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Catanzaro - In questi giorni di drammatiche alluvioni che hanno colpito diversi territori si è parlato molto poco della Calabria, che pure è stata colpita da intense perturbazioni, in particolare nella mattinata di lunedì 22 ottobre e nella zona del Comune di Montauro, in provincia di Catanzaro. Per più di un’ora una cella temporalesca ha scaricato tantissima pioggia nel raggio di pochi chilometri, causando fiumi di fango e frane. Eppure il Giardino Epicureo non ha subito danni. Come è stato possibile? Il Giardino, di cui abbiamo parlato qui, è nato da un’idea dell’imprenditore calabrese “illuminato” Massimiliano Capalbo, con cui abbiamo parlato per capire come ha fatto a salvare il suo progetto da acqua e fango.
«In previsione della tre giorni di pioggia e dopo mesi di osservazione del territorio ho individuato a monte del giardino uno dei punti in cui confluiscono le acque e il fango quando piove», spiega Massimiliano, fondatore del Giardino. «Puntualmente quando piove lo sterrato che costeggia l’ingresso del giardino diventa un fiume di fango, acqua e detriti che vanno a ostruire la strada di accesso del giardino e i tombini presenti e crea problemi anche alle abitazioni che sorgono in basso. Memore di ciò ho voluto provare ad arginare questo fenomeno».
Una volta individuato il punto di confluenza dell’acqua, Massimiano ha scavato una buca profonda per raccoglierla e frenarne la corsa e farla confluire nel terreno del giardino attraverso un tubo corrugato al termine del quale una serie di canali realizzati posizionando delle vecchie tegole porta l’acqua alle piante, attorno alle quali dei piccoli fossati consentono all’acqua di infiltrarsi nel terreno senza provocare smottamenti. «Dopo le prime piogge di sabato e domenica la pozza si è riempita di acqua e limo e ha svolto molto bene il suo compito ma non credevo sarebbe riuscita a contenere l’ondata di pioggia che si è palesata successivamente il lunedì».
Perché, cos’è successo lunedì?
Lunedì mattina, dalle 11 alle 12:30 circa, una cella temporalesca non prevista da nessun servizio meteo si è concentrata tra Gasperina e Montauro, riversando così tanta acqua da generare fiumi di fango lungo le strade. Non credevo che il sistema avrebbe retto e invece il giorno dopo, con mio enorme stupore, mi sono reso conto che esso era riuscito ad assolvere molto bene al suo compito. La pozza si è saturata di fango e terra fino all’orlo del tubo, gli argini hanno retto e l’acqua non è straripata. Ma la cosa più incredibile è stata che la strada di accesso al giardino era pulita come non mai.
Sei riuscito quindi a trasformare un problema in una risorsa?
Esattamente. Quella che normalmente viene percepita come una disgrazia – una pioggia intensa – è stata trasformata in una risorsa. La prima ovviamente è l’acqua che ho utilizzato per irrigare il giardino e per infiltrarla nel terreno in vista di periodi più siccitosi, mentre normalmente in queste circostanze finisce nei tombini e poi nel mare.
Io invece l’ho trattenuta in parte nel terreno attraverso questo sistema e in parte in una vasca di raccolta che ho realizzato per raccogliere l’acqua piovana che confluisce dai tetti delle strutture presenti nel giardino. La seconda risorsa è il limo che si è depositato nella pozza di raccolta che rappresenta un ottimo fertilizzante per le piante, per cui quella pozza si è trasformata in un erogatore di fertilizzante.
Quali danni ha provocato invece la pioggia nel comprensorio?
Come è facile intuire l’acqua che non è stata canalizzata o controllata è straripata dai canaloni che non sono stati ripuliti ed è finita lungo le strade. Alcuni smottamenti che interessano la strada di accesso al giardino, già segnalati da più di due anni, non avendo subito alcun intervento di contenimento, nonostante le mie numerose segnalazioni, si sono accentuati ulteriormente e hanno richiesto l’intervento delle ruspe.
Hai capito perché si formano questi fiumi di fango?
Certamente. I fiumi di fango si formano a causa dell’estrema pulizia che viene effettuata ai piedi degli uliveti che, privi di vegetazione, consentono alla pioggia di dilavare il terreno circostante con tutte le sostanze nutritive, creando a valle il problema. La maggior parte dei fiumi di fango che si registrano lungo le strade deriva da uliveti eccessivamente lavorati, basta fare un giro per le campagne per accorgersene.
Quando in estate lascio l’erba alta nel giardino dicono che sono pazzo, perché il rischio di incendi è alto. Non è pazzo chi appicca incendi – perché sono tutti dolosi – o chi rasa a zero l’erba e brucia gli sfalci di potature invece di trasformarli in compost, sono pazzo io che agisco in accordo con la natura. L’erba alta conserva l’umidità in estate, fornisce risorse agli impollinatori e trattiene la pioggia quando è forte. La cronaca di questi giorni mi sta dando ragione. Quanto è costato rimuovere il fango? Quanto costa pagare i danni? Tanto. Quanto mi è costato realizzare il sistema di raccolta? Poco: una giornata di lavoro di una persona.
Cosa ci può insegnare questa tua esperienza?
Sicuramente che occorre tornare a coltivare e a prendersi cura delle montagne e che occorre intervenire in alto se non vogliamo avere danni a valle. Che occorre osservare e comprendere i luoghi, prima di agire. Che prima delle tecnologie viene la saggezza, l’esperienza, l’agire virtuoso e sistemico. Che occorre rallentare il deflusso dell’acqua, perché è la sua velocità il problema. Intercettarla a monte e frenarla prima che arrivi a valle, è questo quello che va fatto per impedire che faccia danni. Quando l’acqua acquista velocità diventa impossibile governarla, occorre farlo prima, a monte.
L’acqua che scorre lentamente crea vita, l’acqua che scorre velocemente uccide e devasta. Il problema del dissesto idrogeologico non si risolve stanziando soldi o scaricando l’onere sulle istituzioni, se non sono i cittadini a rimboccarsi le maniche e a fare la propria parte, coltivando e mettendo in sicurezza i propri terreni, niente può funzionare. Siamo noi a creare le emergenze, la natura è solo se stessa, siamo noi ad aver perso la capacità di relazionarci e di lavorare in sinergia con essa.
Il Giardino Epicureo quindi non è solo un luogo dove trascorrere del tempo libero.
Il Giardino Epicureo si impegna quotidianamente per diventare sempre più un modello di impresa sostenibile e circolare, non a parole ma con i fatti. Il lavoro non finisce qui, c’è ancora tanto da fare per conservare e raccogliere l’acqua piovana, utilizzare energie alternative e circolari, accrescere la biodiversità, cambiare la mentalità del territorio. La missione del giardino è questa: stimolare al cambiamento attraverso l’esempio concreto e non con le parole, si configura sempre di più come un modello di oasi che può essere imitato per creare spazi di rigenerazione vivibili e sostenibili non solo dal punto di vista naturalistico ma anche culturale e sociale di cui abbiamo un assoluto bisogno.
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