile e del diritto all’istruzione. Il programma aiuta gli educatori a stimolare la comprensione e la responsabilità sociale.
Siamo ormai giunti alla terza edizione di questo progetto educativo che prevede tre moduli: il primo si chiama Informazione e si rivolge solo agli educatori; Sensibilizzazione invece è rivolto a studenti ed educatori insieme. Il modulo numero 3 si chiama Progetti e si articola su uno di questi tre percorsi pratici a scelta: un percorso di lettura, in cui si legge uno dei libri di Nicolò, se ne discute in classe e a fine anno si incontra di fotografia e uno di cittadinanza attiva, che si integra molto bene nel curriculum scolastico di educazione civica che ogni scuola ha inserito.
Una novità proprio di questi giorni è la nascita dell’ecosistema Still I Rise: ce lo spieghi?
Ogni studente che frequenta una scuola Still I Rise può scegliere una delle varie sedi “dell’ecosistema” per fare un’esperienza di studio o di lavoro all’estero. Nicolò ci ha raccontato che un ragazzino che aveva conosciuto anni fa in un orfanotrofio in India, per esempio, adesso lavora come cuoco nella scuola in Kenya. È un’opportunità per spostarsi e conoscere realtà diverse. Può sembrare “normale”, ma è tutto ciò che un bambino migrante o un orfano senza alcuna possibilità economica non potrebbe mai sperimentare.
Come ci si può unire a voi?
Si può diventare volontari e fare attività di sensibilizzazione e raccolta fondi, organizzando eventi nati dalla propria creatività o partecipare a iniziative già esistenti, allestendo una piccola bancarella con i gadget dell’organizzazione e i libri pubblicati da Nicolò. Chiunque può farlo: sul sito c’è un form da compilare per unirsi agli oltre 400 volontari in Italia.
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