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Palermo - Chissà come ce lo immaginavamo questo fantomatico turismo quando qualche anno fa, in un periodo in cui le condizioni economiche di Palermo non erano rosee e l’assenza totale di industrie e quella quasi totale di grandi imprese che portava all’assenza di lavoro, dicevamo spesso: “Eh, pensare che potremmo campare solo di questo!”. Ora il turismo a Palermo ha registrato, tra il 2022 e il 2023, un incremento di 200mila turisti tra italiani e stranieri e nel centro storico si contano numerosi ristorante a cielo aperto con annessi negozietti che vendono strofinacci brandizzati Palermo o Sicilia e calamite a un euro.
L’overtourism – termine utilizzato per indicare un sovraffollamento turistico, concentrato in alcuni periodi dell’anno in città e siti famosi, che provoca o può provocare danni ai monumenti e all’ambiente e disagi per i residenti – ha travolto e stravolto la città, trasformandola. In molti hanno trovato un’occupazione e questo è sicuramente un bene ma di certo stiamo rinunciando all’identità della città.
A interrogarsi su ciò che sta accadendo ci hanno pensato gli organizzatori di IT.A.CÀ Migranti e Viaggiatori – Festival del Turismo Responsabile – un festival che invita a visitare luoghi e culture in maniera responsabile e inclusiva – e altre realtà coinvolte in progetti di turismo responsabile, inclusione e valorizzazione del territorio: la cooperativa Palma Nana, Libera il G(i)usto di viaggiare, Addiopizzo Travel e Cotti in fragranza.
Giovedì 7 novembre a piazza Magione hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo “Quale turismo per Palermo?”, invitando tutte le parti in causa coinvolte: l’assessore al turismo del Comune di Palermo, Alessandro Anello, come anche quello alle Attività Produttive, Giuliano Forzinetti, la consigliera Comunale Mariangela Di Gangi, i residenti, le guide turistiche, le associazioni del territorio, i residenti e anche Maurizio Davolio dell’AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile.
L’intento, oltre a raccogliere idee e proposte, è stato quello di inviare all’amministrazione comunale un documento con un resoconto dei punti salienti degli interventi, il documento di AITR sull’Overturism e una proposta di istituire un osservatorio permanente sul turismo.
«Abbiamo già affrontato il problema per le tre famose città d’arte, Roma, Venezia e Firenze», dice Maurizio Davolio, presidente AITR. «Oggi il problema dell’overtourism riguarda Palermo, Genova, Milano, Bologna, Napoli e si è diffuso anche nelle località marine e montane, nei laghi e persino nei piccoli borghi, perché durante il Covid c’è stata la loro riscoperta. Quindi è un problema generale che a nostro giudizio va affrontato dal punto di vista metodologico, in primo luogo considerando che sono le amministrazioni pubbliche che devono prendere in mano la situazione. Un punto importantissimo è l’ascolto, il Comune deve ascoltare la popolazione tutta e non solo gli operatori turistici. Come associazione abbiamo cercato di passare alla proposta».
L’Associazione Italiana Turismo Responsabile ha stilato un documento messo a disposizione di tutti con undici proposte tenendo conto che esistono tre livelli di diritti: i diritti della comunità a non subire i danni che derivano da una presenza eccessivamente turistica, i diritti dei lavoratori del turismo e delle imprese turistiche che hanno investito, studiato e hanno la necessità di sopravvivere, e i diritti dei viaggiatori.
«C’è da tenere conto di questi tre livelli, di queste tre categorie di diritti e cercare di conciliarli», continua Davolio. «Noi abbiamo cercato di farlo proponendo da un lato delle forme di mitigazione e dall’altro delle forme di compensazione. La mitigazione sta nel cercare di programmare, di promuovere le basse stagioni, i luoghi meno conosciuti. Si tratta di organizzare gli eventi in periodi che non siano l’alta stagione per creare flussi turistici aggiuntivi».
«La compensazione si riferisce all’imposta di soggiorno che produce un gettito che vorremmo venisse utilizzato per azioni che vadano a vantaggio sia della popolazione locale che dei suoi ospiti: il verde urbano, il verde pubblico, la rete urbana, le ciclovie, i parcheggi, la mobilità urbana e locale, gli eventi culturali, gli impianti sportivi, il superamento delle barriere architettoniche per le persone con disabilità. Tutte queste azioni migliorano la qualità della vita dei residenti e migliorano anche la qualità del soggiorno per gli ospiti».
Tra i vari interventi che sulle condizioni poco igieniche della città e sull’invasione turistica c’è stato anche quello dell’assessore Forzinetti: «Abbiamo varato un regolamento “movida” che va in questa direzione e ci permette di limitare la concentrazione di determinate attività nel centro storico. Abbiamo già emanato delle nuove ordinanze inasprendo le sanzioni per le violazioni del regolamento “movida”, per violazioni dell’occupazione abusiva di suolo pubblico».
«Quello che ad oggi è sicuramente mancato è un controllo non generico, ma specifico per il tipo di attenzione di cui questo territorio ha bisogno. Ci vorrebbe un presidio, una pattuglia di polizia municipale, di carabinieri ogni 20 metri. Oggi c’è una programmazione che ci consente già dall’anno prossimo di assumere centinaia di persone anche nel corpo di polizia municipale. Dobbiamo disegnare una città che sia confacente alle necessità dei turisti e dei residenti e non costringere i cittadini ad andare fuori da certe zone».
Tra i vari interventi anche quello di una cittadina, Loriana Cavaleri: «Non abbiamo parlato di Airbnb. Chi si è arricchito e come è stata distribuita questa ricchezza? La totale deregolamentazione dell’ospitalità turistica attraverso l’affitto degli appartamenti privati ha accelerato i flussi turistici aumentando i costi della città. L’overtourism è insostenibile, aumenta l’immondizia che già non mancava, i cui costi per la pulizia ricadono sulla tassazione di noi cittadini, per vivere comunque una città molto sporca».
«Nel mio palazzo sono stati ristrutturati quattro appartamenti che creano profitto privato mentre i costi di pulizia del condominio ricadono su di noi che ci abitiamo, altro che valore sociale. La comunità si sta smembrando, le persone vanno via, i costi di acquisto e/o di affitto sono molto alti, non si affitta più alle famiglie. Tutto questo può essere regolamentato come è accaduto a Barcellona». La tavola rotonda si è conclusa con l’invito di continuare con momenti di ascolto e confronto nella speranza di potere salvaguardare gli interessi di tutti e non solo quelli di pochi.
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