Villa Clara: le voci dal manicomio e la storia che non deve essere dimenticata
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Cagliari - Villa Clara. Memorie da un Manicomio è il podcast che racconta una Cagliari che oggi non esiste più o che non dovrebbe più esistere. Il progetto nasce dall’intento di esplorare la storia di Villa Clara, l’ex manicomio di Cagliari, attraverso le voci di chi ha vissuto tra le sue mura, restituendo loro la dignità che segregazione e pregiudizi hanno minato. È un viaggio nel passato di un luogo che è fondamentale riportare alla memoria per evitare che le sue ombre svaniscano.
Il podcast, prodotto da Nemesis Magazine, fa parte di un progetto culturale ampio che include la rassegna omonima Villa Clara: Memorie da un Manicomio, curata da Trip Sardinia in collaborazione con l’associazione Terra Atra, Su Tzirculu e Radio X e con il contributo del Comune di Cagliari. Memorie da un Manicomio versione podcast, come la rassegna culturale, non si limita a raccontare la sofferenza dei pazienti e la durezza di un sistema sanitario che li emarginava. Vuole porre in evidenza i loro vissuti in quanto individui, in modo da sensibilizzare la collettività al tema della stigmatizzazione, della reclusione e dell’abbandono, affinché le mura che ci separano gli uni dagli altri, siano esse reali o del pensiero, vengano abbattute.
LA STORIA DEL PODCAST
Francesca Mulas Fiori, direttrice di Nemesis Magazine, racconta che il podcast «nasce con l’intento di dare nuova vita a un’importante testimonianza giornalistica e di preservare la memoria di una realtà ormai dimenticata: il Manicomio di Cagliari, noto appunto come Villa Clara. Questo progetto nasce dalla volontà di rinnovare l’impegno del giornalista Giorgio Pisano, che nel 1977, insieme al fotografo Josto Manca, si recò all’interno di Villa Clara per svolgere un’inchiesta su alcune morti sospette per soffocamento avvenute tra i pazienti».
Giorgio Pisano a seguito del lavoro scriverà Lista d’attesa, un’opera che ha avuto il merito di dare voce a coloro che fino ad allora erano rimasti nell’ombra: i pazienti ricoverati. Attraverso le storie raccontate nel libro, e oggi anche della voce narrante del podcast, si entra in contatto non solo con le sofferenze, ma anche i pensieri e le emozioni di chi si trovava prigioniero in un sistema che li marginalizzava. «Ci piaceva l’idea di valorizzare il libro e tutto il contesto – afferma Mulas Fiori – il manicomio di Villa Clara è una realtà di Cagliari che è esistita, ma che oggi sta scomparendo dalla memoria collettiva».
LA VOCE DI VILLA CLARA: STORIE DI SOFFERENZA E UMANITÀ
«Anche se Giorgio Pisano ha trasformato alcune parti della narrazione in modo da garantire la privacy dei pazienti, queste sono tutte storie vere». La voce narrante, interpretata dall’attore Giuseppe Boy, dà vita a Giampiero Farris, un personaggio romanzato che è stato una persona senza fissa dimora, internato al manicomio di Villa Clara. Con un tono a tratti sarcastico, Giampiero Farris descrive, quasi con distacco, la sua “fortuna” di avere un posto letto con vista finestra e pasti garantiti; ma dietro queste parole si celano i duri contorni di una realtà che ha ben poco a che vedere col concetto di “fortuna”.
Le storie di Giampiero si intrecciano con quelle di altri pazienti, come Elena, che attraverso il suo racconto svela la sua esperienza nel sottoscala, un luogo che all’epoca veniva considerato una sorta di “terapia”, ma che per molti era semplicemente una condanna. Il sottoscala era un loculo di cemento dove non si poteva stare se non distesi, una tana naturale situata sotto la scala del reparto, dove se qualcuno avesse gridato nessuno avrebbe potuto sentirlo. Una prigione silenziosa e isolante che mostrava la cruda realtà della reclusione. Elena, con il suo carattere ribelle, finì spesso in quella sorta di galera, lottando contro un sistema che sembrava ignorare la sua individualità, come accadeva a molti altri.
L’assenza di dialogo con i medici è drammatica: non comunicavano con i loro pazienti, erano più interessati a somministrare cure sperimentali che a capire le sofferenze e i bisogni delle persone. La storia di Luigi, incapace di esprimersi verbalmente, è esemplificativa di quanto il sistema fosse distante dall’umanità: le sue cure, imposte senza spiegazioni, risultavano spesso inutili e dannose. Tuttavia, nonostante le dure condizioni di vita, non mancano esempi di grande umanità che emergono dalle parole e dai ricordi di chi ha vissuto nel manicomio di Villa Clara.
Il racconto di Giulietto e Signori Miei, per esempio, mostra il legame profondo che si instaurava tra i pazienti; un rapporto che andava oltre le diagnosi e le etichette e che permette all’ascoltatore di scaldarsi un po’ in mezzo al gelo di tanta sofferenza. Un altro momento commovente si manifesta nella narrazione della festa della Befana, un evento che portava un clima conviviale fra le mura del manicomio. Le danze, le risate, la musica: Giulietto che balla il twist, Suor Concetta che batte le mani, Maria e Signori Miei che aprono le danze. Ascoltando il podcast sembra quasi di poterle vedere queste persone che si lasciano travolgere da un’allegria contagiosa e che riescono a portare serenità laddove sembrava impossibile trovarne.
LA NECESSITÀ DI PARLARE OGGI DI MANICOMIO E LOGICA MANICOMIALE
Le storie raccontate sono testimonianze non solo di sofferenza, ma anche di speranza e umanità. Ogni vita, seppur segnata da delusioni e dolori, ha vissuto intensamente tra le mura del manicomio di Villa Clara, un luogo che, pur essendo pensato per proteggere l’esterno dalle persone che vi si trovavano rinchiuse, era in realtà frutto della paura e dell’odio verso ciò che era diverso, non conforme. Il tema della segregazione implica paura e questa paura, che ha alimentato il sistema manicomiale, ha creato spazi di isolamento e stigmatizzazione in cui chi era considerato “non compatibile” con la società veniva recluso.
Conoscere, riflettere ed entrare in empatia su e con ciò che è stato è il primo passo per combattere la paura e lo stigma ad essa connesso e di conseguenza anche l’ indifferenza e l’isolamento che persiste. Francesca Fiori Mulas sottolinea come «la salute mentale riguarda tutti. L’accesso alle cure ad oggi è una questione di fortuna e privilegi e ciò che oggi sembra evidente, come la sensibilità verso i pazienti, non era affatto scontata. La legge Basaglia del 1978, pur mirando alla chiusura dei manicomi e a un trattamento più umano, non ha avuto una realizzazione immediata, con strutture come il manicomio di Villa Clara che sono rimaste operative fino agli anni ’90».
Anche se la legge prometteva il superamento del sistema dei manicomi, il cammino verso una vera inclusione e la decostruzione di quella logica manicomiale che porta a segregare ciò che è considerato non conforme è stato ostacolato da risorse insufficienti e politiche sociali carenti. La chiusura dei manicomi da sola non basta: è necessario un impegno più profondo e strutturato che ponga l’attenzione sulla persona come essere umano, con le proprie sofferenze, gioie, possibili fragilità e sfaccettature.
IL RUOLO DELLA MEMORIA
Il manicomio di Villa Clara, un tempo simbolo di sofferenza e reclusione, è oggi un esempio di trasformazione: è stata riqualificata come la Cittadella della Salute, un centro dedicato alla cura e alla prevenzione circondato dal verde. Questa riconversione rappresenta un segno di cambiamento, pur mantenendo il ricordo di un passato difficile. Il progetto del podcast non ha la pretesa di risolvere le problematiche del sistema sociosanitario, ma mira a far rivivere una storia che non deve essere dimenticata, con l’obiettivo di sensibilizzare alla stigmatizzazione e promuovere l’empatia, invitando la comunità a riflettere su come, nella vita quotidiana, non si debbano erigere muri tra noi e il prossimo.
Leggi anche la nostra intervista a Vittorio Angoletto sul centenario della nascita di Franco Basaglia.
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