La scuola steineriana di Colle Val d’Elsa, dove crescere non è (solo) acquisire competenze
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Siena, Toscana - Una realtà storica. Il progetto educativo di scuola steineriana di Colle Val d’Elsa – in provincia di Siena – gestito dall’associazione La Formica è da circa vent’anni un punto di riferimento per le famiglie del territorio senese. E non solo, dato che chiacchierando con gli abitanti del posto si scopre come molti genitori si trasferiscano nella zona proprio per approfittare dell’offerta didattico-pedagogica di questa cellula educativa.
Il progetto, che conta circa ben 140 bambini e ragazzi, si rivolge a diverse fasce d’età, per seguire in modo completo e armonico lo sviluppo e la crescita dei fanciulli, secondo il metodo pedagogico concepito dal teosofo austriaco Rudolf Steiner, il cui pensiero è caratterizzato dall’unione fra scienza e spiritualità. «C’è un tempo per ogni cosa. Senza forzature, assecondando gli stadi di sviluppo del bambino», ci spiega Paolo Gigliotti, maestro di musica e presidente dell’associazione, che ci accoglie e ci fa da guida, alla scoperta della scuola e della sua filosofia.
Il percorso proposto all’interno della scuola steineriana inizia con l’asilo Casa del Sole, per continuare con il secondo settennio – dalla prima all’ottava classe, per un ciclo che corrisponde a elementari e medie – nella Libera Scuola Michelangelo. Da due anni infine si sono aggiunte la nona e la decima classe, per dare ai ragazzi più grandi l’opportunità di continuare il percorso, una volta concluso il secondo settennio.
Attraversato l’ampio giardino – preludio agli ambienti scolastici indoor e sede, in un angolo apposito, di un punto di scambio di prodotti del gruppo di acquisto solidale condiviso dai membri – iniziamo la visita dell’edificio dalle aule dei ragazzi più grandi. «Dalla prima all’ottava si tende ad avere un maestro di classe che generalmente porta tutto quello che è la conoscenza adatta all’età, a eccezione di alcuni aspetti – la musica, l’arte, qualche volta la falegnameria, il lavoro manuale, la ginnastica –, per i quali ci sono maestri specifici. Dalla nona classe in poi non è più così. A 15 o 16 anni i ragazzi richiedono percorsi più specialistici, per i quali si cercano figure esperte».
C’è infatti un tutor-confidente che si assume il compito di essere un punto di riferimento e relazionarsi con gli allievi per assicurarsi che tutto vada bene. «Per il resto – prosegue Paolo –, si lavora per epoche, ovvero per periodi di tempo prestabiliti, con diverse figure in successione: un’epoca di informatica, ad esempio, per un mese o un mese e mezzo con un professore. Dopodiché, si passa ad altro, come un’epoca di forestazione, durante la quale i ragazzi tagliano rami, creano sentieri, ripuliscono, lavorano duramente per vedere i frutti del loro operato, accompagnati da un altro esperto. Tutto in un’alternanza di figure che sappiano dare loro quello di cui hanno bisogno in questa nuova fase».
Esplorata questa prima area, ci spostiamo negli ambienti dell’asilo della scuola steineriana. Un luogo fuori dal tempo che mescola incanto, semplicità, ordine e quiete, complici i colori e i materiali naturali di cui sono fatti arredi e giocattoli. «Nell’asilo la base è l’ambiente. L’incanto che si ha quando si entra non è casuale, è il risultato di un lavoro specifico. La cura dell’ambiente è fondamentale per le maestre del nostro asilo. La pulizia, l’ordine, la bellezza e il calore generano nei bambini del primo settennio un elemento educativo molto forte per la salute e la genesi della loro anima».
«La cura dei giochi, la capacità di proporre e di dare soltanto oggetti e materiali sani, strumenti che sviluppano una fantasia pratica tramite l’uso di piccole cose che devono essere completate: tutto questo serve allo scopo. Le bambole, ad esempio, non hanno mille particolari, in modo da poter essere caratterizzate liberamente. I fanciulli imparano a realizzarle in sesta classe e ogni tanto si organizzano corsi per i genitori, durante il fine settimana, perché possano crearle a loro volta. Durante le riunioni maestri-genitori, spesso invece di parlare si fa qualcosa insieme».
Le riunioni – ci viene raccontato – non sono dunque momenti per valutare l’andamento della classe, ma occasioni per accrescere se stessi come genitori. Vere e proprie lezioni durante le quali si affrontano temi quotidiani dal punto di vista steineriano, antroposofico. «Soprattutto nel primo settennio, ma anche in seguito, le forze che dominano il bambino sono forze imitative dell’adulto, quindi quello che ritrovi in tuo figlio è lo specchio di te stesso e di quello che vive in casa».
Questo noi teoricamente lo sappiamo, lo confermiamo, ma più difficile è saperlo “lavorare”, soprattutto in veste di genitore, mi spiega Paolo: «Si tratta di un lavoro che va fatto artisticamente, con l’arte di non prendere le cose in modo diretto, ma di essere periferico. È un allietare la propria anima, non concentrandosi sul problema, ma dedicandosi ad altro: cantando, suonando, o tessendo qualcosa, tu già stai migliorando te stesso. Non soltanto a livello intellettuale, ma in un modo che i bambini possono capire e condividere».
Nella scuola steineriana di Colle Val d’Elsa, l’asilo in particolare è un ambiente nel quale respirare e sperimentare questo stato di “continua volontà attuata”. «A volte chiedo di poter passare qualche ora qui. Non faccio nulla, mi rendo invisibile. Però mi aiuta: mi immergo in questo mondo dove non c’è nulla di esplicitato, solo – come dicevamo – volontà attuata. È bellissimo, si sperimenta un momento di grande leggerezza».
«Per le maestre invece della scuola steineriana – sottolinea Paolo Gigliotti – stare in questa sorta di coscienza meditativa perenne è un lavoro enorme, estenuante interiormente. Un esercizio di presenza che tiene le parole al minimo e permette al bambino di vivere il più possibile lo stato che ha quando gioca: quando è in un altro mondo e non si accorge dell’adulto. Per i nostri bambini, che sono sempre più svegli, sempre più attenti a ogni cosa, preservare questo momento di gioco è molto importante perché fa bene, li rigenera, dà loro forza per il futuro».
Mentre proseguiamo “il viaggio” nelle stanze della primaria della scuola steineriana e nei rimanenti ambienti – dall’aula polivalente, alla falegnameria, al grande spazio esterno sul retro – chiediamo a Paolo di riassumerci i principi fondanti dell’offerta formativa della scuola. Approfittiamo inoltre del suo doppio ruolo di maestro e di padre di due studenti per farci raccontare i maggiori benefici che riscontra nei bambini.
«Personalmente non invito mai nessuno a iscriversi a scuola perché ritengo sia un percorso che deve essere scelto consapevolmente. Ai genitori viene richiesta tanta forza: ci sono da fare le pulizie, ciascuno è chiamato a condividere le proprie competenze per migliorare la scuola. In cambio però vedi i tuoi figli. Vedi che i bambini non vengono caricati di sovrastrutture intellettuali fuori luogo, ma l’intelletto viene sviluppato attraverso un corretto e sano sviluppo della loro anima».
Come sottolinea Paolo riferendosi all’approccio della scuola steineriana, «si tratta di un percorso educativo, non istruttivo. Pensando alla scuola, capita spesso che ci si concentri solo sull’elemento dell’istruzione, ma i nostri figli sono anche “altro”. Quindi se sanno fare le potenze, ad esempio, ma poi io genitore/educatore non so comunicare o relazionarmi con loro, non so porre loro i giusti limiti per poter crescere in modo sano e potere poi dispiegare le ali nel mondo…».
«Se non vedo i principi base dell’essere dell’individuo che ho davanti, che non è una mia riproduzione ma è un essere a sé, che senso ha tutto quanto?», si chiede Paolo in conclusione. «Io vedo i miei figli con tutti i loro limiti e sento che possono fare il loro percorso con il loro maestro perché non vengono spinti, ma accolti. In un certo senso si tratta della possibilità di far respirare l’anima dei nostri figli. Lasciarli respirare e quindi crescere, senza pensare che la crescita sia soltanto una acquisizione di competenze matematiche, linguistiche, nozionistiche, intellettuali di vario tipo. È anche quello, certamente, ma non solo».
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