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Ogni anno nel mondo vengono uccisi ancora dai 60 ai 100 milioni di animali per il commercio delle pellicce. E parliamo solo di visoni, volpi, cincillà, conigli e procioni senza contare coccodrilli, struzzi, canguri, bestiame da “cuoio” e cani o gatti utilizzati illegalmente. Spesso indossiamo la pelle, la vita, di questi animali senza saperlo o senza immaginarlo. Ecco perché credo sia importante riflettere anche su quello che ci mettiamo addosso. A volte una perla, un profumo, un pennello o una maglia di lana portano dietro sofferenze a cui non avevamo minimamente pensato.
LE PELLICCE
Secondo la World Animal Protection, “i metodi di macellazione negli allevamenti di pellicce danno priorità al profitto, proteggendo l’integrità delle pelli intere […] che siano intrappolati, uccisi in natura, o rinchiusi in gabbie sterili fino al macello, non c’è modo di trasformare un animale in un cappotto, una borsa o una scarpa senza infliggergli immensa crudeltà e sofferenza nel processo” .

Infatti gli animali negli allevamenti di pellicce sono tenuti in piccole gabbie e soffrono di gravi disagi etologici e fisiologici in un sistema che non è in grado di soddisfare le loro esigenze specie-specifiche. Vivono in gabbie dalle dimensioni ridottissime, in cui anche il pavimento è in rete per facilitare la pulizia. Sono costretti a subire correnti d’aria e freddo per favorire l’infoltirsi del pelo e le femmine divengono spesso “macchine” forzate alla riproduzione.
I metodi di soppressione cambiano a seconda delle dimensioni dell’animale: nel caso di animali più grossi, come le volpi, si usa l’elettricità infilando elettrodi nell’ano e nella bocca oppure un proiettile nella nuca o in alcuni casi il soffocamento da gas. Per gli animali di taglia più piccola, come i visoni, si utilizza un colpo di martello sul muso, un chiodo conficcato nella fronte oppure si annega l’animale precedentemente tramortito. Altri metodi diffusi sono l’avvelenamento con stricnina e il soffocamento con cloroformio. Nel caso specifico delle pecore karakul, la pelliccia si ottiene facendo abortire le femmine a bastonate, due settimane prima del parto e poi scuoiando i feti.

Gli animali catturati nel loro ambiente naturale invece vengono bracconati con trappole di ogni tipo: tagliole, lacci strangolanti, reti poste all’ingresso delle tane e le speciali trappole costituite da un’esca di grasso spalmato su un tubo metallico gelato, in modo che quando l’animale lo lecca, vi resti attaccato con la lingua – questo è un tipico metodo di cattura degli ermellini. Gli individui catturati con questi metodi rimangono vivi, intrappolati e sofferenti anche per molti giorni prima che il cacciatore venga a prelevarli. Può accadere che un animale arrivi ad amputarsi un arto, masticandolo, pur di fuggire.
GLI ESOTICI
I coccodrilli invece vengono crudelmente massacrati all’età di due o tre anni, nonostante la loro aspettativa di vita media naturale sia di settant’anni. Gli allevamenti intensivi australiani forniscono il 60% del commercio mondiale di pelli di coccodrillo e anche per i grandi rettili le gabbie sono così strette che in molti casi non riescono nemmeno a girarsi.
Ogni anno nel mondo vengono uccisi ancora dai 60 ai 100 milioni di animali per il commercio delle pellicce
Anche gli struzzi, le cui piume sono pregiati prodotti di alta moda, vengono abusati per la raccolta delle penne. Nelle fattorie gli struzzi sono spesso ammassati uno vicino all’altro e nutriti con erba medica in un sistema controllato in cui non sono in grado di mettere in atto comportamenti naturali. A differenza di molti altri uccelli, gli struzzi non hanno una stagione di muta e quindi le loro piume vengono spennate o tagliate. Prima che gli struzzi vengano uccisi inoltre, secondo i codici di condotta australiani e sudafricani, può essere loro negato il cibo per 24 ore.
Per quanto ci possa sembrare assurdo, anche il canguro è un animale che arriva in Italia scuoiato, per i nostri capi d’abbigliamento, soprattutto sportivo. La strage di canguri avviene di notte, quando cacciatori a bordo di pick-up braccano gli animali e li colpiscono con immensa brutalità.
Secondo le indagini condotte da LAV, che ora ha lanciato anche una petizione, “solo nel 2024, 1,5 milioni di canguri è stato ucciso per scopi commerciali. A questo dato terrificante vanno poi aggiunti i 2,5 milioni di piccoli, vittime indirette della caccia. L’Italia è il maggior importatore europeo di pelli di canguro – 381 tonnellate tra il 2019 e il 2022, per un valore complessivo di 3,8 milioni di euro – ed è il sesto al mondo. Il motivo del massacro? Produrre scarpini da calcio, tute da motociclista e altri capi per lo sport”.

CANI E GATTI
Spesso indossiamo con disinvolta leggerezza cappotti con il cappuccio peloso e morbido che viene spacciato per finto. Ci sentiamo tranquilli di aver fatto la scelta più etica, ma in molti casi in realtà stiamo indossando cani e gatti. Un’indagine segreta della Humane Society of the United States, riportata nel 1998 in un pezzo della Dateline NBC, ha rivelato che la pelliccia di cane e gatto è un’industria multimilionaria in Asia per l’importazione spesso illegale di questi capi d’abbigliamento in Europa o USA.
Secondo l’OIPA, “la nuova legislazione ha bandito l’importazione o la vendita di abiti che contengono pelliccia di cane e gatto, ma la pelliccia entra ancora illegalmente nel nostro Paese poiché è intenzionalmente male etichettata e può essere scoperta solo con costosi test del DNA”.
Nei prossimi giorni pubblicheremo nuovi materiali che riguardano questo approfondimento sulle pellicce e sullo sfruttamento degli animali. In particolare ci soffermeremo su altri prodotti – seta, cuoio, perle ma anche profumi – ottenuti infliggendo sofferenze atroci ad altri esseri viventi e – per darvi strumenti utili a scegliere consapevolmente un abbigliamento cruelty free – vi spiegheremo le tecniche per distinguere le pellicce vere da quelle finte.
Leggi anche Pellicce vere, ecco come riconoscerle (ed evitarle).
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