Sgomberato l’ostello occupato che era stato trasformato in bene comune e presidio antincendio
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Trapani - Il 9 ottobre è stato sgomberato dalle forze dell’ordine, e murate le finestre con dei grossi mattoni di tufo, lo spazio occupato lo scorso 26 luglio dal gruppo ecologista Muschio Ribelle e trasformato in bene comune al servizio del territorio. Finisce così il sogno di restituire alla cittadinanza la Riserva Naturale Orientata di Bosco d’Alcamo, in provincia di Trapani, 313 ettari di vegetazione che rischiano di tornare in uno stato di completo abbandono.
Gli ecologisti avevano occupato, sistemato e quindi restituito alla comunità l’ex Ostello Cielo D’Alcamo, che si trova in contrada Funtanazza, così chiamata per la presenza di un serbatoio pubblico per la raccolta delle acque di epoca medievale, proprio dentro la Riserva Naturale Orientata Bosco d’Alcamo. Prima che venisse occupato il bene era abbandonato da oltre sei anni. L’intento era quello di creare una sorta di avamposto contro gli incendi, per evitare che si ripetano disastri ecologici come i roghi del 2023 che hanno devastato e distrutto mezza Sicilia, ma anche quello di organizzare diverse attività sociali per coinvolgere la cittadinanza.
I locali dell’ex ostello erano stati ripuliti e arredati con mobili regalati dalla comunità alcamese, a riprova che lo spazio era sentito davvero come un bene comune. Nei mesi precedenti lo sgombero, lo spazio era stata animato da presentazioni pubbliche di libri, cineforum, letture di testi di Danilo Dolci e non solo in un festival di due giorni, ma soprattutto le stanze dell’ostello sono state la base di appoggio per circa trenta persone impegnate nella guardianìa antincendio, un’azione di contrasto agli incendi dolosi nata nell’ambito delle assemblee popolari che ha contribuito a far sì che, dopo anni, nessun rogo colpisse la riserva del Monte Bonifato.
L’edificio in questione è di proprietà del Libero Consorzio Comunale di Trapani e del Comune di Alcamo. Al piano terra sono situati degli uffici della provincia, che sono rimasti indisturbati nei mesi dell’occupazione. «Da tempo la cittadinanza denunciava lo stato di abbandono della Riserva di Monte Bonifato», dicono gli attivisti ambientali.
«Dopo il grande incendio del 2012 si è costituito il Coordinamento SalviAmo il Monte Bonifato, che ha organizzato svariate manifestazioni, riunioni e tavoli tecnici. Tuttavia, le richieste formulate sono rimaste inascoltate, inclusa quella della riapertura immediata dello spazio dell’ex ostello attraverso un affidamento temporaneo non oneroso a un’associazione temporanea di imprese di sigle ambientaliste».
Vista l’inerzia istituzionale, il gruppo Muschio Ribelle aveva deciso a luglio di riabitare autonomamente e senza autorizzazione il luogo per trasformarlo in un bene comune, creare spazi e iniziative sociali che avrebbero potuto arricchire la comunità e migliorare la qualità della vita di tutti e tutte. Le prime iniziative organizzate si erano focalizzate sulla problematica degli incendi, un tema centrale in Sicilia e nella zona di Alcamo. Il progetto aveva anche come obiettivo quello di contrastare lo spopolamento e l’abbandono della zona.
«L’uso civico è una forma di gestione collettiva dei beni pubblici già sperimentata in diversi luoghi d’Italia – dice il collettivo Muschio Ribelle – ed è presente anche nello statuto del Comune di Palermo: l’assemblea pubblica auspicava che anche il Comune di Alcamo potesse intraprendere questa direzione e ci sono state interlocuzioni positive in tal senso. L’intervento di sgombero tuttavia fa seguito alla denuncia della Commissaria del Libero Consorzio Intercomunale di Trapani, interrompendo un percorso che aveva avuto un riscontro positivo nella popolazione».
«Chi era presente dentro verso le 9 del 9 ottobre scorso lasciato l’edificio spontaneamente. Molte persone di Alcamo si sono radunate per mostrare solidarietà nei confronti di un progetto di cui si sono sentite parte attiva in questi mesi». Ma Muschio Ribelle non si è arreso. Ogni mercoledì continua a riunirsi insieme all’Assemblea Popolare in piazza Ciullo ad Alcamo per organizzare nuove iniziative, ma soprattutto per chiedere che il bene della Funtanazza, reso inaccessibile alla popolazione, venga invece adibito a uso civico.
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