Armoniosa Ensemble, l’orchestra che fa rivivere musica e strumenti di 300 anni fa
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Asti - «Suoniamo musica della prima metà del ‘700 con strumenti che provengono da quell’epoca o sono copie fedeli di strumenti di quell’epoca». È con queste parole che Marco Demaria, violoncellista, mi introduce il suo mondo, fatto di note, accordi, partiture e anche tanto impegno e disciplina.
Insieme a Francesco e Stefano Cerrato, Daniele Ferretti e Michele Barchi formano Armoniosa Ensemble, un gruppo di musica da camera fondato nel 2012 ad Asti. Oltre alla passione per l’arte musicale, è l’amicizia che li ha condotti a inoltrarsi in questo viaggio. Durante alcune ricerche presso l’Archivio della Cattedrale di Asti hanno riscoperto alcuni manoscritti di diverse epoche, dal ‘500 all’ ‘800, quasi del tutto inesplorati. All’interno di un armadio un faldone conteneva preghiere e salmodie con l’intestazione “Harmoniosa”, quel nome è piaciuto così tanto da farlo loro per il nuovo ensemble.
«Un violinista, due violoncellisti, un clavicembalista e un organista: è questa la formazione attuale. Usiamo le sonorità, la prassi esecutiva e gli strumenti così come si legge nei trattati di 300 anni fa o si può vedere nei dipinti del Tardo Barocco. Lavoriamo sulle trascrizioni – ovvero l’adattamento di una composizione a uno o più strumenti, diversi da quelli per il quale la composizione stessa era stata originariamente ideata –, perché la formazione composta dagli strumenti che suoniamo noi all’epoca non era sempre consueta».
«La trascrizione già nel ‘700 era comune, sia nelle corti che nelle chiese europee, perché la musica si suonava soprattutto dal vivo e non sempre erano disponibili tutti gli strumenti. Si trascriveva quindi la melodia per l’organico a disposizione», racconta Marco.
Vivaldi e Bach sono sicuramente i nomi dei due compositori del Tardo Barocco più noti anche a un pubblico meno avvezzo a questi temi che, pur conoscendo alcune melodie, ignora l’epoca musicale di riferimento e il fatto che l’Italia sia stata una delle culle che ha prodotto una musica importante e molto studiata in tutte le sue epoche. «La musica fa parte del nostro bagaglio artistico, culturale, storico e sociale, siamo l’unica epoca in cui non si continua ad apprezzarla in maniera sufficiente. Un vero peccato se si pensa che la musica è un ambito connaturato al nostro essere e che l’Italia ha sempre avuto un ruolo di preminenza», continua Marco.
In effetti l’ensemble sembra essere maggiormente conosciuto all’estero, mentre le collaborazioni in Italia sono poche. L’ensemble si pone l’obiettivo di essere una realtà di eccellenza e adotta un metodo di studio e di lavoro rigoroso dal punto di vista stilistico e interpretativo. «Partiamo da uno studio degli strumenti che non è inventato. Abbiamo un repertorio che varia da Vivaldi a Bach e a molti altri compositori meno noti. I nostri stessi strumenti sono realizzati secondo i dettami e le caratteristiche di chi li costruiva 300 anni fa. Sono curati nei minimi dettagli e fanno del nostro suono, un suono unico. Con solo le nostre forze siamo riusciti a costruire una proposta originale e riconoscibile», sottolinea Marco.
Armoniosa Ensemble è regolarmente invitata dai più importanti Festival in Europa, dalla Germania all’Austria, passando per la Polonia, la Grecia, la Svizzera e la Danimarca. Nel 2025 suonerà per la prestigiosa Konzerthaus di Berlino. Un’agenzia della città tedesca cura la loro promozione. In Italia invece vanta una collaborazione con la Fondazione italiana di musica antica, la Pietà dei Turchini di Napoli, uno dei primi conservatori al mondo, costituito nella metà del ‘500. La Pietà dei Turchini conserva ancora gli strumenti usati dagli allievi di allora.
«Sono soddisfazioni che non nascono dal nulla. Per anni, pur sapendo di avere tra le mani un progetto importante, pensavamo che non venisse riconosciuto come meritasse. Ma i risultati stanno arrivando, rispetto ai primi anni siamo riconosciuti e riconoscibili», continua Marco. Armoniosa Ensemble ha alle spalle anche un’intensa attività discografica iniziata nel 2015, che nel 2019 ha visto la creazione della sua casa discografica, RedDress.
La musica è da sempre un veicolo di conoscenza e di valori tipici di una società avanzata, la stessa filosofia pitagorica la concepì come elemento che, assieme alla matematica, coinvolge tutto l’Universo. «L’idea dell’artista che senza alcuna preparazione riesce a realizzarsi non è veritiera, è una strada fatta di disciplina e dedizione. La musica fa parte di noi ed è l’unica forma d’arte che è attuale nel momento in cui la si fa. Noi suoniamo una musica scritta 300 anni fa, ma la suoniamo oggi per questo è attuale, vale allora e come la si fa oggi. Le altre arti si contemplano, la musica invece si rende viva nel momento in cui la si suona», conclude Marco.
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