Luca Casarini racconta la “contabilità della morte” nel Mediterraneo: il 20% sono bambini
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“Che anni, che tempi sono quelli in cui per fare il bene – e il bene il più prezioso: salvare la vita di chi la sta perdendo – bisogna agire di nascosto?”. Intorno a questa domanda Luca Casarini e Gianfranco Bettin hanno scritto un libro, La cospirazione del bene, pubblicato da Feltrinelli e in libreria dal 19 novembre. Ho incontrato Luca Casarini lo scorso 3 dicembre, al Dipartimento Autogestito Multimediale dell’Università della Calabria.
Storico attivista del movimento No global, oggi Luca è capo missione della Mare Jonio, l’imbarcazione della Ong Mediterranea che è l’unica battente bandiera italiana e che – come le altre navi umanitarie – si destreggia tra fermi amministrativi e ispezioni della Guardia di Finanza, assegnazione di porti lontani, senza contare i processi e le campagne denigratorie spesso condotte dallo stesso governo. «Quando abbiamo cominciato, nel 2018, pensavamo di durare una settimana invece sono sei anni che siamo in mare con le nostre navi di soccorso, allora erano 2 adesso sono 18 e ci sono anche tre aerei della flotta civile. Occorre partire dalle pratiche, tra di noi, tra tanti e diversi», inizia Luca Casarini.
Cominciamo dalle parole che gli autori hanno scelto per il titolo: cospirazione e bene. Il cospirazionismo inteso nella sua accezione negativa e complottista sta determinando il dibattito pubblico attuale e questo libro – come spesso i libri fanno – sembra proporsi come uno strumento per consolidare, al contrario, una cospirazione del bene.
«La cospirazione del bene è un titolo che ho scelto io, perché uso questa formula da quando facciamo Mediterranea», racconta Luca Casarini. «La cospirazione è respirare assieme e cospirare vuol dire anche organizzarsi prima che il potere ti fermi. Nel libro, per esempio, raccontiamo il fatto che abbiamo dovuto costruire la nave Mare Ionio in un piccolo cantiere di Augusta, in mezzo tra la Nato e la Guardia Costiera, facendo finta di essere una società della marina mercantile. E questo perché se avessero saputo che stavamo organizzando una nave per fare soccorso civile in mare, in quel momento, nel 2018 dei porti chiusi, ci avrebbero bloccato».
«Il potere non si limita a reprimere ciò che fai – prosegue l’attivista –, quando ha intenzione di costruire un modello di mondo, l’unico regno possibile, quello che costruiscono loro, ti impedisce di fare. Quindi è necessario cospirare e farlo alla luce del sole. Noi abbiamo deciso di andare in mare il 29 giugno del 2018 e il 3 ottobre di quell’anno eravamo già operativi con una nave”.
Da tempo, e ripetutamente, le ONG denunciano l’aumento delle morti nel Mediterraneo centrale a seguito delle nuove norme che puntano apertamente a ostacolare le attività di ricerca e soccorso in mare. Nel 2018 il Parlamento ha votato il pacchetto sicurezza che elimina la protezione umanitaria, l’anno dopo il pacchetto sicurezza bis ha introdotto sanzioni finanziarie per le navi delle ONG, infine nel 2023 il decreto Piantedosi ha imposto un “codice di condotta” che ostacola e rende difficoltosi i soccorsi in mare. La strategia per ridurre la presenza in mare delle navi umanitarie, e impedire a tutti i costi lo sbarco sulle coste italiane, è chiara ma molto costosa in termini di vite umane.
Negli ultimi dieci anni nel Mediterraneo si contano quasi 30.000 vittime. E dall’inizio del 2024 sono quasi mille i morti e dispersi. «Da gennaio a oggi sono morte nel nostro mare millecinquecento persone o almeno queste sono le vittime accertate», continua Luca Casarini. «Il 20% sono bambini, uno su cinque. Questa è la contabilità della morte. Noi invece vorremmo la narrazione della vita, vorremmo parlare di un’Italia che accoglie, di un’Italia che salva, di un’Italia che diventa per questo un grande Paese e non una piccola patria».
È un momento difficile per la parte sana dell’umanità, un momento in cui voler fare del bene è considerato alla stregua dell’ipocrisia. Il libro di cui parliamo ospita un intervento di papa Francesco, una catechesi che si chiama “Mare deserto” e che contestualizza dal punto di vista biblico ciò che sta accadendo. «I respingimenti, mandare nel deserto altri fratelli e sorelle, è già accaduto nella storia – spiega Luca Casarini – e Francesco contestualizza questo elemento del mare e del deserto. La mistica Madeleine Delbrêl dice che il male è assenza di bene. È come essere in presenza di una specie di sottovuoto, l’abitudine all’orrore, il fatto che tutti i giorni vediamo bambini massacrati dalle bombe e migranti che annegano tira via l’ossigeno».
«Siamo assuefatti, è come se ci togliessero l’aria dell’umano, perché dobbiamo essere indifferenti, valutare le cose solo dal punto di vista razionale e razionale significa senza senza empatia, senza commuoverci di fronte a quello che accade, senza indignarci. La povertà spirituale o interiore in cui siamo immersi noi abitanti dei ricchi paesi occidentali non è differente dalla povertà materiale, della nuda vita che io incontro in mare, sono due povertà che si incontrano. Non siamo i ricchi che accolgono i poveri, siamo dei poveri che accolgono degli altri poveri».
È un male strutturato, un problema globale e non solo italiano, quello che crea l’inesistente figura del nemico e dell’invasione, due concetti tipici della propaganda di guerra, faccio notare a Luca. «L’invasione definisce il nemico e definisce lo stato di guerra che deve caratterizzare tutti i nostri rapporti, anche nel piccolo e non solo nel grande. Credo che forse auto-organizzarci per produrre del bene, inteso come l’assoluto opposto al male, sia una forma di rivoluzione che dobbiamo considerare», risponde.
«Perché se il male è assenza di bene, per contrastare questo male forse gli strumenti che abbiamo utilizzato sempre non vanno più bene, forse le resistenze vanno rielaborate e forse dobbiamo rielaborare anche il fatto che aiutare qualcuno è un atto rivoluzionario. L’esperienza di Mimmo Lucano a Riace, la violenza con cui si sono scagliati su quella bellezza e anche contro le navi del soccorso civile ce lo insegnano».
«Siamo trattati come i delinquenti», conclude Luca Casarini «Io sono sotto processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma ce ne sono centinaia, soccorrere è diventato un reato e questo si segnala però che forse è la strada per rompere lo schema, per resistere e per progettare, per costruire finché resistiamo una forma di vita diversa. Aiutare qualcuno significa anche pensarsi in relazione con un altro, stiamo vivendo l’epoca del liberismo e dell’individualismo assoluto, se ci pensiamo in relazione con un altro già rompiamo alcuni schemi”.
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