12 Dic 2024

Di quanta energia rinnovabile abbiamo davvero bisogno in Italia?

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti

Secondo le stime, gli impianti eolici dovranno quintuplicare e quelli fotovoltaici più che decuplicare entro il 2050. Ma non sarà così semplice.

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La transizione energetica, ovvero il passaggio ad una produzione di energia quasi interamente da fonti rinnovabili, è una delle sfide più complesse e urgenti del nostro tempo e porta con sé molti interrogativi. Se sulla necessità di abbandonare le fonti fossili la comunità scientifica è ormai concorde (lo è il 99% degli scienziati, secondo un rapporto del 2023 del Climate Action Tracker), su come attuare questa transizione restano diversi dubbi. 

In questo articolo parleremo di:
La sfida dell’elettrificazione
Gli obiettivi al 2030 e 2050 per le rinnovabili
Il mix energetico delle rinnovabili in Italia
L’importanza della rete di trasmissione
L’ipotesi della riduzione dei consumi

LE SFIDE DELLA TRANSIZIONE E DELL’ELETTRIFICAZIONE

Dove installeremo tutti gli impianti di energia rinnovabile che servono? Chi lo deciderà? E come saranno ripartiti gli utili? Qual è un impatto ambientale “accettabile” e quando invece i contro superano i pro?

Come punto di partenza, prima di addentrarci in ragionamenti più complessi, è necessario mettere le basi “numeriche” di questo ragionamento. Quindi analizzare i dati e capire – a partire dalle stime più affidabili di cui disponiamo – di quanta energia rinnovabile avremo davvero bisogno.  

La transizione energetica non riguarda solo la sostituzione delle fonti fossili con rinnovabili, ma implica anche elettrificare settori chiave come trasporti, riscaldamento, industrie pesanti e cucina, attualmente alimentati da combustibili fossili.

Questo significa ripensare interi sistemi: auto a combustione saranno sostituite da veicoli elettrici, caldaie a gas da pompe di calore, e i processi industriali dovranno adattarsi a tecnologie alimentate da elettricità o idrogeno verde.

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Un parco eolico offshore e altre turbine sullo sfondo

In sintesi, oltre a produrre più energia pulita, sarà necessario trasformare il modo in cui consumiamo energia, rendendolo compatibile con un sistema basato esclusivamente sulle rinnovabili.

RINNOVABILI: GLI OBIETTIVI AL 2030 E AL 2050

Attualmente, il fabbisogno energetico nazionale è di circa 300 TWh/anno di elettricità. Ma come abbiamo visto, questo valore non tiene conto di tutti i settori che vanno ancora elettrificati.

Per le stime sui consumi energetici e le fonti di produzione, il principale documento a cui possiamo fare riferimento è il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), un piano di decarbonizzazione che ogni paese Ue ha dovuto presentare e in cui spiega come intende garantire i propri impegni climatici. 

Secondo l’ultima versione del PNIEC (luglio 2024) al 2050 la domanda totale di energia elettrica in Italia è stimata fra i 550 e i 580 TWh. 

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Name: Eolico, fotovoltaico, pompe di calore: quanta e quale energia produrremo in futuro
Autore: Andrea Degl'Innocenti
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Il piano prevede che le fonti rinnovabili copriranno almeno l’80% della domanda elettrica entro il 2050, il che corrisponde a circa 460 TWh di energia rinnovabile. Con un passaggio intermedio al 2030 in cui le fonti rinnovabili dovranno essere in grado di generare circa 230 TWh di elettricità.

Questi obiettivi sono considerati dal governo in linea con l’impegno dell’Italia verso la decarbonizzazione e la transizione energetica sostenibile, anche se hanno suscitato qualche critica da parte di diverse organizzazioni e studiosi perché ritenute poco ambiziose, oltre che per aver incluso la fissione nucleare nel mix energetico di transizione (ne parleremo presto, ma non qui).

La crescita prevista del consumo di elettricità è la risultante di una maggiore efficienza energetica, che ridurrà i consumi in alcuni settori e dell’aumento della domanda derivante dall’elettrificazione di altri settori, in particolare:

  • Veicoli elettrici, che sostituiranno progressivamente quelli a combustione.
  • Pompe di calore per il riscaldamento e raffrescamento delle abitazioni.
  • Idrogeno verde, per decarbonizzare i settori industriali più difficili da elettrificare.

Il PNIEC tuttavia non tiene conto di alcune novità. In particolare del consumo energetico crescente dei data center, i luoghi fisici che ospitano i computer su cui vengono eseguiti i calcoli e sono immagazzinati i dati di tutto il mondo digitale. Secondo un report della International Energy Agency del 2024, la domanda di elettricità dei data center a livello globale potrebbe raddoppiare entro il 2026, trainata dalla crescita dell’Intelligenza artificiale, aggiungendo un consumo elettrico pari a quello dell’intero Giappone.

Per facilità, consideriamo qui la stima del PNIEC come sommariamente attendibile.

QUALE MIX ENERGETICO DI RINNOVABILI?

Partiamo da qui e immaginiamo di voler produrre 466 TWh/anno da rinnovabili. Che vuol dire? Facciamo due conti.

Nel 2023 abbiamo prodotto, secondo Terna, 116,6 TWh di elettricità da fonti rinnovabili. Dovremmo all’incirca moltiplicarla per quattro, per raggiungere gli obiettivi del 2050. Ma non tutte le fonti rinnovabili possono crescere allo stesso modo. 

Alcune fonti, come quella idroeletttrica, si stima che resteranno stabili perché hanno già raggiunto la loro capacità massima e inoltre soffriranno dell’aumento della siccità causata dai cambiamenti climatici.

Altre cresceranno lievemente. Le biomasse, ovvero il legname o colture usate essere bruciate o per produrre biogas, dovrebbero provenire soprattutto dal recupero dei residui agricoli e forestali, evitando conflitti con l’uso alimentare delle risorse. La geotermia è una tecnologia piuttosto difficile da scalare, ha costi elevati e può essere realizzata solo in aree geologicamente predisposte.

Quindi il grosso del lavoro dovranno farlo fotovoltaico ed eolico, i cui processi produttivi sono ben avviati a livello globale e su cui tutti i paesi del mondo stanno di fatto puntando per la transizione energetica. Queste due fonti insieme dovrebbero coprire circa il 70% della produzione energetica nazionale.

Fotovoltaico ed eolico inoltre sono due fonti considerate piuttosto complementari, con il primo che produce di più nei mesi estivi e il secondo in quelli invernali. 

Nel grafico qui sotto si può osservare la progressione delle fonti rinnovabili prevista dal PNIEC.

Come si può osservare, l’eolico dovrebbe passare dai 21 TWh nel 2022 ai 110 nel 2050, quindi all’incirca quintuplicare. 

Mentre il fotovoltaico dovrà passare dai 28 TWh nel 2022 ai 350 nel 2050, quindi parliamo di moltiplicare per 12 la quantità di pannelli fotovoltaici presenti nel nostro paese. 

L’IMPORTANZA DELLE RETI DI TRASMISSIONE

Oltre all’installazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile, un ruolo fondamentale lo giocheranno le infrastrutture di trasporto e scambio dell’energia. L’energia rinnovabile, infatti, è spesso prodotta in aree lontane dai centri di consumo e in modo intermittente, il che rende indispensabile una rete elettrica robusta ed efficiente.

Esempi già operativi sono il cavo sottomarino tra Italia e Malta, in funzione dal 2015, o quello con la Grecia, che consentono lo scambio di elettricità con i due paesi. 

A livello europeo, si stanno sviluppando piani per una super-rete energetica europea, con cavi ad alta capacità che colleghino i principali poli produttivi e consumatori di energia rinnovabile. Questa rete permetterebbe di sfruttare al meglio le diversità climatiche: ad esempio, l’Italia potrebbe esportare energia fotovoltaica prodotta in estate verso i paesi del Nord Europa e importare energia eolica nei mesi invernali.

In questo contesto, i cavi sottomarini o transfrontalieri rappresentano un’infrastruttura chiave. Senza un sistema di trasmissione internazionale efficiente, l’energia prodotta rischia di essere inutilizzabile in momenti di picco, rendendo vano l’investimento nelle rinnovabili. Per questo, oltre a potenziare la produzione, sarà indispensabile investire nella modernizzazione e nell’espansione delle reti di trasmissione.

POTREMMO CONSUMARE MENO ENERGIA?

Per concludere il nostro ragionamento è utile chiedersi: ma non potremmo consumare meno energia? Molti degli impatti devastanti dell’essere umano sul Pianeta sono dovuti a un consumo di energia enorme, che potrebbe facilmente essere ridotto mantenendo comunque standard di vita elevati.

Come affermava già qualche anno fa in un articolo George Monbiot, il columnist del Guardian fra i più conosciuti giornalisti ambientali al mondo, l’accumulo di ricchezza e l’aumento dei consumi da parte dei più ricchi sono tra le principali cause dei danni ambientali. Ridurre gli sprechi di chi – siano persone o intere società – consuma troppo, potrebbe essere, sulla carta, una strategia vincente per compiere una transizione energetica che riduca al minimo l’impatto ecologico.

Ma fare ciò significa cambiare radicalmente i nostri modelli economici, la distribuzione della ricchezza, ripensare i sistemi produttivi, uscire dal consumismo e abbandonare il capitalismo, superare l’ideologia della crescita economica. Tutti processi necessari e probabilmente inevitabili, che stanno maturando un consenso scientifico sempre maggiore e iniziano a farsi strada anche nella sfera politica (si veda a tal proposito il paper Crescita senza crescita economica dell’Agenzia Europea per l’Ambiente). Ma che richiedono tempi inevitabilmente più lunghi rispetto all’urgenza della crisi ecologica. 

Le tante crisi ecologiche in corso sembrano mandarci un segnale chiaro: non si può aspettare che il sistema cambi per compiere la transizione energetica, né si può aspettare di aver fatto la transizione energetica per cambiare il sistema. Una sfida nella sfida è dunque quella di tenere insieme due livelli di cambiamento: uno più lento, profondo e strutturale e uno più rapido e compatibile con ciò che il sistema può fare nella sua struttura attuale. 

Nonostante le sfide, ci sono già processi in atto ed esempi concreti che dimostrano come si possa trovare un giusto equilibrio fra interessi diversi. Questi interrogativi sono alla base della serie di puntate di Io non mi rassegno + dedicate all’energia del futuro (INMR+ è il nostro podcast dedicato ad abbonate ed abbonati di Italia che Cambia) e di alcuni articoli che pubblicheremo nei prossimi mesi. 

Calendario delle puntate di Io non mi rassegno + sull’energia del futuro:
23 nov – Eolico, fotovoltaico, pompe di calore: quanta e quale energia produrremo in futuro?
14 dic – Idrogeno, fra realtà e greenwashing
18 gen – Nucleare, dalla fissione alla fusione: quanto (e quando) potrà aiutarci
15 feb – Fotovoltaico e eolico, fra urgenza e rispetto dei territori

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