Sarah Zordan, l’ex manager che fa coaching in mezzo ai campi di lavanda
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Vicenza, Veneto - Cosa potrebbero mai avere in comune un campo di lavanda e un percorso di coaching? L’ho chiesto a Sarah Zordan, che dopo aver lavorato per anni in contesti di business internazionale ha scelto il coraggio, quello di cambiare vita per potersi dedicare a tempo pieno alle sue grandi passioni: il coaching e la natura, entrambi riconducibili al concetto di benessere. Incuriosita dalla sua scelta, le ho rivolto qualche domanda per saperne di più.
Chi è Sarah Zordan?
Sarah Zordan è attualmente una mental coach professionista che in parallelo ha avviato l’impianto di un piccolo campo di lavanda in una radura incontaminata a oltre 700 metri di altezza alle pendici delle piccole Dolomiti, in provincia di Vicenza. Le mie grandi passioni, che ho scoperto gradualmente nel tempo, sono le persone e la natura. Due elementi che sto cercando di “mettere insieme” per raggiungere uno scopo comune: il benessere personale e collettivo.
L’obiettivo vero con cui nasce il campo di lavanda non è infatti la realizzazione di prodotti – nonostante con i fiori di lavanda io realizzi cuscinetti per occhi per facilitare il relax e il riposo – ma farlo diventare un punto centrale del percorso di coaching con cui seguo e aiuto i miei clienti. Sto quindi lavorando per definire come integrare nelle sessioni che caratterizzano il coaching, anche qualche uscita fuori porta sul campo di lavanda per poter associare il lavoro pratico con la terra, in senso letterale, in modo da consolidare alcuni aspetti del coaching e nello stesso tempo respirare aria buona e sentirsi completamente immersi nella natura per un paio d’ore.
Prima di iniziare quest’avventura, ancora in divenire, il mio stile di vita erano molto diverso. Mi sono laureata alla Bocconi di Milano in Economia Aziendale e da subito ho iniziato il mio percorso lavorativo all’interno di realtà internazionali sfidanti, caratterizzate da contesti organizzativi complessi, alto focus sui risultati, velocità nel rispondere ai cambiamenti: prima in consulenza strategica in ambito Financial Institutions, divenendo dirigente a meno di trent’anni e poi in una multinazionale americana, crescendo fino ad avere la responsabilità di una Business Unit di servizi di consulting/marketing e data services. Vivevo a Milano e viaggiavo spesso in Italia e all’estero, col trolley sempre pronto e due baby sitter per gestire le emergenze con la bambina.
Cosa ti ha spinta a dare le dimissioni per cambiare i tuoi piani?
Sono diversi i fattori che mi hanno portato a giugno 2022 a dare le dimissioni e a rimettere in discussione non solo il mio percorso professionale ma anche la vita personale, con un cambio radicale di luogo dove vivere, attività e priorità. La scelta fa seguito al Covid e ad alcune vicende personali, che sicuramente hanno rappresentato degli acceleratori di consapevolezza sul fatto che il tipo di vita e di obiettivi che avevo in quel momento non mi bastavano più o meglio non mi rappresentavano più completamente.
Ma la verità è che a prescindere dai fattori sopra citati esisteva da tempo un bisogno profondo di cambiamento, di provare qualcosa di nuovo che rappresentasse meglio la persona che negli anni ero diventata. Ho preso consapevolezza del fatto che anche proseguendo la carriera con nuove promozioni, anche cambiando ruolo o azienda comunque avrei avuto bisogno di qualcosa di diverso per proseguire il mio viaggio e non mi sarei mai perdonata il fatto almeno di provarci! Trovavo infatti sempre più gratificante aiutare gli altri a progredire o ad affrontare le sfide personali e professionali e cimentarmi in attività manuali in cui ritrovavo energia e ispirazione.
Rimanere sarebbe stato come essere su un treno: avrei potuto cambiare carrozza, passare tra classi diverse, scegliere posti diversi, ma non avrei potuto cambiare direzione. E così ho deciso di scendere dal treno. È stata ed è tutt’ora una scommessa, ma sicuramente è un viaggio di crescita, di scoperta continua e di nuove priorità, che rimettano al centro la persona e il suo benessere, inteso come “bene dell’essere”. Nella scelta che ho fatto trovo molta verità in questa frase di Confucio: “Abbiamo due vite, la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne solo una”.
Alla luce del tuo cambiamento sei ancora convinta che valga la pena correre dei rischi per seguire le proprie passioni o a volte hai pensato di tornare indietro?
Sono convinta della scelta. Sono convinta che provare nuove strade fosse una necessità, un sentire troppo forte, che non poteva essere ignorato da parte mia. Ma innegabilmente mi sento tuttora in un viaggio, in cui via via sto mettendomi in gioco e sto scoprendo giorno dopo giorno come migliorare e anche cosa mi piace di più o meno del nuovo stile di vita. Alle volte capita di ripensare al passato: ci sono cose che mi mancano e mi piacerebbe un po’ alla volta riportarle nella mia attuale vita, per esempio lavorare in team, incontrare nello stesso momento persone diverse, con culture e modi di vedere differenti. Oggi invece è qualcosa di limitato solo al rapporto con i clienti.
Altre volte ripenso anche a questo piccolo campo di lavanda, a questa terra antica, orgogliosa, con una vegetazione caparbia e rigogliosa che decide lei. Dove l’uomo segue, non domina. Dove nonostante tutte le cure basta un cinghiale o una settimana di piogge intense e le piantine di lavanda deperiscono. A volte la tentazione di lasciarlo andare c’è, ma poi ripenso all’opportunità che può offrire integrandolo con il coaching.
Anche al di la della lavanda, la terra, il campo diventano maestri di vita che insegnano nuove sfide, ma anche il rispetto di ciò che accade. La forza e il rumore del vento. La fatica fisica e la soddisfazione. L’accettare anche i propri limiti, imparare a rispettare e rispettarsi. Provare. Sbagliare. Ricominciare. Non mollare. Per cui se mi mancano alcuni aspetti della vecchia vita, le sfide invece ci sono sempre e dall’altro lato sento che non riuscirei più a ritornare a vivere in grandi città e ai ritmi e rinunce di prima
Sul tuo profilo social condividi spesso il pensiero di alcuni “maestri” di vita, come Tiziano Terzani. Quanto è importante incrociare sul proprio cammino persone così ispiratrici di riflessioni e cambiamenti che hanno vissuto seguendo un flusso personale piuttosto che adeguarsi alla società del tempo?
Sicuramente avvicinarmi a Terzani e ad altri pensatori che parlano di ascoltarsi e trovare il proprio percorso ha significato molto per me. È come se queste letture dessero voce a un sentire profondo che già c’era, ma che non riusciva a esprimersi. Vedere come persone che hanno vissuto intensamente, spesso sfidando le convenzioni, abbiano trovato il coraggio di fare scelte autentiche, anche discutibili, fa sentire meno soli. Ti fa pensare: “Ok, non sono l’unico, posso farcela anche se il mio percorso non è lineare.”
Detto questo, penso che non sia l’incontro con questi autori a far scattare la voglia di cambiamento. È piuttosto quel bisogno di cambiamento che ti spinge a cercare qualcuno che possa parlare alla tua anima. Quando senti che qualcosa non funziona, che ti serve una svolta, è in quel momento che scopri autori come Terzani, persone che riescono a tradurre in parole quello che provi.
Sono loro a offrirti quella scintilla di coraggio o di ispirazione di cui hai bisogno, come un buon amico che dice la cosa giusta al momento giusto. Non è tanto la scoperta di queste personalità a fare la differenza, quanto il fatto che il loro esempio, le loro parole ti raggiungono proprio quando sei pronto a recepirle. E da lì, il coraggio per seguire il tuo cammino sembra un po’ meno impossibile.
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