Da Genova al Congo: gli occhiali usati si riusano e prendono il volo
Seguici su:
Genova - È un martedì mattina di pioggia, arrivo all’appuntamento con un po’ di ritardo, come sempre Genova si imbottiglia quando piove e anche gli autobus hanno difficoltà ad avanzare. Per guadagnare qualche metro, scendo a una fermata prima e faccio due passi. Controllo l’indirizzo e leggo la targhetta sul portone: Romana Pian, consulente del lavoro. Sono arrivata: citofono e salgo. Mi apre Romana, la presidente dell’associazione Il Nodo sulle Ali del Mondo, che si presenta e mi accompagna dentro.
Il suo ufficio è la sede legale dell’associazione, che fa anche da hub per tutti i materiali per le diverse iniziative, come la campagna natalizia. Facendomi largo tra scatoloni di panettoni, torroni, cioccolatini e altre leccornie, saluto le colleghe degli uffici lungo il corridoio ed entro nel suo studio, dove mi accomodo e iniziamo a chiacchierare di missioni internazionali e progetti.
L’associazione genovese è un presidio territoriale di VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, una ONG che si occupa di cooperazione e solidarietà internazionale e un’agenzia educativa che promuove e organizza attività di sensibilizzazione, educazione e cittadinanza globale. Etiopia e Congo sono i Paesi dove Il Nodo sulle Ali del Mondo segue diverse missioni.
Romana mi indica una prima fotografia: «Ecco, questo è il nostro dispensario-primo soccorso: si trova in una zona all’estrema periferia di Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, che conta quasi venti milioni di abitanti e non ha ospedali, se non in centro città». In questa piccola farmacia, fondata dal Rotary Club diversi anni fa, che Romana mi spiega essere molto frequentata sia di giorno che di notte da infermieri e medici, è presente anche un laboratorio per le analisi dove ogni giorno arrivano tante mamme con i propri bambini per effettuare visite mediche di routine.
IL PROGETTO “DONA I TUOI OCCHIALI USATI“
Ora l’associazione sta raccogliendo occhiali usati che verranno spediti proprio in Congo e consegnati a persone con difficoltà visive che non possono acquistare un paio di occhiali nuovi. «Offrire a tutti la possibilità di curarsi è un gesto di civiltà e di giustizia sociale», mi dice Romana. E anche in questo caso solidarietà e ambiente vanno a braccetto: ogni anno, infatti, solo in Europa circa 4.000 tonnellate di occhiali usati finiscono nei rifiuti (fonte: European Eyewear Recycling Report).
L’idea di questa iniziativa nasce per caso, da un messaggio arrivato dal missionario che si trova in loco. «Qui tanti bambini hanno difetti di vista – scrive – e in classe le maestre li spostano in prima fila, più vicini possibile alla lavagna. Più di così non riescono a fare». Da qui l’intento dell’associazione di raccogliere occhiali usati, anche grazie alla disponibilità di alcuni negozianti che da qualche settimana stanno facendo da punto di raccolta, per inviarli a Kinshasa.
Un ottico volontario sta verificando tutte le montature e le lenti pervenute, le quali vengono cartellinate con la gradazione delle diottrie, dopodiché porta in laboratorio gli occhiali che necessitano di interventi di manutenzione o trattamenti. «In pochi giorni ci sono già arrivate centinaia di paia e un primo pacco – Pian me lo indica, in fondo alla stanza – è già pronto per essere spedito».
Quando poi le chiedo come funziona in dettaglio la distribuzione in loco, la vedo digitare frettolosamente sul cellulare. Attendo qualche dato che sono pronta a trascrivere sul mio taccuino e invece pochi secondi dopo sento una voce: «Dal Congo in diretta, le presento don Alcide!». In questa telefonata improvvisata il missionario mi racconta che il loro ambulatorio al momento non è ancora attrezzato per le visite oculistiche, che dovranno quindi essere effettuate in città.
Ma c’è un ostacolo: la logistica. «Purtroppo raggiungere il centro di Kinshasa è molto complicato», mi spiega. «Ci troviamo nella periferia ovest della capitale, ma essendo una megalopoli che conta quasi venti milioni di persone, occorre una giornata intera di viaggio tra andata e ritorno, le strade sono molto trafficate. Ci si va in rare occasioni proprio per questo motivo».
Ecco perché il prossimo passo sarà quello di allestire uno studio oculistico proprio nel dispensario: «I bambini qui, pur avendo problemi di vista, non portano gli occhiali per il costo esorbitante di lenti e montature». Un altro problema concreto poi è la luce elettrica: «I ragazzini studiano seduti sul marciapiede, sotto i lampioni in strada, perché avere l’elettricità in casa è un lusso che si possono permettere in pochi. Vedere male e con fatica sembra un problema da poco rispetto a patologie molto più gravi, ma se hai la vista puoi avere tutto il resto», sottolinea don Alcide.
COME FUNZIONA IL PROGETTO
Non appena il primo carico – a gennaio partirà il secondo – sarà giunto a destinazione, i pazienti del dispensario potranno ritirare gli occhiali presentando la prescrizione dello specialista. «Distribuiremo le montature alle persone che arriveranno qui con il referto della visita oculistica. Il passo successivo sarà equipaggiarci con tutte le apparecchiature necessarie per risparmiare alle persone il viaggio fino alla capitale», conclude il missionario, con un appello a tutti gli studi oculistici di donare i macchinari e le attrezzature dismesse e che non servono più.
I CENTRI DI RACCOLTA OCCHIALI USATI A GENOVA
- Sampierdarena: Gelateria La Via Lattea 58, via Rolando 58.
- Sestri Ponente: Ottico De Marchi e Mancini, piazzetta Ranco 13r (traversa di via Sestri).
- Pegli: Caffetteria Vin Love Café, via Opisso 42.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento