Cosa succede a Riace? Cronache dal borgo del sindaco Lucano rinato insieme ai migranti
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Reggio Calabria - Sono stati sei anni di inferno quaggiù, a Riace. Anni di processi penali, condanne esorbitanti e veleni politici ma anche di grande resistenza e solidarietà. Un lungo calvario che è stato ricostruito con cura ed empatia nel film documentario Mimmolumano di Vincenzo Caricari. Il regista calabrese racconta gli anni “bui” di Mimmo Lucano, seguendo cronologicamente le tappe giudiziarie, nell’opera realizzata e distribuita dalla casa di produzione Streets Video.
La colpa di Riace è stata quella di aver trovato soluzioni per non piegarsi a un sistema che mette la paura davanti alla realtà, la burocrazia davanti alle persone, la regola scritta davanti alla logica e umana evidenza. Il business davanti alla solidarietà. Da virtuosa a criminale, in pochi anni è stata trasformata nel campo di battaglia tra solidarietà e propaganda anti-immigrazione. Eppure oggi non c’è silenzio nel paese dell’accoglienza, il modello Riace non è stato abbattuto e si lavora per ricostruire.
Per chi non lo sapesse, il modello Riace è stato inaugurato alla fine negli ’90 in questo borgo della provincia reggina e si basa sull’integrazione delle persone migranti nel tessuto sociale ed economico del paese. Artefice di questa esperienza che coniuga accoglienza con rivitalizzazione del territorio l’associazione Città Futura. Fra i cofondatori di questa realtà figura Mimmo Lucano, che sarà poi sindaco di Riace, carica che riveste attualmente per il quarto mandato.
Vent’anni di convivenza diffusa e pace sociale hanno avuto la meglio, anche se questo è il tempo della paura, dell’odio e del veleno. È un moto spontaneo, liberatorio, allergico alla burocrazia e al professionismo dell’accoglienza. Per questo è possibile scalfirlo ma non lo è porgli fine. Questo piccolo paese di Calabria fa ancora da contraltare ai grandi centri di non-accoglienza e detenzione, molto più graditi alla Fortezza Europa, ai governi – specie quelli della destra peggiore – e alla criminalità organizzata.
ALTERNATIVA AL MODELLO ALBANIA
Ma l’Italia e l’Europa continuano a guardare da un’altra parte. Il 6 novembre 2023 è stato firmato a Roma il protocollo Italia-Albania per il “rafforzamento della collaborazione in materia migratoria“, ratificato poi dal parlamento italiano lo scorso febbraio. L’accordo prevede l’istituzione di due centri in Albania: uno a Shengjin per la primissima accoglienza, l’altro a Gjader con funzioni di hotspot e centro di permanenza e rimpatrio. Entrambi nel nord del paese. Le spese a preventivo ipotizzavano un costo di circa 650 milioni di euro in cinque anni, il trasferimento fino al centro albanese è costato 18mila euro per ciascuno dei migranti.
«Il modello Riace è l’alternativa alle deportazioni in Albania, ai Cpr, ai lager e a tutte le misure restrittive e disumane che sono state messe in atto nel corso degli anni sulla gestione dei migranti», rivendica Mimmo Lucano, che oggi è di nuovo sindaco di Riace ed europarlamentare. «È un’occasione per recuperare il patrimonio abbandonato dei nostri borghi, perché riabitare i luoghi e farli rinascere è possibile. L’accoglienza ai migranti dà la possibilità ai paesi come Riace di avere atteggiamenti di rispetto dei diritti umani e far coesistere lo sviluppo locale e la rinascita dei luoghi».
Altre e nuove famiglie sono arrivate a cercare rifugio là dove in centinaia sono stati allontanati con “la grande cacciata” del 2019. Oggi una cinquantina di persone, per lo più bambini, abitano il villaggio globale. Alcuni di loro sono arrivati con i corridoi umanitari, unica via legale per l’ingresso in Italia. Oggi, a regime ridotto, con decine di rifugiati invece che centinaia, con fondi collettivi invece che pubblici, il modello Riace è ancora in piedi.
Da quando è europarlamentare, Lucano mette i soldi del suo stipendio al servizio della comunità: «Così tengo aperto l’asilo e la mensa scolastica», dice. A Riace si lavora a una proposta da presentare in Europa, ispirata a una legge regionale del 2009 sull’accoglienza dei richiedenti asilo e sullo sviluppo delle comunità locali. Promotore della proposta naturalmente è l’europarlamentare Mimmo Lucano.
MAYSOON CITTADINA DI RIACE
Riace ha tre categorie di abitanti: i riacesi di nascita, quelli che hanno trovato qui una seconda possibilità e quelli di adozione, che la abitano con l’anima pur vivendo altrove. Un unico popolo di eguali e diversi che adesso ha tra i suoi abitanti anche Maysoon Majidi, la regista e attivista curdo iraniana arrestata il 31 dicembre 2023 subito dopo uno sbarco di migranti, con l’accusa di essere la “scafista” dell’imbarcazione con la quale lei e altre decine di migranti disperati approdarono sulle coste calabresi. Il Tribunale di Crotone l’ha rimessa in libertà in attesa del completo proscioglimento da tutte le accuse, previsto il 27 novembre.
Maysoon alza la mano e mostra tre dita, il simbolo usato da chi combatte per i diritti umani. In attesa che l’udienza del 27 novembre le renda l’agognata libertà, aspetta a Riace dove dal 4 novembre scorso è cittadina onoraria. «La cittadinanza onoraria conferita a Maysoon conferma il ruolo e la potenza simbolica di un luogo come il nostro, epicentro di un Mediterraneo che abbraccia i migranti e non li respinge», commenta Mimmo Lucano.
«Maysoon è un’eroina dei nostri tempi martoriati dagli orrori delle guerre che ha sacrificato la sua giovane esistenza per combattere contro regimi, dittature, fondamentalismi e guerre. Lei combatte per un nuovo mondo e per affermare ideali di libertà, giustizia, democrazia, uguaglianza e riscatto sociale delle donne e degli oppressi», conclude il sindaco di Riace.
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