Con Giroo i giocattoli sono plastic-free e condivisi
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Firenze, Toscana - Leggeri, colorati e poco costosi, i giocattoli in plastica rappresentano il 90% del mercato. Con un ciclo di vita alquanto breve, perché spesso poco durevoli e in balia dell’interesse e della curiosità di bambini e bambine, questi giochi seppur molto economici, sono difficilmente riciclabili e finiscono in discariche e inceneritori, per poi rinfilarsi nella catena alimentare sotto forma di insidiose microplastiche. Difficile però immaginare di poterne fare a meno, privandosi del loro ruolo educativo e soprattutto affettivo.
Una possibile soluzione è senza dubbio il toy-sharing, declinazione a misura di bambino delle regole della peer economy, un sistema economico fondato sulla condivisione. Ne è fermamente convinta Larissa Jemciugovas Vergani, CEO e fondatrice di Giroo, una startup ideata per allungare la vita dei giocattoli, condividerli tra famiglie e restituirli dopo averci giocato per un po’, prima di sceglierne di nuovi. Quella di Giroo è «una storia profondamente personale»: un percorso imprenditoriale accidentato, come spesso accade, che però segna per Larissa un cambiamento profondo, nato da una ricerca di significato.
«Ho lavorato diversi anni nel settore della pubblicità e del marketing, collaborando con alcuni dei marchi più famosi al mondo – si racconta l’ideatrice di Giroo – dividendomi tra Milano, Londra e Bruxelles e lavorando per un’industria che fonda tutto sui comportamenti dei consumatori, incoraggiandoli ad acquistare. A un certo punto ho capito che tutto questo si scontrava con quello in cui credo fermamente, con una visione delle cose basata sulla condivisione e la sostenibilità».
Lanciato solo a settembre di quest’anno, Giroo nasce nel 2020 come idea ancor prima di diventare una società benefit – ovvero un’azienda che crea un impatto sociale e ambientale positivo –, insieme alla decisione di Larissa di lasciare Londra e il suo lavoro. «Mi sono detta che volevo dar vita a qualcosa di mio, che fosse un progetto sostenibile da un punto di vista ambientale e che potesse essere d’aiuto agli altri». Giroo decolla grazie a un finanziamento di NextGenerationEU per l’imprenditorialità e al prezioso contributo di Annalisa Perino, mamma di tre bambine, autrice e consulente sui temi dell’educazione e l’infanzia: «Annalisa mi supporta nella scelta dei giochi e soprattutto nella loro categorizzazione».
GIOCHI PERICOLOSI
La scelta dei giochi è fondamentale non solo a scopo educativo, ma anche rispetto agli standard di sicurezza e ai materiali impiegati. Le insidie che si nascondono dietro alla maggior parte dei giocattoli in plastica infatti non sono legate unicamente alle ultime fasi del loro ciclo vitale, quando si accumulano in discarica perché non riciclabili. Secondo un rapporto della Denmark Technical University (DTU), commissionato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), il 25% dei giocattoli per bambini contiene sostanze chimiche nocive.
Gli additivi chimici in particolare vengono utilizzati nei giocattoli e in altri prodotti di plastica per fornire livelli specifici di durezza o elasticità. Queste sostanze – ha rilevato il team di ricercatori – possono danneggiare gravemente la salute dei bambini.Allo stato attuale inoltre la maggior parte dei giocattoli di plastica non riporta l’etichetta con le sostanze chimiche contenute e quindi i genitori non sanno se un articolo è dannoso o meno.
Non tutti i possibili effetti sul corpo umano delle sostanze chimiche della plastica sono attualmente noti, è certo però che i neonati e i bambini piccoli sono considerati particolarmente sensibili all’esposizione chimica a causa del loro rapido metabolismo, dell’elevato rapporto tra superficie e peso corporeo e della rapida crescita di organi e tessuti.
Alla luce dei numerosi rischi che si nascondono nei giocattoli in plastica, Giroo seleziona giocattoli in legno e altri materiali naturali, che stimolano lo sviluppo e l’apprendimento dei più piccoli, prodotti da marchi che rispettano l’ambiente. La startup di toy-sharing si basa su un sistema a punti: i genitori possono scegliere tra quattro piani di abbonamento – piccolo, medio, grande e gigante – e con ciascuno di questi si ottiene un numero di punti che danno accesso alla libreria di giocattoli in condivisione.
I bambini e le bambine possono tenere i libri e i giocattoli per tutto il tempo che desiderano e divertirsi a casa; e dopo trenta giorni dalla ricezione, i genitori possono scegliere di acquistare libri e giocattoli o scambiarli con altri. Diversi studi inoltre hanno rilevato che avere meno giocattoli stimola in bambini e bambine l’apprendimento e migliori risultati creativi e interattivi.
EDUCATIVI E CONDIVISI
I vantaggi di un sistema di toy-sharing come Giroo sono numerosi. «Aiutiamo i genitori a risparmiare, a ridurre l’ingombro di giocattoli inutilizzati e a promuovere un apprendimento consapevole grazie a giocattoli sicuri e sostenibili, progettati per stimolare lo sviluppo dei bambini, riducendo al contempo gli sprechi e l’impatto ambientale», sottolinea la fondatrice di Giroo.
Una volta ordinati dal sito, chi si trova a Firenze può prenotare il ritiro in sede o richiedere una consegna in bicicletta. Altrimenti i giocattoli di Giroo vengono spediti in eco-bag di cotone, lavate dopo ogni utilizzo, e in scatole riutilizzabili, realizzate in pannelli alveolari di polipropilene riciclato, che permettono anche una facile igienizzazione. Nel toy-sharing infatti l’igienizzazione dei giocattoli una volta restituiti è senza dubbio uno degli aspetti più importanti: «Per questa fase molto delicata, ricorriamo solo a prodotti biologici e biodegradabili certificati, differenziati in base al materiale – spiega Larissa – e utilizziamo delle lampade UVC per eliminare i microrganismi dannosi».
Giroo è anche un progetto solidale: una parte del prezzo imponibile di ogni abbonamento viene donata alla ONG Mission Bambini, per garantire a tutti i bambini l’accesso al gioco e allo sviluppo. E per allungare il più possibile la vita dei giocattoli, Giroo ha avviato una collaborazione con Lofoio, un’organizzazione indipendente di artigiani e falegnami che condividono con la start-up fiorentina gli stessi valori del riuso e del riciclo.
«Ricordo che quando ero bambina a San Paolo c’era un ospedale per le bambole, dove si portavano quelle rotte perché venissero curate e riparate», rammenta Larissa prima di salutarci. «Un giorno mi piacerebbe aprirne uno anche qui e che Giroo non sia solo un servizio di toy-sharing, ma dia nuova vita a giocattoli rotti e accantonati».
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