Theandric, il Teatro Nonviolento dove l’arte diventa veicolo di pace e trasformazione comunitaria
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Cagliari - Theandric Teatro Nonviolento nasce con la missione di creare un teatro che oltrepassando la semplice rappresentazione artistica sia veicolo di riflessione e cambiamento, mettendo al centro la scelta della nonviolenza – quella lotta politica e sociale che rifiuta ogni atto di violenza – come principio etico e poetico. Da un anno la sede è il Teatro Sant’Eulalia, uno spazio che accoglie la ricerca teatrale e permette di costruire una comunità attiva e consapevole, impegnata in una visione trasformativa dell’arte e della vita.
Maria Virginia Siriu, la direttrice di Theandric Teatro Nonviolento, ci racconta questa creazione artistica e teatrale unica nel suo genere, forse anche a livello internazionale. Con uno sguardo che unisce tradizione e innovazione, Siriu ci guida nel cuore del progetto, esplorando come la nonviolenza possa trasformarsi in un linguaggio teatrale capace di parlare al presente, coinvolgendo le persone e proponendo visioni alternative per affrontare i temi della nostra società.
Perché questa esperienza di Teatro Nonviolento?
Theandric è una compagnia teatrale costituita da artisti uniti dal desiderio di esplorare le potenzialità del teatro come mezzo di trasformazione sociale. Lavoriamo con il linguaggio teatrale come strumento di educazione alla nonviolenza e alla pace, affrontando temi legati all’umanità, alla giustizia e alla dignità della persona.
Con la rivisitazione della classicità nella sua interezza e complessità lanciate un messaggio nonviolento alla realtà contemporanea. In che modo?
Attraverso produzioni originali, sperimentazioni e rivisitazioni di testi classici costruiamo un teatro che parla al presente, mettendo in scena problematiche contemporanee, raccontando le lotte, i sogni e le speranze delle persone. In questa direzione abbiamo realizzato numerose produzioni che spaziano dalla drammaturgia originale, creata all’interno della compagnia, a interpretazioni non convenzionali di opere note, tutte impregnate della nostra visione nonviolenta.
Ciò che rende Theandric unico è l’impegno costante a costruire un teatro che si basa su valori di nonviolenza e che rifiuta ogni forma di prevaricazione, ingiustizia e disumanizzazione. Il nostro lavoro si fonda su una ricerca continua dei modi in cui la nonviolenza può esprimersi nell’arte scenica e diventare un messaggio incisivo per il pubblico.
Un approccio e varie metodologie di rappresentazione basate sull’unicità di intenti e istanze creative e la valorizzazione delle diversità. In quali modalità?
Adottare una visione nonviolenta nel teatro significa porre attenzione non solo ai temi trattati, ma anche ai metodi con cui lavoriamo. Crediamo che la nonviolenza si manifesti in ogni fase del processo creativo, dalle prove alla rappresentazione finale, attraverso il rispetto reciproco e il dialogo, la valorizzazione della diversità all’interno del gruppo di lavoro e la scelta di contenuti che promuovano la solidarietà e la comprensione tra le persone.
Qualche esempio in merito alle produzioni più significative della vostra opera artistica?
Ogni nostra produzione riflette il nostro impegno per la nonviolenza, rendendo tangibile il nostro messaggio attraverso storie, personaggi e scelte stilistiche che invitano il pubblico a una riflessione profonda. C’è “Il piccolo principe” in una versione rivisitata e “depatriarcalizzata”: quest’opera classica è reinterpretata per mettere in luce temi di uguaglianza e rispetto tra generi. Con questa produzione intendiamo offrire una prospettiva moderna e sensibile che affronta le questioni di genere e permette agli spettatori di vedere i personaggi e i rapporti con nuovi occhi.
C’è poi “Death Note”, una proposta dedicata ai giovani, per avvicinarli al teatro attraverso un cult che esplora interrogativi classici. La liceità della pena di morte, i temi di giustizia e colpa, sono qui rappresentati in una cornice vicina al pubblico giovane, che può rispecchiarsi nei dubbi e nelle sfide morali dei protagonisti. Poniamo lo spettatore di fronte a una riflessione profonda sulla dignità umana e sulle conseguenze delle proprie azioni. Ma anche “La vedova scalza”, che esplora il codice della vendetta barbaricina e l’identità culturale sarda, affrontando le radici storiche di certi comportamenti e l’influenza che le tradizioni locali possono avere sul presente.
Con “Giovanna d’Arco” indaghiamo i temi della guerra e del nucleare, esplorando le conseguenze devastanti della violenza e della distruzione: invitiamo alla riflessione sull’impatto della guerra e sull’importanza della pace come scelta di vita e di civiltà. In “Antigone on Antigone” invece l’eroina sofoclea viene rivisitata in una chiave contemporanea che amplifica il suo messaggio di resistenza e nonviolenza. Questa versione esplora il conflitto tra legge morale e legge statale, mettendo in luce come l’obbedienza a principi etici e la difesa della dignità umana siano spesso in contrasto con l’autorità costituita. Attraverso una rappresentazione intensa e viscerale, Antigone diventa simbolo universale della lotta pacifica contro l’oppressione e l’ingiustizia.
Il Teatro Sant’Eulalia è luogo di incontro, sede di creatività e di impegno sentitamente sociale oltre che artistico. Accade anche altro?
La nostra attuale sede è uno spazio di incontro che ci consente di vivere appieno il nostro progetto artistico e sociale. Qui, non solo creiamo e proviamo i nostri spettacoli, ma offriamo laboratori, incontri e seminari aperti alla comunità, che promuovono una cultura della pace e della collaborazione [i laboratori avvengono anche in collaborazione con l’ETFI, il Centro di Arti Performative Contemporanee, ndr].
Essere in questo teatro storico è per noi fonte di ispirazione, perché rappresenta un luogo di aggregazione dove ogni rappresentazione diventa un’occasione di crescita personale e collettiva. Ogni evento che organizziamo al Teatro Sant’Eulalia è pensato per essere uno spazio di condivisione e dialogo, in cui il pubblico possa non solo assistere, ma sentirsi coinvolto attivamente nel messaggio di nonviolenza.
Cosa significa lavorare per e nel teatro nonviolento?
Lavorare nel teatro nonviolento significa investire nella speranza e nella trasformazione. Attraverso il nostro teatro, crediamo di contribuire a un mondo in cui la nonviolenza sia un ideale concreto e praticabile. Ogni spettacolo, seminario e progetto educativo diffonde una visione del mondo in cui il dialogo sostituisce il conflitto, l’empatia supera la prepotenza e l’arte diventa uno strumento per la libertà e l’integrità umana.
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