Patrizia Nadal: ” Ecco perché ho scritto un libro per raccontare la mia vita di persona con disabilità”
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Treviso, Veneto - Nel panorama letterario italiano contemporaneo, il libro di Patrizia Nadal – Parole che mi raccontano – emerge come un’importante testimonianza di resilienza e speranza. Sin dalla nascita Patrizia ha una disabilità motoria congenita. Su questa sua condizione ha saputo costruire una vita personale e professionale: dopo essersi laureata in Scienze dell’Educazione, il suo percorso accademico si è arricchito con un master in Disabilità e interventi inclusivi, seguito da un perfezionamento in bioetica.
Oggi Patrizia Nadal lavora come impiegata nei servizi sociali comunali, dove utilizza la sua esperienza e la sua sensibilità per promuovere l’inclusione delle persone con disabilità. La sua passione per l’educazione la spinge inoltre a sviluppare progetti mirati a sensibilizzare gli studenti di ogni ordine e grado su queste tematiche fondamentali. La sua esperienza personale di vita come persona con disabilità si può invece approfondire nel suo libro ed è proprio partendo da esso che le abbiamo chiesto di raccontarci il percorso che l’ha portata a scriverlo e il messaggio profondo che desidera trasmettere ai lettori.
Patrizia Nadal, cosa ti ha spinto a scrivere “Parole che mi raccontano” e qual è il messaggio che desideri trasmettere ai lettori?
In un tempo di bilanci personali avevo avvertito la necessità di ripercorrere le tappe del mio cammino esistenziale per cercare di prendere coscienza di ciò che avevo realizzato, ma anche degli obbiettivi che non ero riuscita a raggiungere. Ho iniziato a raccontare la mia esperienza di persona con disabilità senza avere la certezza iniziale di riuscire ad arrivare alla pubblicazione di un libro ma con la consapevolezza che la scrittura, in modo particolare quella autobiografica, possiede un importante potere terapeutico che, seppur a tratti doloroso, mi ha aiutata a mettere a fuoco le potenzialità e i limiti del mio carattere e della mia personalità.
La mia passione per la lettura, oltre che per la scrittura, mi ha spesso portata a leggere autobiografie di persone con disabilità e la conoscenza delle loro esperienze e delle loro storie mi hanno aiutata ad affrontare più serenamente la mia quotidianità, insegnandomi qualcosa di utile per la mia vita. Questa passione mi ha sempre fatto percepire un forte sentimento di empatia nei confronti degli autori che leggevo e delle loro storie di vita, così ho provato a immaginare che anche il racconto della mia esperienza potesse rivelarsi un utile strumento di riflessione personale. Spero che attraverso le mie parole si possa cogliere i miei desideri di vivere, conoscere e instaurare relazioni significative.
Quali esperienze personali hai deciso di condividere?
Nella mia vita ho sempre attribuito grande importanza alle parole, quelle che io rivolgo agli altri come pure quelle che gli altri mi dicono, ecco perché ho accolto il suggerimento di un amico dando questo titolo al libro. Come afferma John Austin nel suo libro Come fare cose con le parole, parlare e scrivere significa fare qualcosa, con le parole attribuiamo dei significati precisi alle cose e al mondo che ci circonda.
Come ho raccontato nel testo, spesso mi sono state rivolte parole o frasi che mi hanno ferita, facendomi sentire a disagio. Sono convinta che per creare relazioni positive con e tra gli individui sia necessario possedere una terminologia adeguata al fine di non ferire le altrui sensibilità individuali, ecco perché mi sono soffermata abbastanza a parlare dell’importanza di usare una terminologia rispettosa delle persone, finalizzata a non ferire le altrui sensibilità.
Nel testo ho cercato di raccontare l’importante valore che ho sempre attribuito agli affetti familiari e alle amicizie, evidenziando il fatto che questi affetti hanno saputo accogliere e valorizzare la mia condizione di persona con disabilità, aiutandomi a superare gli ostacoli e le difficoltà che la vita talvolta mi ha presentato facendomi migliorare come persona. Alcuni capitoli li ho dedicati alle mie esperienze scolastiche e lavorative, soffermandomi sull’importanza della formazione e dell’occupazione quali occasioni di crescita individuale e personale.
In quasi tutti i capitoli ho cercato di far emergere il grande valore che ho sempre attribuito al concetto di autonomia e autodeterminazione, due aspetti molto importanti nella vita di ogni persona, indipendentemente dal fatto che sia chiamata o meno a sperimentare una condizione di disabilità. Ho inoltre trattato in maniera abbastanza approfondita la tematica della riabilitazione, un’attività importante poter alleviare i dolori e le rigidità del mio corpo che mi accompagna e mi accompagnerà per tutta la vita. In un capitolo ho voluto raccontare la mia passione per i viaggi e come la dimensione del viaggio si sia rivelata un’importante opportunità per conoscere paesi, persone e culture nuove e per superare i miei limiti.
L’ultimo capitolo l’ho dedicato alla sessualità, una tematica che ho trattato in maniera forse un po’ troppo sbrigativa, senza approfondire adeguatamente i contenuti. È forse da questa tematica che mi piacerebbe ripartire con un approfondimento di altri scritti o di altri studi perché ritengo sia una sfera fondamentale seppur delicata e, a volte dolorosa, nell’esperienza umana, che spesso viene maggiormente trascurata. Come ho scritto nel libro: il bisogno di amare, di essere amati e di approcciarsi all’altro sesso è uno dei bisogni primari di ogni individuo, qualsiasi siano le sue condizioni fisiche, psichiche, intellettuali.
Quali sono i temi principali che affronti nel tuo libro e perché sono importanti per te?
Come ci insegna la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, chiunque, in un contesto sociale non inclusivo, può definirsi persona con disabilità. A partire da questi presupposti ritengo che il mio libro possa diventare uno strumento utile per comprendere in maniera empatica i limiti fisici e psicologici che la condizione di disabilità mi ha posto, come pure le varie potenzialità che mi ha permesso di individuare. Una persona che ha letto il mio libro, mi ha fatto notare come il racconto della mia esperienza l’abbia fatta riflettere su se stessa e sul rapporto con il suo corpo e i con suoi limiti, questo feedback mi ha fatto percepire un senso di benessere.
Nel testo ho anche affrontato la tematica della riabilitazione, attività fondamentale per il recupero funzionale e il mantenimento dall’autonomia. Mi farebbe molto piacere se il mio libro, in modo particolare i capitoli dedicati alla riabilitazione, venissero letti e presi in considerazione dagli studenti dei corsi di laurea in fisioterapia e terapia occupazionale. È con questi ultimi che mi piacerebbe aprire un dialogo e un confronto facendo conoscere i miei pensieri. Ho fatto questa proposta ai docenti ma ancora non mi è stata offerta una possibilità di incontro.
Hai trovato difficoltà nel raccontare alcune parti della tua vita? Come hai gestito queste emozioni durante la scrittura?
Raccontarmi, mettere nero su bianco il mio vissuto non è stato facile, prima di tutto perché mi ha richiesto di ripercorrere con la memoria esperienze a tratti dolorose della mia vita che probabilmente non ho ancora accettato, in secondo luogo perché, non essendo una scrittrice, ho incontrato molte difficoltà nel tradurre il mio pensiero in parole. Talvolta ho avvertito il limite di non riuscire a individuare i termini giusti e uno stile narrativo adatto. Proprio per questo mi sono ritrovata a scrivere e riscrivere alcuni capitoli all’infinito senza sentirmi soddisfatta del mio lavoro. La stesura del testo ha richiesto quasi cinque anni, con lunghi tempi nei quali non riuscivo ad affrontare il file e non sapevo come procedere.
Le critiche che ricevo, in particolare dai miei familiari, talvolta mi hanno gettata nello sconforto psicologico. Devo ammettere che l’anno della pubblicazione non è stato molto positivo: il forte desiderio di portare a termine il progetto di pubblicazione mi ha tolto quella tranquillità e lucidità mentale che forse mi sarebbero state utili per mandare in stampa un lavoro più approfondito e migliore. Se potessi tornare indietro probabilmente rimanderei i tempi di pubblicazione con la speranza di riuscire a migliorare il mio stile narrativo.
Come pensi che il tuo libro possa contribuire a sensibilizzare il pubblico sulle esperienze delle persone con disabilità?
Delle amiche, docenti di italiano e di scienze umane nei licei e nelle scuole secondarie inferiori, hanno fatto leggere il mio libro ai loro studenti e poi mi hanno invitata a incontrarli per discutere assieme delle tematiche presentate ed è stata una buona occasione per sensibilizzarli. In seguito, grazie alle docenti Alessandra Gregoris e Stefania Bet, ho avuto la possibilità di presentare il libro presso il Castrum di Vittorio Veneto, coinvolgendo George, un ragazzo non vedente che con passione e sensibilità straordinarie, che mi ha accompagnata al pianoforte. Credo che il mio libro possa diventare uno strumento di riflessione e io rimango a disposizione per tutti coloro che desiderano incontrarmi per la creazione di uno spazio dialogico.
Quali consigli daresti a chi desidera scrivere un libro autobiografico o condividere la propria storia?
Scrivere, raccontare esperienze, a tratti dolorose, della propria vicenda umana significa “fare i conti” con i fatti accaduti o non accaduti nel tentativo di comprenderli e riempirli di senso e allo stesso tempo di trascenderli per “andare oltre”, per continuare a cercare altri obiettivi vitali. Io probabilmente non lo diventerò mai una scrittrice, sono solo una persona che tra gli infiniti limiti che possiede riconosce di avere anche quello di non sapere scrivere come vorrebbe. Se dovessi dare dei consigli, prima di tutto direi di partire da un’attenta e profonda analisi della propria personalità e del proprio vissuto, attività fondamentale al fine di individuare le tematiche e le vicende da condividere.
Consiglierei inoltre di far leggere lo scritto prima ai familiari o a chi ha condiviso in prima persona parte della storia, affinché ci possano aiutare a rievocare e raccontare eventi che potrebbero esserci sfuggiti ma che potrebbero rivelarsi importanti al fine di rendere più bello o completo il racconto. Consiglierei poi di seguire qualche lezione di scrittura creativa al fine di imparare qualche trucco del mestiere dello scrittore e di affidarsi a una buona casa editrice, anche se piccola e poco conosciuta. Nel caso si tratti della prima pubblicazione direi di affidarsi a persone competenti e capaci di consigliare in maniera adeguata sulle modalità di pubblicazione e di pubblicizzazione del testo.
Cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver letto la storia di Patrizia Nadal?
Spero che i lettori colgano prima di tutto la mia immensa gratitudine e il mio amore nei confronti della mia famiglia, dei miei affetti e della vita nonostante le numerose prove che quest’ultima mi ha presentato. Spero che la lettura del libro non lasci una sensazione di noia o tristezza ma diventi un’occasione di riflessione e una fonte di speranza, soprattutto per i giovani. Mi auguro che a qualche lettore o lettrice nasca il desiderio di conoscermi per approfondire assieme sulle tematiche della disabilità e della vita.
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