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“Grazie alle recenti piogge, le riserve idriche della diga Ancipa sono più che triplicate, garantendo un approvvigionamento stabile per i Comuni dell’Ennese e l’acqua di soccorso per Caltanissetta e San Cataldo. La Regione Siciliana conferma l’impegno a trovare soluzioni durature e stabili, con un costante monitoraggio da parte dell’Osservatorio permanente sugli usi idrici e l’Autorità di bacino. Questi risultati, frutto di una strategia coordinata, rappresentano un passo avanti significativo nella gestione delle emergenze idriche in Sicilia”. Si legge così sulla pagina ufficiale della Regione Sicilia, all’indomani di una pacifica “rivolta”, definita da tanti una guerra tra poveri, conclusasi solo grazie all’intervento “divino”.
SI LITIGA PER L’ACQUA
Sì, perché sabato 30 novembre cinque sindaci dei Comuni che dipendono dall’invaso Ancipa per l’approvvigionamento idrico – Troina, Gagliano, Catelferrato, Cerami, Nicosia e Sperlinga, un bacino di 28.000 abitanti – insieme a circa 200 cittadini, costretti da mesi a una turnazione esasperante, hanno occupato gli impianti di potabilizzazione per impedire che l’acqua venisse inviata a Caltanissetta. L’erogazione dell’acqua dell’Ancipa verso il capoluogo nisseno, dove di recente sono stati realizzati dei pozzi, era stata interrotta il 15 novembre e ripresa venerdì 29 come soluzione temporanea in seguito a lavori di riparazione delle condutture.
«È stata trovata una soluzione di equilibrio che permette di tamponare l’emergenza, evitando il rischio di gravi disordini sociali a Caltanissetta e San Cataldo. […] Purtroppo si sono verificati dei guasti alla condotta di adduzione dell’acqua dai nuovi pozzi reperiti a Butera verso Caltanissetta e San Cataldo. Quindi i due centri già in forte crisi sono rimasti a secco con gravi conseguenze. Ho ingiunto a Siciliacque la rapida riparazione e la realizzazione di un bypass».
«A quel punto è stata fatta una scelta, nell’unico interesse dei cittadini, di sopperire, solo per alcuni giorni, con l’acqua di Ancipa. Scegliere tra “la certezza” di gravi ulteriori disagi e disordini da oggi nelle due città o “il rischio” di avere meno acqua di riserva per le cinque città dell’Ennese fra un mese e mezzo». Parla così Salvatore Cocina, coordinatore della cabina di regia sull’emergenza idrica e capo della Protezione civile regionale, in merito al dietrofront.
L’ACQUA DELLA PROVVIDENZA
Ma di fatto, a calmare le acque – in tutti i sensi – ci ha pensato la pioggia arrivata proprio a inizio mese. L’Ancipa a fine novembre aveva circa 230.000 metri cubi d’acqua, meno dell’1% della capacità massima, ovvero 30 milioni di metri cubi. Con le piogge degli ultimi giorni la quantità di acqua si è triplicata, oltre 700.000 metri cubi, il livello misurato all’inizio di novembre. Va meglio ma ancora lontani dall’avere riserve soddisfacenti e scongiurare la fine dell’emergenza.
Fino a che non entrerà acqua nell’invaso Fanaco, l’Ancipa potrebbe continuare a dover supplire ad alcune porzioni di rete idropotabile che prima erano servite dal Fanaco e che adesso sono servite da pozzi. Intanto la fornitura a Caltanissetta e ai Comuni circostanti è stata ripristinata mentre si completano i lavori sulle condutture di collegamento ai pozzi. Le risorse dell’Ancipa saranno poi destinate solo ai cinque Comuni protagonisti dell’occupazione.
Siciliacque, la società che gestisce l’invaso, ha denunciato i manifestanti per l’occupazione del potabilizzatore dell’Ancipa, la manomissione del quadro elettrico e la chiusura della valvola che alimenta l’esercizio dell’acquedotto Ancipa Basso con l’obiettivo di interrompere il flusso idrico verso i Comuni di Caltanissetta e San Cataldo.
Il gesto dei manifestanti, per quanto sfoci nell’illegalità, dimostra la drammaticità delle condizioni che i cittadini vivono da mesi. L’acqua arriva nelle case una volta a settimana, in alcune zone della Sicilia anche ogni dieci giorni, e spesso nel cuore della notte. Ci si sveglia per riempire bidoni, far partire le lavatrici, lavarsi con un po’ di acqua corrente. Il costo dello shampoo a secco è aumentato, tutte le attività commerciali hanno dovuto rimodulare i propri orari e si fa ricorso alle autobotti per avere a disposizione le riserve necessarie. A Enna sono stati installati anche bagni chimici.
LE SOLUZIONI E LE “PERDITE” DEL GOVERNO REGIONALE
Le piogge sono state provvidenziali per superare un momento drammatico, ma la crisi è tutt’altro che finita. Il Comitato Senz’acqua Enna ha indetto per oggi pomeriggio una protesta chiamando a raccolta i cittadini per chiedere risposte alle istituzioni. I problemi non deriverebbero solo dalla siccità, ma anche dalla cattiva gestione delle risorse.
Di soluzioni ce ne sarebbero, in questo articolo ve ne abbiamo parlato, dalla depurazione delle acque reflue ai dissalatori a una corretta manutenzione della rete idrica che invece, a causa di una cattiva gestione, fa letteralmente acqua da molte parti. Il Governo della Regione ha convocato, proprio nei giorni addietro, la cabina di regia sul bacino dell’Ancipa e per fare il punto della situazione sull’emergenza. Dopo trattative con il Governo nazionale, sono stati stanziati 100 milioni di euro – che saranno garantiti attraverso il Fondo di sviluppo e coesione – e 90 saranno destinati a riattivare quattro dissalatori.
«È necessario fissare le priorità che necessitano interventi urgenti – afferma il presidente Schifani – a cominciare dal potenziamento delle reti idriche delle città, con riparazioni per evitare perdite inaccettabili e con la costruzione di nuove condutture, come quella di Agrigento, che abbiamo finanziato con 37 milioni di fondi di sviluppo e coesione e i cui lavori partiranno a breve grazie all’anticipazione di 10 milioni di euro del governo regionale».
«[…] Ma è importante fare in modo che sempre più acqua possa essere raccolta negli invasi. Per far questo, i nostri dipartimenti regionali competenti stanno lavorando ai progetti di ripulitura delle traverse laterali che possano portare maggiori volumi d’acqua alle dighe. Entro dicembre saranno appaltati i lavori, sul rispetto dei tempi vigilerà la Cabina di regia», prosegue Schifani.
Il governo regionale ha stanziato anche 17,5 milioni di euro per il settore agricolo: sono 3.045 le richieste di contributo a fondo perduto presentate da agricoltori, imprese associate e Comuni, per interventi promossi dal commissario delegato all’emergenza idrica per l’agricoltura, Dario Cartabellotta. Tra gli interventi ci saranno: captazione, raccolta e stoccaggio delle acque a uso agricolo e zootecnico; costruzione di nuove vasche e serbatoi; realizzazione o miglioramento di pozzi esistenti; installazione di impianti di mini-desalinizzazione.
Dall’altro lato, la Regione Sicilia e le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina hanno perso 338 milioni di fondi dei piani di sviluppo e coesione. Il Cipess – Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ha definanziato i progetti perché i fondi non sono stati impegnati in base ai termini di scadenza previsti. Tra i lavori persi quelli alla diga Disueri di Gela, quelli per la messa in sicurezza dell’invaso di Rosamarina di Caccamo, e per la sistemazione di vasche e canali delle dighe Olivo, Sciaguana e Villarosa nell’ennese.
UN’EMERGENZA DIETRO L’ALTRA
Ma le emergenze non finiscono qui. Negli stessi giorni in cui avveniva l’occupazione dell’Ancipa, Siciliacque – la società partecipata al 25% dalla Regione siciliana che gestisce l’erogazione idrica in provincia di Agrigento, Caltanissetta, Trapani, Enna e in alcune zone di Palermo e Messina – ha rilevato tracce di salmonella nei campionamenti dell’acqua della diga Garcia in uscita dal potabilizzatore di Sambuca, in provincia di Trapani.
Dopo l’arsenico ritrovato nelle tubature di Nizza di Sicilia, nel messinese, che ha sancito la non potabilità dell’acqua, la stessa sorte, ma per il batterio della salmonella, è toccata a 18 Comuni del Trapanese e 3 dell’Agrigentino. Per fortuna la nuova emergenza è da poco rientrata a seguito dell’esito negativo dei nuovi esami effettuati dopo aver potenziato il trattamento di disinfezione dell’acqua.
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