La Brigata, l’associazione che lotta per la solidarietà e la dignità di chi vive ai margini
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Salerno, Campania - Affacciata sul Mar Tirreno, Salerno è una città ricca di storia e cultura dove la modernità si intreccia con la tradizione: la Scuola Medica Salernitana vive quasi in connubio con sfide sociali, come la marginalità e il disagio abitativo. È in questo contesto che realtà come La Brigata operano per offrire un sostegno concreto ai più vulnerabili, contribuendo a costruire una società più inclusiva.
I volontari e i comuni cittadini garantiscono non solo supporto materiale con la distribuzione di beni di prima necessità come pasti caldi e coperte, ma offrono anche un sostegno umano: La Brigata infatti – organizzazione di volontariato attiva da circa sei anni – si pone come un punto di riferimento per chi non ha una casa e come una speranza di reinserimento sociale per chi ha perso il contatto con il tessuto comunitario. Gli interventi di supporto immediato sono accompagnati da un vero e proprio percorso che aiuti a ricostruire la fiducia e a ridurre il senso di isolamento, un problema molto sentito dai senza fissa dimora.
«L’idea de La Brigata nasce grazie ad alcuni amici e all’associazione Marea di Salerno, con cui organizzammo una raccolta di coperte e di beni di prima necessità. Cominciò a palesarsi in noi un sempre maggiore bisogno di “fare” in maniera concreta: decidemmo così di metter su una preparazione pasti per il sabato. A gennaio del 2019 La Brigata aveva una propria identità e con essa noi avevamo una missione», racconta il vice presidente dell’associazione Giuseppe Marzullo.
LA BRIGATA
Non è una banda di soldati di ventura o un’unità costituita da due stormi: La Brigata di Salerno è un’associazione formata da uomini e donne che hanno scelto di schierarsi contro l’ingiustizia. «Il nome, seppur solamente evocativo, è parte di noi e ci ha reso un punto di riferimento non solo per la città di Salerno». Dove altri e talvolta anche lo Stato lasciano andare, La Brigata continua a essere inarrestabile, nonostante le difficoltà logistiche, sociali e istituzionali.
«Indubbiamente la criticità maggiore è quella di relazionarsi con persone che non hanno una vita regolata: anche la comunicazione di base diventa una montagna da scalare. Ma ciò non ci ha mai fermato e le difficoltà con le istituzioni sono divenute un motivo di crescita per la nostra associazione. Le grandi e piccole problematiche non ci distolgono dall’aiutare il prossimo: che siano 40, come nel periodo invernale, o 90, come nel periodo estivo, tutti hanno la nostra attenzione e la nostra più completa disponibilità», conclude il vicepresidente de La Brigata.
La Brigata non è solo un gruppo, è proprio una scelta di vita. È una scelta di vita decidere di non voltarsi dall’altro lato, è una scelta di vita non essere sordi. Essere parte de La Brigata vuol dire semplicemente aiutare il prossimo, con la consapevolezza che “un gesto di solidarietà è spesso una goccia nel mare”.
ABBATTERE LE BARRIERE DELL’EMARGINAZIONE
La Brigata non si limita a fornire aiuti materiali, ma costruisce ponti per un reinserimento sociale accompagnando le persone più vulnerabili in percorsi di reintegrazione, aiutandole a ritrovare autonomia e dignità. «Con noi nessuno è ultimo. Le istituzioni talvolta hanno le mani legate, però purtroppo quello delle persone senza fissa dimora è un problema reale ed è molto grave: spesso quando si è coinvolti in realtà associative come La Brigata la disillusione ha la meglio».
«Ci siamo posti come obiettivo perdere le funzioni di brigata e divenire un progetto strutturato per dare un reale futuro a queste persone: abbiamo contezza del fatto che non potremmo mai del tutto estirpare le emergenzialità, però al tempo stesso vorremmo poter essere uomini e donne che hanno messo le radici per una risoluzione», confessa il vice presidente de La Brigata.
Cohousing, preparazione e consegna di curriculum, assistenza sanitaria e psicologica: con discrezione e rispetto i volontari supportano ogni individuo nella riappropriazione della propria vita.
«La Brigata è fatta dai volontari ma anche e soprattutto dai semplici cittadini che ci aiutano in questa missione. La risposta della comunità è sempre maggiore, al punto che è rientrata a far parte della vita quotidiana di molti salernitani. Ciò per cui ci siamo sempre battuti è la presa di coscienza, al di là dei casi estremi in cui subentra la criminalità, che le persone senza fissa dimora sono vittime di una commistione di eventi. Tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti e ci supporti empatizzando, facendo proprie le debolezze e le vicende umane», osserva Giuseppe Marzullo.
DUE MANI: UNA PER AIUTARE TE STESSO, L’ALTRA PER AIUTARE GLI ALTRI
Alla base di ogni realtà associativa solidale vi è un grande spirito di abnegazione; rinunciare ai propri beni o al proprio tempo libero per mettersi a supporto del prossimo non è semplice e scegliere di farlo con tale consapevolezza è sintomo di un grande amore e di rispetto verso l’altro, di qualunque ceto, nazionalità o credo esso sia. «Vedere negli occhi del prossimo gratitudine è ciò che ci spinge quotidianamente a non mollare la presa, a non farci sopraffare dalla negatività. Insieme alla comunità attorno alla nostra associazione siamo migliorati anche noi e insieme a noi anche le persone alle quali doniamo la nostra assistenza».
«Negli anni ci sono stati alcuni eventi che ci hanno segnati, per i quali la stanchezza è stata abbandonata e al suo posto è subentrata la commozione. Un semplice grazie o un sorriso ci hanno permesso di crescere come uomini e donne; La Brigata continua ad aiutare chi ne ha più bisogno, ma ogni giorno grazie ad essa ognuno di noi cresce anche grazie alle sconfitte».
«La nostra associazione ci catapulta quotidianamente nella realtà e non sempre le nostre battaglie hanno un lieto fine: fare associazionismo vuol dire mantenere in equilibrio l’ago di una bilancia e raccogliere tutto ciò che di bello ci viene offerto. Fare volontariato vuol dire lasciare i propri problemi personali a casa e una volta terminato il servizio in associazione lasciare i problemi vissuti per strada fuori dalla porta. Non è egoismo, è consapevolezza del fatto che per aiutare il prossimo bisogna star prima bene con se stessi», conclude il vicepresidente de La Brigata.
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