Rewild, il collettivo di giovani siciliani che contrasta gli incendi e sostiene la biodiversità
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Palermo - «Agiamo localmente come facilitatori del e per il territorio, per contribuire a stimolare la consapevolezza e imparare a rivalutare la bellezza che abbiamo intorno». È così che Enrico Guzzo inizia a parlarmi del Collettivo Rewild Sicily, nato ufficialmente a luglio del 2023, ma attivo da diversi anni con parecchi progetti. Insieme a lui Salvatore Bondì, Luisa Sausa e Hanna Rasper, quest’ultima una designer tedesca trapiantata a Palermo. Oltre a una formazione naturalistica, i “magnifici quattro” condividono la voglia di contribuire alla costruzione di una cultura di comunità capace di dare il giusto valore alle persone e all’ambiente. La loro azione è come quella degli enzimi, acceleratori di processi per una maggiore consapevolezza.
GLI INCENDI
Alcuni dei progetti pensati dal Collettivo Rewild Sicily sono localizzati nel Comune di Altofonte, vicino Palermo. Qui – attraverso un progetto finanziato dal Sicily Environment Fund, una fondazione che sostiene le migliori iniziative ambientali e di conservazione per preservare e ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi in Sicilia – è stata coinvolta la comunità locale per sviluppare un piano di controllo del territorio nel contrasto agli incendi, promuovendo la gestione sostenibile del paesaggio e le pratiche agro-pastorali tradizionali. Tra i fattori che contribuiscono all’espansione degli incendi in Sicilia ci sono anche infatti l’abbandono dei paesaggi e la perdita di conoscenza locale sulle pratiche tradizionali di gestione del territorio.
«In natura l’incendio avrebbe anche una funzione di pulizia se avvenisse ogni 100-150 anni, ma se ripetuto ogni anno e in qualsiasi momento dell’anno, come dimostrano i dati satellitari, tutto cambia. C’è alla base un problema culturale e sociale. Quanto accaduto nel luglio 2023 non ha eguali e dovrebbe farci riflettere. Nessuna zona della Sicilia è stata esclusa, le fiamme sono arrivate fin dentro le città. Grazie a questo progetto verranno adottati approcci partecipativi per l’identificazione delle misure di pianificazione e gestione. Un progetto pilota da replicare anche altrove», continua Enrico.
Apprezzare la bellezza intorno a noi significa anche lasciarsi sorprendere dalla capacità di rinascita che la natura svela anche quando sembra tutto perduto. Un’attitudine da cui trarre insegnamento. «La Riserva Moarda nel comune di Altofonte ha subito un grosso incendio nel 2021 causando la perdita di una buona parte di bosco a leccio e una parte a pineta. Ci vollero giorni per spegnerlo».
«Nel 2023 è stato ulteriormente compromesso dagli incendi di luglio, ma nel periodo intermedio tra i due anni le querce avevano ripreso a crescere raggiungendo un’altezza di oltre un metro e mezzo. Il suolo è come una banca, spesso pensiamo che bisogna ripiantumare per portare una nuova vita, invece i semi si conservano per comparire quando trovano le condizioni migliori», sottolinea Enrico.
REWILD, UN CONCETTO A 360 GRADI
I soci e le socie hanno scelto volontariamente di costituire un collettivo per partire dal basso e coinvolgere tutti e tutte, anche la classe politica, introducendo il concetto di “rewild”, che non è solo conservazione della natura, delle piante o degli animali. Una visione che abbraccia e intreccia indistintamente tutto e tutti, proprio come la ragnatela di un ragno.
Il Collettivo Rewild Sicily sta studiando e sostenendo anche la rimozione delle barriere nel fiume Pollina, insieme al Cirf – Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, per migliorare la connettività dell’habitat e sostenere l’anguilla europea in via d’estinzione. Il Pollina, un esempio chiave di fiume temporaneo mediterraneo, si estende per 34 chilometri dalle sue sorgenti al mare, coprendo altitudini elevate e importanti aree naturali.
Nonostante l’elevata qualità ambientale complessiva del fiume, le barriere vicino alla foce interrompono le dinamiche idromorfologiche, influenzando la permanenza dell’acqua e la disponibilità di habitat per l’anguilla e altre specie. Il progetto mira ad affrontare la mancanza di dati esaustivi sulle barriere e a promuovere i vantaggi della rimozione delle barriere ai decisori e al pubblico, creando un precedente per i futuri sforzi di ripristino fluviale in Sicilia e oltre.
Tra gli altri progetti c’è anche CyberTrackers indigeni della Sicilia, un’occasione per raccogliere conoscenze ecologiche locali da e con i custodi del territorio: cacciatori, pastori e lavoratori forestali. “Categorie” apparentemente molto distanti tra loro sono state invitate a un dialogo, ognuno con il proprio bagaglio di conoscenza e la propria visione. Un progetto per i custodi locali del territorio con formatori internazionali e un workshop di integrazione finale che ha coinvolto ricercatori, esperti, mondo accademico, ONG e decisori.
LA SITUAZIONE IN SICILIA
La Sicilia ha un potenziale enorme per le azioni di rewild, ma – secondo il Collettivo – mancano due fattori essenziali: un database per le popolazioni di fauna selvatica che sia qualitativo, aggiornato e di libero accesso per creare strategie di gestione del paesaggio di impatto e una cultura “pro-rewild” praticata dal pubblico, dai ricercatori e dai decisori.
«In tutti i nostri progetti ci rivolgiamo agli abitanti del territorio per proporre soluzioni valide e alternative alle strategie usate negli anni. I nostri nonni lavoravano i campi e si prendevano cura di questa terra, la gestivano e amavano. Ridurre lo spazio per una maggiore rendita eliminando piante e alberi non è stata la scelta migliore, le conseguenze sono ormai evidenti a tutti. In passato dal bosco e dalla terra si ricavava ciò che serviva per vivere, oggi non più. Serve guardare al passato, non per regredire, ma per rendersi conto di ciò che funzionava e aveva ottimi risultati. Per ridurre al minimo i danni e amare e rispettare i territori», conclude Enrico.
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