18 Nov 2024

Samuele di Naturalmente Scola: “Vi racconto com’è davvero essere un giovane agricoltore oggi”

Scritto da: Valentina D'Amora

Fare agricoltura non significa solo coltivare un pezzo di terra, ma comporta una serie di problematiche che chi si affaccia a questa realtà forse non conosce. Ce le racconta Samuele, che sei anni fa ha aperto l’azienda agricola biologica Naturalmente Scola in val Pennavaire: tra ortaggi, birra, olio e svariate difficoltà, oggi riesce finalmente ad avere uno stipendio degno di questo nome.

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Savona - Anche se le aziende agricole negli ultimi quarant’anni sono diminuite, così come la superficie coltivata, soprattutto nel post-pandemia il settore dell’agricoltura sta attirando sempre di più i ragazzi e le ragazze sotto i 35 anni. Secondo Coldiretti sono più di 55.000 i giovani imprenditori e le giovani imprenditrici che hanno scelto di dedicarsi alla terra nel 2021. In Liguria le imprese giovani attive nel settore dell’agricoltura sono quasi mille e questo dato è stabile nonostante tutte le difficoltà del periodo. Ne abbiamo approfondita una, in provincia di Savona, che ci ha dato una fotografia della reale situazione di chi decide di avviare un’impresa agricola da zero.

LA STORIA DI NATURALMENTE SCOLA

Coltiviamo birra, olio e tante altre cose buone, nell’incantevole Castelbianco in Liguria“. Così si legge nella presentazione dell’attività agricola di Naturalmente Scola su un sito, quello aziendale, che colpisce per la sua informalità. Si capisce subito, già da una prima navigazione che l’azienda agricola è gestita da una persona giovane e alla mano. Così, nell’ambito della nostra indagine sull’agricoltura in val Pennavaire, contatto Samuele Scola e mi faccio raccontare il suo progetto.

L’idea dell’azienda agricola prende corpo nella mente di Samuele nel corso del 2017, l’anno in cui si congeda dalle forze armate in cui era arruolato – la storia del suo cambio vita ve l’abbiamo raccontata qui. Si mette così alla ricerca dei finanziamenti per il nuovo insediamento agricolo e per prima cosa si dedica alla ricostruzione geografica dei terreni di famiglia sparsi lungo la val Pennavaire, al confine fra Piemonte e Liguria, per lo più in zone impervie. «Qui tutte le famiglie hanno sempre avuto orti di sussistenza, si coltivavano soprattutto frutta e patate per autosostenersi», racconta. «E poi il mio bisnonno faceva legna, quindi ci sono anche terreni boschivi».

Naturalmente Scola
Samuele Scola

Una volta recuperati dai parenti – cosa non facile – tutti i mappali dei vari appezzamenti di terreno di famiglia, nel 2018 Samuele partecipa a un bando del Programma di Sviluppo Rurale, il PSR, quello rivolto ai giovani agricoltori per l’avviamento di un’impresa agricola, la futura Naturalmente Scola.

LE PRIME DIFFICOLTÀ

«Partire così, senza aiuti esterni, sarebbe stato davvero molto difficile», ci rivela. Dalla stesura del progetto infatti, fino al 2021, anno della pubblicazione della graduatoria definitiva, tutto resta in sospeso e per poter vivere Samuele lavora al ristorante di famiglia. «Il progetto di impresa agricola che avevo sviluppato aveva non pochi paletti».

Quali? «Per partecipare a questi bandi viene chiesto di scrivere progetti abbastanza grossi. Si prevedono tra le altre cose acquisti di serre, macchinari e trattori per avere un punteggio alto. Ho dovuto ampliare il progetto più di quello che mi poteva realmente servire. Poi però ho dovuto aspettare a fare gli investimenti che avevo preventivato, perché i finanziamenti mediamente arrivano tre anni dopo l’invio del progetto, se approvato».

Solo con le mani nella terra tutto il giorno sarò felice

Quando viene pubblicata la graduatoria, il progetto di Naturalmente Scola all’inizio non entra tra i vincitori. «Poco dopo però sono stato ripescato perché nel frattempo altri partecipanti avevano rinunciato». Una volta che il progetto risulta approvato la strada è in discesa? Pare di no. «Una volta entrati in graduatoria si iniziano a fare gli acquisti previsti». C’è però un problema: «Nessuna banca ti garantisce un mutuo, nonostante l’approvazione del progetto. Eppure è un bando che si rivolge a chi, come me, partiva da zero, per nuovi insediamenti agricoli, come fosse una start-up. Niente, se non si ha un background economico e un garante per il mutuo si resta bloccati».

Si procede all’acquisto di macchinari per un totale di spesa di circa centomila euro – non briciole per un giovane agricoltore – e dopodiché si presenta la richiesta di rimborso spesa degli acquisti, con tutte le fatture parlanti. Se tutto corrisponde, vengono fatti ulteriori verifiche molto dettagliate. «Una volta conclusi i controlli, ho dovuto aspettare ancora un anno per poter ottenere l’approvazione della richiesta di rimborso di quanto avevo anticipato».

Naturalmente Scola
Naturalmente Scola

«Cosa voglio dire? Sarebbe stato davvero molto difficile, se non impossibile, senza una garanzia alle spalle, poter procedere su questa strada. Ecco perché chiamarli “fondi per giovani agricoltori” lo trovo piuttosto fuorviante, perché se sei giovane e ti sei appena affacciato alla dimensione agricola non puoi partecipare a un bando del genere. Io l’ho potuto fare solo grazie al lavoro nel ristorante di famiglia, creandomi un minimercato con le mie birre che nel frattempo avevo iniziato a produrre e con i risparmi provenienti dal lavoro che facevo prima. Tutto questo mi ha fatto da cuscinetto, altrimenti non avrei mai potuto avventurarmi in una cosa del genere».

GIOIE E DOLORI DELL’ESSERE UN GIOVANE AGRICOLTORE IN LIGURIA OGGI

Quando gli chiedo com’è mettere le mani nella terra, veder crescere gli ortaggi che si ha seminato e riempire una cassetta delle proprie verdure, torna il sereno: «È bello, anzi molto bello lavorare la terra ma purtroppo per poter sostenere la parte agricola dell’attività devo dedicare la maggior parte del mio tempo a quella commerciale, anziché stare nei campi. Nel mio caso, quindi lavoro molto nel mio piccolo birrificio artigianale, anche se vorrei tanto dedicarmi interamente alla parte agricola, ma con le caratteristiche e le estensioni liguri dei terreni è difficile».

Naturalmente Scola
Samuele Scola di Naturalmente Scola

Samuele, al netto delle criticità che racconta, ama fare l’agricoltore: «Mi sto creando il mio mondo e mi piace moltissimo, ma non voglio illudere le persone che sia tutto semplice, perché fare impresa per un ragazzo oggi è un percorso a ostacoli. A me preme raccontare la realtà. Un tempo forse c’erano più possibilità di avviare attività e probabilmente si viveva con meno. Purtroppo l’attuale situazione di crisi generalizzata fa sì che le patate a 40 centesimi al chilo vengano preferite alle mie, biologiche, che costano ovviamente di più. In questo senso la mia è una piccola impresa, per di più di nicchia».

Quali sono le criticità che stai riscontrando in questo territorio? «La nostra è una valle stretta e lunga, che da novembre a marzo non prende sole; il terreno poi brina spesso e anche se è l’ideale per il luppolo, sui prodotti dell’orto invernale – fatta eccezione per finocchi e cavolfiori – declina un po’». Che si fa allora adesso nei campi? «Si raccolgono le olive – io in genere aspetto il freddo, che le aiuta a non cadere, in questo modo perdono acqua e finiscono di maturare ancora un po’ – e poi ricomincio con la preparazione dei terreni per le coltivazioni estive».

raccolta olive
Samuele Scola di Naturalmente Scola

Bietole, patate, barbabietole e pomodori finiscono per la maggior parte nella cucina del ristorante dei suoi genitori, a Castelbianco, che ci tengono a servire piatti preparati con orticole biologiche. «Vendo tutto a loro perché non ci sono altri ristoranti qui nei dintorni che comprano le mie verdure: lavorando in biologico non riesco a fare prezzi competitivi».

Parlando dei progetti futuri intravedo un filo di speranza: «Potrei cambiare di nuovo vita, chissà! Il mio sogno è aprire un birrificio di montagna, in altura, magari a Calizzano dove coltiviamo il nostro orzo e preparare birre proprio con l’acqua minerale di Calizzano. Mi piacerebbe realizzare un prodotto totalmente ligure, solo materie prime locali, aprendo un altro punto vendita magari in città».

E l’agricoltura? «Il mio obiettivo resta ancora quello: ora come ora vorrei solo alzarmi il mattino molto presto, lavorare la terra, spargere letame, usare la fresa e tornare a casa all’imbrunire. Purtroppo oggi questo per il mio tipo di impresa non si può fare, per le caratteristiche della valle in cui mi trovo e anche per i prodotti che coltivo. Il sogno però resta quello di cercare di costruirmi una quotidianità in un’agricoltura “non da vasetto”, ma a pieno campo. Solo con le mani nella terra tutto il giorno sarò felice».

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