23 Dic 2024

I rifiuti elettronici sono un grosso problema. La soluzione? Riparare invece che ricomprare

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Progetti come The Restart Project contribuiscono ad alimentare la cultura e le politiche che sostengono la riparazione, perché "il telefono più sostenibile è quello che abbiamo già in tasca". Ne abbiamo parlato con Ugo Vallauri.

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Come riportano i dati dell’Unione Europea, i rifiuti elettronici sono una delle categorie di rifiuto in rapida crescita. La quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nell’UE è passata da 7,6 milioni di tonnellate nel 2012 a un picco di 14,4 milioni di tonnellate nel 2022. Come testimoniano anche i numeri si cambiano pc, smartphone, elettrodomestici, prodotti elettronici ed elettrici, in Italia conosciuti anche come RAEE, con una facilità spregiudicata e spesso incosciente. Simboli di una modernità sempre a passo con i tempi che vengono gettati dopo essere stati utilizzati perlopiù per un breve periodo. 

Con l’entrata in vigore nel 2012 della direttiva RAEE (2012/19/UE) si è registrato un incremento graduale degli obiettivi di raccolta dei rifiuti elettronici, passando da 3 milioni di tonnellate nel 2012 a 4,9 milioni di tonnellate nel 2021. Ma ancora non è sufficiente: oggi meno del 40% di essi viene riciclato. Le politiche di riciclo variano da un paese all’altro, anche per questo serve un ripensamento complessivo di come usiamo o consumiamo le cose e soprattutto di come le progettiamo. 

rifiuti elettronici
Ugo Vallauri, Ashoka Fellow e co-fondatore di The Restart Project, si batte per la riduzione di produzione dei rifiuti elettronici

Chi è abbonato a Italia che Cambia ha potuto ascoltare l’intervista di Daniel Tarozzi per il podcast Soluscions a Ugo Vallauri, Ashoka Fellow e co-fondatore di The Restart Project, una fondazione con sede a Londra che da oltre dieci anni si batte per il diritto alla riparazione e per “aggiustare” il nostro rapporto con l’elettronica, proprio su questi temi. Uno sguardo lucido che con azioni concrete ispira e contribuisce a un cambiamento sistemico in Europa e nel mondo, riconnettendo il saper fare a una visione che rifiuta i rifiuti e crea connessioni e opportunità di imparare gli uni gli altri

Gli spunti proposti da Vallauri fanno riflettere molto sulla poca conoscenza e sulle poche domande che ci poniamo rispetto alla nostra quotidianità, in questo caso rispetto agli oggetti per noi più consueti. Il nostro smartphone di ultima generazione, super performante e con telecamera all’ultimo grido, così come tutti gli altri dispositivi elettronici, elettrici e grandi elettrodomestici, si realizzano con materie prime che sono sempre più spesso al centro di contese e guerre commerciali: controllarli significa controllare il futuro dell’economia globale.

Il telefono più etico è quello che abbiamo in tasca

Molti minerali rari provengono da paesi che spesso violano i diritti umani. I rifiuti elettronici non sono solo un problema ecologico, prolungare il loro ciclo di vita, riciclarli e riusarli fa bene all’ambiente e a molto altro. «Negli ultimi anni si è sancito per legge che si parli di diritto alla riparazione, ma rispetto alla quantità del problema c’è ancora tanto da fare. La velocità con cui i nuovi prodotti vengono pensati, l’avvento dell’intelligenza artificiale e la lentezza legislativa dell’Europa – che resta la parte di mondo più avanzata perché è l’unica a chiedere ai produttori che le cose si costruiscono per essere riparate –, complicano il quadro», ha commentato Ugo Vallauri durante la chiacchiera con Daniel Tarozzi. 

La legge a cui fa riferimento è stata approvata nell’aprile 2024: si tratta della riforma del regolamento sul cosiddetto “diritto alla riparazione”, che punta a rafforzare tale diritto. Riparare sarà più semplice e conveniente rispetto all’acquisto di nuovi prodotti più costosi. «Abbandonare una mentalità proiettata al riparo non è ben visto da tutte le case produttrici, ma al contrario sarebbe necessario anche per ri-creare connessioni con le piccole medie imprese che hanno interesse a fare servizio di comunità».

rifiuti elettronici
Grazie a Restart Project molte persone riescono a riparare diverse apparecchiature evitando di produrre rifiuti elettronici

«Potrebbe essere utile ridurre il costo della riparazione attraverso una diminuzione del costo pagato dal consumatore tramite fondi finanziati da una tassazione chiesta alle case produttrici per smaltire i prodotti a fine vita», prosegue Vallauri. «Bisogna inoltre considerare i vari tipi di riparazioni. C’è chi recupera pezzi di seconda mano di buona qualità rispetto a quelli compatibili ma di bassa qualità. Intorno a questo tema ruotano davvero gran parte delle sfide del mondo contemporaneo».

Con la nuova misura europea, tra le varie cose, i venditori saranno obbligati a dare priorità alla riparazione durante il periodo di garanzia legale, se questa è più conveniente o uguale in termini di costo rispetto alla sostituzione di un bene. I consumatori avranno il diritto di richiedere la riparazione di prodotti quali lavatrici, aspirapolveri e smartphones anche dopo la scadenza della garanzia e per facilitare la ricerca dei centri di riparazione più vicini verrà lanciata una piattaforma europea con sezioni dedicate a ogni Paese. Inoltre ai consumatori verranno offerti incentivi per riparare i prodotti piuttosto che sostituirli con nuovi

Si tratta di misure che aiuterebbero anche i circa 400.000 riparatori oggi presenti in Italia, una categoria sempre più rinsecchita. Negli ultimi anni, grazie anche a progetti come quelli di Ugo Vallauri, un numero crescente di persone vuole contribuire a evitare montagne di rifiuti elettronici cercando il modo di riparare i RAEE, ma c’è anche chi sceglie di acquistare oggetti rigenerati di ottima scelta – solitamente prodotti aziendali che vengono cambiati nel giro di poco.

rifiuti elettronici
I rifiuti elettronici non sono solo un problema ecologico

«Se c’è una tale quantità di prodotti rigenerati, che di fatto sono nuovi, dobbiamo chiederci in quale altro modo va rallentato questo processo di costante upgrade. È necessario allungare il più possibile il primo ciclo di vita degli oggetti. Il fatto che si tratti di prodotti rigenerati non deve essere una giustificazione a un acquisto continuo. Io dico sempre che il telefono più etico è quello che abbiamo in tasca», conclude Vallauri.

Questi sono solo alcuni dei temi trattati nel podcast Soluscions e una tra le tanti voci di un’Italia che cambia che, ogni giorno, costruisce un sistema che non induce nuovi bisogni, che non rendi schiavi di futili upgrade e di un consumo forsennato lontano dai veri valori di qualità e di crescita. Al contrario promuove una società che è comunità, in cui il sistema macroeconomico non innesta lotte ma sostegno e com-partecipazione.

Ascolta la puntata di Soluscions dedicata ai rifiuti elettronici:

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Anteprima: https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2024/12/vallauri-soluscions-breve.mp3
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Name: Smartphone, pc, elettrodomestici: ripararli è possibile con “The Restart Project” – Soluscions #4
Autore: Daniel Tarozzi
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